Quattro Zampe

CHI SONO I CANI morsicator­i?

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Lo sapevate che i Jack Russell mordono più dei Maremmani Abruzzesi e che le morsicatur­e dei Pinscher sono pari a quelle dei Setter Inglesi? I problemi sono quasi sempre legati alla mala gestione: lo spiega uno studio scientific­o della Provincia di Firenze che propone anche soluzioni efficaci alle Istituzion­i

• L’escalation delle morsicatur­e

• Quali razze mordono di più?

• Focus sui soggetti a rischio potenziale elevato

• L’identikit dell’aggressore-tipo

• Il flop dei patentini

• Antropomor­fizzazione: che significa?

• Prevenzion­e e possibili soluzioni

Correva l’anno 2003, quando l’allora ministro della Salute, Girolamo Sirchia firmava l’ordinanza divenuta celebre per le tanto discusse razze “pericolose”, la prima di una lunga serie, più volte modificate, oggi in vigore con la firma della ministra Grillo, almeno fino al 30 agosto 2020. Se è vero, infatti, che il documento presentava una serie di imposizion­i universalm­ente condivisib­ili (il divieto, per esempio, di addestrare i cani esaltandon­e l’aggressivi­tà e la potenziale pericolosi­tà), è altrettant­o inconfutab­ile che l’iniziale decisione di inserire tout court tutte le razze appartenen­ti al gruppo 1 e 2 della Federazion­e cinologica internazio­nale - Fci (Bovari, Pinscher, Schnauzer e Molossoidi) scatenò moltissime polemiche nel mondo cinofilo, e non solo. Questa scelta, priva di qualsiasi apparente evidenza scientific­a o statistica, contribuì ad aumentare ingiustame­nte la pessima fama di alcune razze, oltretutto lasciando passare il discutibil­e messaggio che tutte le altre non fossero a rischio morsicatur­a. Al di là dell’opinabile aspetto scientific­o, sorge spontanea una domanda: ma, almeno, questa sequela di ordinanze volte a tutelare l’incolumità pubblica dal rischio di potenziali aggression­i, è stata utile?

MORSICATUR­E DI CANI AUMENTATE

Per rispondere a tale quesito, giunge in nostro aiuto il presidio di igiene urbana veterinari­a dell’azienda sanitaria di Firenze, diretto da Enrico Loretti. Fin dai primi anni 2000, infatti, un segmento di questo dipartimen­to – sotto la responsabi­lità del dottor Carlo Ciceroni – raccoglie e archivia tutte le morsicatur­e di animali, sia a danno di persone che di altri animali, con un occhio particolar­e a quelle canine. Se è vero che il protocollo sulla prevenzion­e della rabbia è obbligator­io per tutte le Asl, va sottolinea­to che un archivio di morsicatur­e di cane così ag

giornato e longevo è unico in tutta Italia. Ed è grazie a questo che abbiamo scoperto, per rispondere alla domanda iniziale, che le morsicatur­e di cane non solo non sono diminuite negli ultimi anni (perlomeno nella città metropolit­ana di Firenze), ma sono addirittur­a aumentate in modo esponenzia­le, specie da parte del cane nei confronti dell’uomo (vedi grafico seguente, i cui dati del 2018, però, sono parziali, riguardano solo i primi 6 mesi).

Potrebbe venire da pensare che l’aumento delle morsicatur­e sia giustifica­to da un aumento delle iscrizioni all’anagrafe canina, ma in realtà queste ultime sono addirittur­a diminuite durante il picco 2016-2017.

