Isola-carcere
L’isola di Gorgona,
220 ettari di superficie, è la più piccola e settentrionale delle isole toscane.
Dal 1998 fa parte del Parco nazionale dell’arcipelago toscano ed è l’ultima isola-carcere italiana dove i detenuti “a custodia attenuata” lavorano nella cura della terra e degli animali. fra umani e animali sull’isola-carcere di Gorgona, bruscamente interrotta tra il 2015 e il 2019 a causa dell’avvio delle produzioni zootecniche e delle macellazioni, possa finalmente riprendere, come voluto da noi e da chi ci ha sostenuto in tutti questi anni”, precisa Gianluca Felicetti, presidente Lav, ringraziando e riferendosi a chi ha aderito alle numerose petizioni e manifestazioni pro-animali, al Comune di Livorno, alla Casa circondariale, al Parco nazionale dell’arcipelago toscano e all’università Bicocca di Milano, nonché al sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi. Grazie al protocollo d’intesa sottoscritto, infatti, da Comune di Livorno, Casa circondariale e Lav, tutti i 588 animali dell’isola sono salvi e nessuno di loro verrà più sfruttato, né ucciso; inoltre, l’impianto di macellazione sarà smantellato. Ma perché il progetto viva - e perché gli animali possano essere accuditi nel migliore dei modi - è necessario ridurre il numero di quelli attualmente presenti a Gorgona.
BENNATI, LAV: “C’È TANTO DA FARE, URGE IL SOSTEGNO DI TUTTI”
“Con questa prima simbolica Arca della Libertà, salpata alla volta della terraferma, abbiamo messo la prima pietra, ma c’è ancora molto da fare”, sottolinea Roberto Bennati, direttore generale Lav, alla guida delle operazioni di trasferimento, “siamo felici di aver assunto la responsabilità di una parte essenziale per il successo del progetto che richiede impegno organizzativo, risorse economiche, professionalità specifiche e moltissima passione, per non arrendersi di fronte alle mille difficoltà di operazioni complesse come quella di oggi e dei prossimi mesi. Per questo vogliamo ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso di arrivare fin qui e che nei prossimi giorni e mesi continueranno a sostenere questa liberazione di animali”.
L’APPELLO A SOSTENITORI E CITTADINI
Il progetto, come già specificato, è davvero impo
LA RINASCITA DEL PARADISO PERDUTO Lunga e articolata la storia dell’isola. Negli anni 2005-2012 vengono adottati all’esterno alcuni maialini di Gorgona, e non solo, per una vita felice lontana dalla macellazione. Tra questi “Gorgo”, lasciato vivere libero di interagire con umani e altri animali. Tutto ciò fu possibile perché nel 1989 sbarcarono sull’isola due dei fautori della sperimentazione unica che la vedrà protagonista: Carlo Mazzerbo, nuovo giovane direttore del carcere, e Marco Verdone, medico veterinario, che si è occupato degli animali dell’isola fino al 2015, anno in cui lasciò l’isola insieme al direttore. Entrambi assunsero la prima decisione per dare il via al rivoluzionario modello rieducativo: aprire le gabbie, allargare i recinti, iniziare a liberare gli animali. In questa nuova realtà i detenuti hanno iniziato a considerare gli animali come esseri senzienti, secondo un sano modello di nonviolenza. Dopo il 2015 tutto questo viene compromesso. A seguito di appelli, petizioni e iniziative della Lav affinché il modello non andasse perduto, sottoscritte anche da nomi noti come Stefano Rodotà, Licia Colò e Susanna Tamaro, nel 2019 ha luogo la svolta con il ritorno di Carlo Mazzerbo alla direzione del carcere che dà seguito alla battaglia della Lav.
nente e costoso. In quanti si preoccuperebbero di salvare tutti questi animali – la morte dei quali, invece, poteva rappresentare un reddito - a fronte di costose spese per sostenere il loro difficile trasloco e il futuro mantenimento? Perché il sogno diventi realtà c’è bisogno di tutti. Per questo la Lav fa appello a sostenitori, cittadini e a tutti coloro che credono nel diritto a una seconda opportunità di vita per ogni essere, umano o animale. Ognuno può sostenere il Progetto Gorgona, isola della convivenza nonviolenta tra uomini e animali con una donazione tramite la pagina www.lav.it/gorgona.
BEN 45.000 EURO DA LAV GRAZIE AL 5XMILLE
Il protocollo d’intesa prevede che circa 450 animali debbano progressivamente lasciare l’isola: la Lav assicurerà il mantenimento di quelli che resteranno a Gorgona e cercherà per gli altri sistemazioni adeguate con il vincolo della non macellazione e della non riproduzione, mettendo a disposizione un contributo di 45.000 euro in due anni, grazie al 5xMille dei suoi soci e sostenitori.
VISITE ETICHE GUIDATE ANCHE CON LE SCUOLE
Gli animali che resteranno sull’isola saranno curati dai detenuti, con un programma di relazione della cattedra di diritto penitenziario dell’università Bicocca di Milano, che saranno anche coinvolti in attività di turismo ecocompatibile sull’isola, parte del Parco nazionale dell’Arcipelago. Infine, come previsto dal protocollo d’intesa, la Lav sarà impegnata in future visite guidate sull’isola per valorizzare gli aspetti etici, ambientali ed educativi dell’iniziativa e in interventi educativi con le scuole, collegati all’esperienza di Gorgona, sulle tematiche del rispetto degli animali e del valore della vita.
ANIMALI “GRAZIATI” E NON PIÙ DA REDDITO
Grazie alla determinazione e alla perseveranza di tanti, il carcere di Gorgona potrà finalmente tornare a essere modello di non-violenza e libertà. Un sogno concreto e possibile, come ha dimostrato l’esperienza maturata fino al 2015, che già in passato ha portato ottimi risultati nel processo rieducativo dei detenuti e nella riduzione del tasso di recidive. E grazie al superamento dell’obsoleto modello di “colonia penale agricola”, la direzione della Casa Circondariale valorizzerà la sostenibilità economica e ambientale dei propri interventi, consolidando e incentivando attività di turismo ecocompatibile, orticultura, produzioni nell’ambito del lavoro, coerenti con la vocazione ambientale di Gorgona e con la funzione riabilitativa dell’esperienza carceraria.
LAV: “CHE GORGONA SIA UN MODELLO”
“Il nostro augurio”, concludono dalla Lav, “è che il modello Gorgona, fondato sul rapporto uomoanimale come mezzo di ‘rieducazione e riabilitazione’, non più basato sullo sfruttamento ma su cura e rispetto reciproci, diventi presto modello anche per altre realtà”.