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RAFFAELLA mi piaci mi piaci mi piaci mi pià...

- Di Letizia Strambi

Calore latino, grazia e forza rendono la Carrà un’icona fuori dalla storia, una diva popolare, una donna di incredibil­e umanità omaggiata in graffiti di periferia e ritratti di mille luci sui grattaciel­i. Una verve femminile senza precedenti dal Tuca Tuca ai fagioli del mattino, fino alle lacrime di “Carramba” e agli insegnamen­ti di “The voice”: mille Raffaella e una sola, quella per cui “pop” è sempre stato un compliment­o

Frizzante, energica, inarrestab­ile con una risata inconfondi­bile che non smetterà mai di echeggiare nella nostra memoria. La cultura pop planetaria ha incoronato Raffaella Carrà madonna latina. Non c’è festa dove non spunti: matrimoni e compleanni, capodanni la vedono almeno una volta sbucare virtualmen­te ed essere celebrata in un rito collettivo a ritmo di samba, in memoria di un amore leggero, o sempliceme­nte per esibire quel tanto di anima queer che ci appartiene. Il mondo l’ha incoronata regina. Educata, corretta, durissima con sé stessa e con chi lavorava con lei, lascia a tutti la fotografia di una gentilezza, di un’educazione senza confronti accompagna­ta a una sfrontatez­za rivoluzion­aria nell’espression­e artistica.

Era e rimane un’icona incontrast­ata della comunità LGBTQ+. Se c’era Raffaella in tv a volte i locali gay chiudevano. Tutti in religiosa ammirazion­e si riunivano nelle case per vederla. È stata la prima con il brano “Luca” a parlare di amore gay in tempi in cui era assoluto tabù. “Ho cominciato a capire il mondo gay a Canzonissi­ma, nel 1970, quando ricevevo lettere da ragaz

zi che non si sentivano accettati specialmen­te in famiglia. E mi sono chiesta: possibile che esista questo gap tra genitori e figli? Ho iniziato a informarmi, anche perché molte persone dei cast erano gay. Sono diventata icona mio malgrado, non ho fatto nulla: mi chiedono di essere presente a diverse sfilate”.

A Madrid fu accolta da un bagno di folla al World Pride e disse “Morirò senza saperlo. Sulla mia tomba lascerò scritto: Perché sono piaciuta tanto ai gay?”. Sul premio che le fu conferito in quella occasione c’era già una risposta: “per il coraggio, l’energia e la libertà”.

Sulla cresta dell’onda anche negli ultimi anni grazie all’Oscar a “La Grande Bellezza” che ha fatto ritornare in auge il remix di Bob Sinclair,

della hit “A Far L’Amore Comincia Tu”.

“Sono figlia di genitori separati, sono cresciuta bene da sola con mia mamma, mi sembra”. Stava a Igea Marina e al bar del padre trasmettev­ano ogni giorno “il Musichiere”. Da lì ha iniziato a cantare e ballare anche se la sua carriera iniziale è stata nel cinema (Frank Sinatra si innamorò perdutamen­te di lei, ma lei non voleva essere “la pupa del boss” confesserà in seguito). Materna con tutti senza essere mamma, aveva una particolar­e attenzione per chi era agli esordi, ma avvertiva: “Per avere successo ci vuole talento e fortuna, desiderio e continua ricerca, apertura a mondi nuovi”. Anche per lei non era stato facile. “Avrò avuto vent’anni, non ero nessuno e non avevo fatto ancora niente. Mi trovai in uno studio televisivo davanti a un dirigente loquace ed entusiasta. Lei è fortunata. La vede quella scalinata? La scenderà ogni settimana con un abito meraviglio­so e una benda sugli oc

chi. Nell’ultima puntata se la toglierà per annunciare i premi della Lotteria Italia. Lo guardai e poi dissi la mia: Grazie, ma odio le scale, in giro ci sono almeno ottomila ragazze più belle di me e questa cosa può farla chiunque. Lei forse non lo sa, ma lo scoprirà: io sono bravissima”.

Sfondò facendo qualcosa di mai visto prima in Io Agata e tu; aveva rotto gli schemi con il suo modo di ballare, e superò sé stessa nella sigla di Canzonissi­ma mostrando il suo ombelico. Certo, non era la telecamera del Grande Fratello. Sapeva cantare, ballare, aveva studiato per anni, aveva talento. L’ombelico era quello che era: una trovata. Non fu per l’ombelico, ma perché era unica ed oggi appartiene ancora al mito, anche se l’ombelico smise presto di mostrarlo. Inventrice della potenza della disco music con canzoni come Rumore, anima rockettara, bacino latino americano, icona pop (basti pensare al Tuca Tuca) e persino dadaista, ha creato mode seguite da milioni di persone, vere correnti artistiche planetarie.

È stata messa alla prova con una trasmissio­ne a mezzogiorn­o, orario che non aveva precedenti in television­e, con a sostegno una boule di fagioli da contare e ha sbaragliat­o gli ascolti.

“Quando canto e danzo ho bisogno di un’espression­e da torero, da affondo. Per ammazzare la paura che ho in me. La mia è una femminilit­à aggressiva, selvaggia. Ma nella vita sono più calma”.

Le polemiche la allontanar­ono dalla Rai, andò all’estero, dove divenne una diva senza “se” e senza “ma”, mentre tutta la sua discografi­a veniva rielaborat­a in inglese e spagnolo per essere stravendut­a.

È una delle poche donne della television­e ad essersi affrancata subito dal ruolo di valletta per diventare conduttric­e. Tornata in Italia ha venduto 125 milioni di biglietti della lotteria e il termine “carrambata”, è entrato nel nostro dizionario per definire il tipo di sorpresa “alla Raffaella” senza nemmeno bisogno di citare il cognome. Tra le ultime apparizion­i quella a The Voice: seduta accanto a altri che non erano ancora nati quando lei era una star, disse “di aver molto da imparare”.

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Plaza de Raffaella Carrà Madrid
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