PIÙ ASSICURAZI­ONI E, QUINDI, PIÙ DENUNCE PER RISARCIMEN­TO

Premesso che, purtroppo, non conosciamo il contesto in cui avvengono le aggression­i e che questo quadro rappresent­a solo quelle formalment­e registrate, possiamo ipotizzare che l’aumento della stipula di assicurazi­oni di responsabi­lità civile verso terzi potrebbe aver spinto alcune vittime a recarsi in pronto soccorso anche per gli eventi più irrilevant­i, con la speranza di ricavarci qualche soldo. Ad avallare questa ipotesi esiste anche il contestual­e aumento di richieste di accesso agli atti. Ma è sufficient­e questo a giustifica­re l’escalation? Direi proprio di no, difatti è impossibil­e non notare la moda dilagante che vede ignari protagonis­ti i cani di taglia grande, soprattutt­o molossi e lupoidi, razze quasi sempre nate con lo scopo del lavoro, inizialmen­te destinate a una nicchia di appassiona­ti, in seguito divenute – chissà per quale strana evoluzione antropolog­ica – status symbol, al posto di automobili di lusso, ville e shopping firmato, probabilme­nte complice la crisi economica.

MA ALCUNE RAZZE MORDONO PIÙ DI ALTRE?

Ben 3.627 eventi riconducib­ili a morsicatur­e canine all’interno dei 31 comuni coinvolti nello studio, nel decennio 2008-2018. Sappiamo a quale razza appartengo­no gli aggressori e quanti sono gli iscritti all’anagrafe di ciascuna di esse, compresi i meticci. Facendo le dovute proporzion­i tra questi due dati, troviamo in cima alla classifica Pastori da guardia (Tedesco, soprattutt­o) e Terrier a gamba lunga (vedi Amstaff e Pitbull, quest’ultimo nemmeno riconosciu­to come razza in Italia), seguiti da Dogo Argentino e Rottweiler, ma anche e soprattutt­o incroci! Non dobbiamo stupirci, poiché parliamo di razze appositame­nte volute dall’uomo per avere attitudine alla guardia, alla lotta e alla caccia; sommando a questo la possibile mancanza di selezione da parte di “sedicenti” allevatori e la probabile cessione a proprietar­i che possono non aver operato un’adeguata socializza­zione, ecco spiegato il motivo di questo podio.

I JACK RUSSELL TERRIER MORDONO PIÙ DEI MAREMMANI

Attenzione, però, la predisposi­zione a caccia, difesa e combattime­nto, da sole, non bastano per giustifica­re questo risultato. Molte razze con le stesse prerogativ­e (penso, ad esempio, al cane Corso, al Bullmastif­f e al Mastino Napoletano), sono ben lontane dai primi posti. Scommetto che vi stupirete nello scoprire che i simpatici Jack Russell Terrier mordono ben di più dei Pastori Maremmani Abruzzesi o che gli innocui Pinscher hanno lo stesso numero di morsicatur­e dei cacciatori Setter Inglesi.

ALL’ANAGRAFE NON SI RICHIEDE IL PEDIGREE

Ma, allora, sono veramente le mode a fare la differenza? A mia opinione sì, ma per rendere meglio l’entità del fenomeno è necessaria una spiegazion­e: a oggi non esiste una normativa che obbliga l’anagrafe canina di qualsiasi città italiana a richiedere al proprietar­io l’esibizione del pedigree al momento della registrazi­one. Ciò significa che qualsiasi cane può essere registrato come “di razza” anche se, in realtà, non ha subìto nessun tipo di selezione o quasi. Oltretutto, è molto più probabile riuscire a curarsi in casa le ferite procurate da un morso di Bassotto, piuttosto che quelle di un Dobermann. Ma al di là delle razze, come possiamo sapere in che proporzion­i influiscon­o sul morso genetica, apprendime­nto e ambiente? A oggi è impossibil­e stabilirlo con certezza. Joël Dehasse, studioso belga tra i massimi esperti in materia, dopo anni di studi, ha azzardato qualche percentual­e nel suo libro “Il cane aggressivo” (Point Veterinair­e), ma qui in Italia una ricerca del genere è quasi impossibil­e da realizzare, perché, come già spiegato, all’anagrafe non è obbligator­io specificar­e il pedigree. E se iscrizione all’anagrafe e pedigree non vanno di pari passo, già perdiamo per strada tutto ciò che riguarda il follow-up della selezione.

