IL CROSSDRESSING nei secoli
Alcuni anni fa, nel mio primo articolo per questa rivista, incorsi in un’imprecisione. Scrissi che per “crossdresser” s’intende colui o colei che letteralmente indossa capi del sesso opposto, ragion per cui una donna in giacca e pantaloni femminili non sarebbe crossdresser.
Ebbene, questo assunto non tiene conto della legge della domanda e dell’offerta. Oggi nei reparti femminili si trovano pantaloni e scarpe dal taglio decisamente maschile (pensiamo alle Oxford stringate), così come l’e-commerce inizia a proporre decolté col tacco anche per gli uomini. Ma allo stesso modo in cui risulterebbe difficile non definire “crossdresser” un uomo in scollatine e stiletto nonostante che quelle scollatine e quegli stiletti siano stati prodotti per lui, anche per la donna occorre riferirsi al crossdressing nel momento in cui gli abiti che porta sono evidentemente caratterizzati da taglio maschile.
Nella nostra epoca fluida, il crossdressing è ampiamente praticato. Le donne sono arrivate a poter indossare ciò che vogliono e nessuno ci fa più caso. Diversa è la situazione dell’uomo, succube dei suoi stessi pregiudizi patriarcali, che lo vogliono schiavo del power look. Insomma è un fatto culturale, non antropologico. Tanto, che nell’evo antico, quando gli abiti erano unisex, si percepiva il crossdressing solo in pochissime occasioni, spesso religiose, laddove si sottolineava con abbondanza di trucco e dettagli un’inversione di ruolo funzionale al rito. Più ci si avvicina ai tempi moderni, più il crossdressing viene eseguito con l’intento di cercar di sfuggire a un qualche nemico ostile, sfociando nel cosiddetto “travestitismo in tempo di guerra” per cui ci sono state donne che si vestivano da uomini per poter prestare servizio militare, mentre agli uomini è capitato di vestirsi da donne per evitare d’essere catturati o arruolati a forza. Qui è evidente lo stigma di cui il crossdressing s’è caricato in epoca monoteistica, come metafora di un illecito o di una deresponsabilizzazione.
Sono dell’idea che, per lo meno nelle società occidentali, si stia entrando in un’epoca complementare a quella greca, quando tutti – uomini e donne – portavano tuniche al ginocchio. Oggi tutti portano i pantaloni. Sarebbe bellissimo chiudere il cerchio togliendo alla gonna il tabù che per l’uomo ancora ha.