TRAVEL Salento location LGBTQ+ a tante stelle La punta d’Italia tra due mari e la cultura dell’inclusività Il rifugio di Oscar Wilde e di numerosi artisti
compagno defunto: fondò una città in suo onore e fece in modo che venisse venerato come un dio.
Tornando a Pompei, ancora oggi, è percepibile la forte sessualità del tempo che si rispecchia chiaramente in alcuni specifici luoghi. La Casa dei Vetti, una domus al cui ingresso si trova un affresco di Priapo: qui, il figlio di Afrodite e Dioniso, è rappresentato appoggiato ad una parete con il suo gigantesco fallo posato sul piatto di una bilancia. Sull’altro piatto, una borsa di denari. Chiara diventa quindi la funzione apotropaica che i romani annettevano al fallo, simbolo di prosperità ed abbondanza. Il fallo è riccamente conservato nel Gabinetto segreto presso il Museo Archeologico di Napoli. Negli anni si è trasformato nel corno portafortuna tipico della città partenopea. Nell’antichità, le Case “del piacere”, erano riccamente decorate alle pareti con affreschi che rappresentano atti sessuali di ogni tipo: gay, etero e anche di gruppo. Si pensa che gli affreschi indicassero i servizi che si potevano richiedere nel bordello, il che autorizzava alla libertà del gusto e del consumo.
Altro luogo percepito come “omoerotico” a Pompei è la Casa del Criptoportico dove è conservato il calco degli amanti. Per molto tempo si è pensato fosse un abbraccio tra una madre e una figlia, ma dopo aver effettuato una TAC e l’analisi del DNA si è scoperto essere quello di due uomini adulti abbracciati. Anche se non si può affermare che fossero una coppia gay, la posizione e l’età di entrambi lascia immaginare che i due uomini potessero stare insieme e che si siano abbracciati prima di morire. A Pompei, come in tutta la Campania, si respirava una libertà ancora sconosciuta nel resto d’Europa: Capri fu il rifugio dell’incredibile Oscar Wilde mentre, la magnifica Costiera Amalfitana dell’imprenditore tedesco Krupp. Oggi tutti questi luoghi sono uno dei punti focali del turismo LGBTQ+ friendly italiano.
In che modo Google è alleata della comunità LGBT+ ?
Google opera da sempre su due livelli paralleli: da una parte ha cercato di sviluppare un ambiente di lavoro in cui ogni googler possa sentirsi libero di essere ed esprimere se stesso. Un ambiente che garantisce a persone di qualsiasi orientamento - sessuale e di genere - gli stessi identici diritti. Dall’altra parte, crediamo che le aziende abbiano una grande responsabilità verso la società e la comunità in cui operano: hanno il compito di incoraggiare rispetto e inclusione, aiutare a proteggere questi valori e tutelare i diritti che le comunità LGBT+ hanno acquisito negli anni.
Quali sono le ragioni che portano un’azienda ad abbracciare temi di Diversity & Inclusion?
Le differenze portano scambio che genera innovazione. Inoltre, come diciamo sempre in Google, i diritti acquisiti non sono come diamanti, non durano per sempre, anzi possono essere persi da un momento all’altro: le aziende hanno il dovere di farsi portavoce in questo dibattito e di farsi alleati.
Cosa significa dunque essere “alleati”, in particolare in ambito LGBT+?
Significa, innanzi tutto, lavorare insieme per creare le condizioni per favorire la “visibilità”: ancora oggi, esistono persone della comunità LGBT+ che hanno paura di uscire “fuori dall’armadio”, e molti di loro lavorano in una realtà aziendale. È dunque cruciale che anche le aziende contribuiscano a creare le condizioni per un coming out - almeno nel lavoro - sicuro e sereno.