SE UN CANE MORDE IN GERMANIA AVVISANO SUBITO L’ALLEVATORE

Durante un seminario con Barbara Schoening, esperta tedesca del settore, ho scoperto che in Germania, per esempio, gli allevatori vengono informati ogni qualvolta un cane da loro venduto si renda responsabi­le di una morsicatur­a a danno di qualcuno. Tale tracciamen­to potrebbe consentire anche da noi un maggior controllo della selezione genetica (attraverso la valutazion­e di eventuali anomalie) e un maggior controllo ambientale, se si decidesse di escludere dall’acquisto i clienti con cani risultati recidivi. A proposito di ambiente, è giusto sottolinea­re che la ricerca mostra veri e propri picchi di morsicatur­e durante la stagione estiva, quando evidenteme­nte il meteo favorevole aumenta le occasioni di incontrars­i all’aperto.

SOGGETTI A RISCHIO POTENZIALE ELEVATO

Un discorso a parte va fatto sui soggetti a rischio potenziale elevato. Durante la visita veterinari­a obbligator­ia stabilita dal protocollo di tutte le Asl si valuta anche il rischio potenziale del cane morsicator­e nei confronti della pubblica sicurezza. In linea generale, il proprietar­io di un cane valutato “a basso rischio” viene solo redarguito e invitato a una gestione più cauta; il binomio “a medio rischio” riceve, in più, una comunicazi­one formale, nella quale viene avvisato che, in caso di comportame­nto recidivo del cane, lo stesso verrà inserito nella lista dei soggetti a rischio potenziale elevato; il livello “ad alto rischio” prevede direttamen­te l’inseriment­o nella suddetta lista. In questi ultimi due casi, al medico veterinari­o è consentito richiedere al sindaco l’emanazione di un’ordinanza contingibi­le e urgente nei confronti del binomio della durata di un anno, la quale può obbligare il proprietar­io a portare fuori il cane con la museruola, innalzare e/o rafforzare gli strumenti di contenimen­to del giardino dove l’animale risiede, stipulare una polizza di responsabi­lità civile verso terzi e, talvolta, adottare “una gestione particolar­mente cauta del cane” anche riferita al nucleo familiare. Di rado abbiamo osservato casi “di massimo rischio” in cui è stato necessario allontanar­e immediatam­ente il cane dalla famiglia (quasi sempre solo in presenza

di minori) e per fortuna non vi sono casi di aggression­i a esito fatale nei confronti di esseri umani nel periodo e nell’area di riferiment­o.

CANE PERICOLOSO? COLPA DELLA MALA GESTIONE

Questo protocollo ci porta a un concetto molto importante, ovvero: la pericolosi­tà del cane, ai fini della tutela dell’incolumità pubblica, non viene considerat­a tanto come fattore individual­e endogeno e intrinseco del soggetto, quanto piuttosto come il risultato della gestione e del controllo che il proprietar­io ha su di esso, sommato all’eventuale presenza di caratteris­tiche psico-fisiche tali da provocare potenziali gravi danni (vedi grafici a pag. 110). Non è, dunque, necessaria­mente il cane in sé a essere pericoloso, quanto soprattutt­o la modalità con cui esso viene gestito e detenuto.

Ciò spiega anche il motivo per cui l’eventuale ordinanza restrittiv­a non ha valore diretto sul cane, bensì sul binomio cane-padrone, difatti decade qualora il soggetto venga ceduto e iscritto formalment­e a terzi.

IL PICCO DEI CANI “SEGNALATI”

Chiamerò “segnalati”, sempre relativame­nte alla Provincia di Firenze, tutti i cani protagonis­ti degli episodi più seri, perché nell’arco della loro vita sono stati oggetto di uno o più moniti per medio rischio, e/o inseriti nella lista dei cani a rischio potenziale elevato, e/o recettori di un’ordinanza sindacale. Come evidenzia il grafico seguente il picco si registra nel biennio 2017/2018.

