ARTE L’amore e il mito di Ganimede
romani furono martirizzati per essersi rifiutati di compiere sacrifici a Zeus. Nella loro storia, infatti, è scritto che Sergio era “il dolce compagno ed amante” dove il temine ‘amante’ è tradotto come amante adulto, forse attivo o dominante. Fino dai primi del VI sec, tutte le chiese sono dedicate ad entrambi e spesso vengono rappresentati con le aureole unite ed intrecciate di fiori, oppure con le mani destre giunte, tipico esempio di “unione civile” dei giorni nostri. Il racconto del loro martirio narra che prima di essere uccisi, furono condannati a sfilare vestiti da donna. Una ulteriore punizione al dileggio generale. Ma non dimentichiamo un’altra coppia di soldati romani, uniti non da fratellanza ma da effetto. Sono Poliuto o Poliecto e Nearco. Scarse sono le informazioni su di loro ma forse, potrebbero essere la vera prima coppia unita per la vita eterna.
Nell’ambito femminile, ricordiamo le sante Felicita e Perpetua. Molti pensano che non siano mai esistite e la loro storia sia più una invenzione postuma. Altri, invece, pensano che più
che raccontare un amore al femminile, sia un diario di un gruppo di cristiani condannati a morte e che, nel periodo antecedente il martirio, assistono una di esse, Felicita, che era incinta e prossima al parto.
E’ sorprendete trovare, sempre nei Musei Vaticani il monumento funebre di Cristina di Svezia, controversa figura della Roma barocca di metà 1600. Cristina era nata per stupire, a cominciare dai primi istanti di vita quando venne presa per maschio perché affetta da ipertrofia clitoridea: le levatrici, in un primo tempo, la dichiarano maschio, primo segno di un’ambiguità che condizionerà tutta la sua vita e ne farà una figura originale e chiacchierata. Si veste da uomo, si converte alla religione cattolica ed ebbe una lunga storia d’amore con Ebba Sparre, bellissima dama di corte.
Ancora nelle ‘Stanze di Raffaello’ si evidenzia la rappresentazione di Saffo, come dea della poesia. Saffo, viveva sull’isola di Lesbo era sposata ed aveva una figlia, tuttavia dedica le sue liriche ad un gruppetto di ragazze di cui era educatrice nello studio delle arti, della musica e nella preparazione al matrimonio. Saffo ripiange le belle giovani, descritte nella loro sessualità, quando lasceranno la scuola per avviarsi alla vita coniugale. Saffo, la poetessa di Lesbo fu quindi la prima a cantare ed a dare importanza all’amore omosessuale, una sorta di femminismo ante litteram, non solo per il fatto di essere stata a capo di una comunità che si occupava della buona educazione, anche sessuale, delle ragazze, ma anche per la velata polemica contro le regole imposte dal vincolo matrimoniale in una società che senza dubbio si fondava sul patriarcato e in cui le donne contavano molto poco.
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