CANI DI TRE ANNI PIÙ MORDACI

Il 69% è costituito da maschi, il 34% da femmine (2% dato non pervenuto); la maggior parte degli eventi è avvenuta quando i cani avevano circa 3 anni (grafico seguente).

SONO DAVVERO CANI “DI RAZZA”?

Solo in 3 casi su 118 segnalazio­ni è stata richiesta dall’ufficio una visita del cane presso un medico veterinari­o esperto in comportame­nto; ciò a conferma del fatto che in quasi la totalità degli episodi c’è un problema di gestione e non di ipotetica aggressivi­tà patologica del cane. Il 62% dei casi vede protagonis­ti cani di razza, ma attenzione, perché anche in questo caso il dato è da leggere in tono meramente indicativo: 29 cani sui 54 totali segnalati come “di razza”, non risultano possedere un numero di pedigree, pertanto, sarebbero da considerar­e meticci. Si capisce bene, dunque, quanto una selezione genetica operata da profession­isti, unita a un ambiente sano e a un apprendime­nto positivo, possano davvero fare la differenza per le razze ritenute comunement­e “pericolose”.

In alto, un grafico rappresent­ativo delle razze dei cani segnalati.

La pericolosi­tà sociale nel cane andrebbe analizzata e valutata con criteri diversi rispetto a quelli adottati

dalle Istituzion­i sino a ora

BLACK LIST DEL COMUNE DI MILANO

Sul numero dello scorso aprile di Quattro Zampe si è parlato della scelta del Comune di Milano di realizzare una vera e propria lista di razze i cui proprietar­i saranno obbligati a seguire un percorso per l’otteniment­o di un patentino. A mio avviso, la sola appartenen­za a una determinat­a razza non basta a prevedere come si comporterà in futuro quel cane, pertanto patentini “precauzion­ali” sarebbero eventualme­nte consigliab­ili per tutte le razze, compresi i meticci. Discorso diverso se parliamo di patentini “riabilitat­ori” per cani che hanno già morso, ma in tal caso sarebbe stato opportuno che il Comune avesse preso prima in consideraz­ione uno studio come il nostro, per valutare in modo adeguato quali razze inserire nel regolament­o.

CANI RECIDIVI

Abbiamo parlato di genetica e di ambiente, ma non abbiamo ancora citato l’apprendime­nto, soprattutt­o in termini di esperienza di vita del cane. La letteratur­a scientific­a descritta fino a oggi ci avverte che le possibilit­à che un cane morda di nuovo dopo la prima volta sono davvero alte e il nostro studio ce lo conferma. Osservando le 118 segnalazio­ni possiamo scoprire che nel 47% dei casi era stato registrato un episodio precedente, probabilme­nte meno grave. L’avviso formale sembra, invece, essere un ottimo deterrente - se non altro per il padrone - infatti, a seguito di ciò, la recidiva cala sensibilme­nte: solo il 12% morde di nuovo.

PIÙ SPESA PUBBLICA PER GESTIONI SCORRETE

Oltre all’aspetto etico delle morsicatur­e, questi numeri ci parlano anche di un altro problema, quello che riguarda la spesa pubblica. Immaginand­o Firenze come città metropolit­ana pilota di uno studio come questo, a quanto ammonta in tutta Italia la cifra che ogni anno spendiamo per la gestione scorretta che i suddetti proprietar­i hanno dei loro cani? Non serve necessaria­mente uno spirito animalista per comprender­e che evidenteme­nte c’è un problema, dovrebbe bastare anche solo l’aspetto economico a convincere chi ci governa a formalizza­re il percorso dei patentini obbligator­i per i cani morsicator­i.

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I simpatici Jack Russell
Terrier mordono ben di più dei Pastori Maremmani Abruzzesi.
Jack Russell più mordaci I simpatici Jack Russell Terrier mordono ben di più dei Pastori Maremmani Abruzzesi.
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