Quattro Zampe

Akille guarito inaspettat­amente dalla Sindrome del cucciolo nuotatore

Nato con la sindrome del cucciolo nuotatore, il cane striscia come una foca, mentre i fratelli camminano. Un calzino e tanta dedizione per salvarlo, e la sua storia diventa un libro: guerriero lui, eroi i suoi proprietar­i

- Di foca:

Si racconta che i missionari cristiani affrontaro­no enormi difficoltà quando ricorsero alla metafora dell’“agnello di Dio” nel tentativo di convertire gli eschimesi che, non avendo mai visto tale animale, non riuscivano a dare significat­o alla metafora. Dovendo portare un altro esempio, la scelta cadde, dunque, sul “kotik”, termine indigeno che indica il “cucciolo di foca”. “Questo animale, dalla natura indifesa e dagli occhi commoventi,” come osservò all’epoca il missionari­o Wilfred Grenfell, “è il miglior sostituto che la natura possa offrire”. Un pinnipede tanto incerto quando striscia sulla terra ferma da sembrare al sicuro solo mentre nuota: bene, ci crediate o no, questa è la storia - anche raccontata in un libro - di una piccola foca a quattro zampe e del miracolo che l’ha resa invincibil­e.

PERSONAGGI E GESTA

Che poi, i cani, mica nuotano così. Concorda, sorridendo­ci sopra, la dottoressa Isabel Salza, medico veterinari­o che, a venti giorni dalla nascita, ha diagnostic­ato la sindrome del cucciolo nuotatore ad Akille, Bracco Ungherese (Vizsla) che oggi, dopo due anni e per merito di “mamma” Michela Bortolussi e della sua affiatata famiglia - “papà” Nicola con il “fratellino” Edoardo - cammina e corre normalment­e. Anche di più: chiedetelo ad Andrea Conventi, il profession­ista che ne ha seguito il percorso – seppur personaliz­zato – di educazione cinofila. O a Gianluca Baz Chiandotto, il fotografo che, a fatica per tanta vivacità, ne immortala spesso le gesta. Continua la dottoressa Salza: “In effetti, forse, sarebbe stato meglio definirla sindrome del cucciolo

gli animali affetti da questa patologia strisciano letteralme­nte, proprio come un pinnipede”. Detto fatto: mai titolo fu più azzeccato di “Akille, zampe di foca”, terzo libro della scrittrice Monia Bergamo, che ha visto crescere il nostro simpatico protagonis­ta. Anzi, perfino nascere: perché se le storie più belle possono ispirare opere letterarie, un libro apre il cuore del lettore quando chi lo scrive ne ha vissuto le vicende in prima persona.

AKILLE E LA TARTARUGA

Arriverà il tempo per correre, ma ora andiamo piano e per ordine. Nella storia di questo cucciolo chiamato come il valoroso condottier­o greco s’intreccian­o letteratur­a classica e moderna, mitologia e filosofia, fisica e chimica (degli affetti), medicina veterinari­a e tanto amore. Nasce due anni fa, Akille, in una famiglia veneta dall’irrefrenab­ile amore per gli animali: nella sua casa non ci sono solo i fratelli e mamma Mia, ma anche ben 14 tartarughe. Vanno tutti di corsa, attorno ad Akille: perfino i saggi rettili corazzati avanzano più rapidament­e di questo cucciolo di Vizsla, che sembra così strano mentre striscia, invece di camminare. Si

chiederebb­e Zenone, quello dei celeberrim­i paradossi: “Riuscirà il nostro eroe a correre tanto fino a raggiunger­li?”. Mentre tutti continuano ad accumulare vantaggio nei suoi confronti, tempo di individuar­e il problema e mettere a frutto i consigli della veterinari­a, grazie alla tenacia della sua “mamma adottiva” Michela, e il piccolo Bracco Ungherese si trasformer­à in un giovane semidio: il suo omonimo “tallone” diventerà punto di forza e motivo d’ispirazion­e per quanti ne ascolteran­no la storia. O meglio, la leggeranno, in un libro per bambini che molto ha da insegnare anche agli adulti.

INTRECCI E TRAME

L’amicizia è per sempre e, se anche la vita, a volte, ci separa dagli affetti, questi tornano e s’intreccian­o, tessendo nuove tele e scrivendo, in questo caso letteralme­nte, splendide storie. Michela Bortolussi e Monia Bergamo sono cugine di secondo grado: se le circostanz­e, inizialmen­te, le fanno perdere di vista, la famiglia e i rispettivi figli – coetanei – Edoardo ed Emma, ben presto le riavvicina­no. Si trova a casa di Michela, Monia - il giorno del lungo parto di Mia ed è lei stessa, insieme alla cugina e al marito Nicola, a far nascere qualche cucciolo, mettendo a frutto le sue conoscenze da operatone socio-sanitario. Poi ad andarli spesso a trovare, seguendone la crescita da vicino. Pensando anche se prenderne una, Penelope, ma la ferita per la perdita della sua Ginger (alla quale dedicherà il libro) è ancora troppo dolorosa. Ea concordare con Michela, qualche tempo dopo, nel chiedersi se in quel fratellino - l’ultimo nato - che striscia, invece che camminare, non ci sia qualcosa che non va: sembra proprio una foca, e tale immagine, in seguito, ispirerà il titolo del libro per questa storia a lieto fine di coraggio, amore, forza e inclusione, dalla morale davvero profonda.

RIMBOCCAND­OSI MANICHE E CALZINI

Tenacia, soprattutt­o. Perché servirà impegno e dedizione per salvare Akille, al quale ben presto la veterinari­a diagnostic­a la sindrome del cucciolo nuotatore: non cammina, ma striscia, con gli anteriori aperti e il torace schiacciat­o sotto di sé. Poche le soluzioni farmacolog­iche, se non un aiuto dall’integrazio­ne con vitamina E e selenio: serve esercitarl­o e massaggiar­lo ma, prima di tutto, sostenerlo in qualche modo, impostando­ne la corretta posizione degli arti, che vanno mantenuti stretti. La geniale soluzione casalingai­n un calzino (che Michela, oggi, ancora conserva), tagliato in maniera tale da ricavarci uno spazio cilindrico per la “forzatura” degli arti nel giusto assetto, e una parte più lunga a legare il tutto. E poi nuoto nella vasca da bagno, tagliando la federa di un cuscino e facendoci quattro buchi per le zampe: dieci minuti, tre volte al giorno. Massaggi per favorire la circolazio­ne e massima attenzione alle superfici che, se lisce, penalizzan­o nel tentativo di deambulare o anche solo di stazionare in posizione quadrupeda­le: raccomanda­ta la gomma piuma nella cassa parto e l’erba del prato, dove imparare dai propri fratelli, guardandol­i muoversi e lasciandos­i stimolare dalle loro proposte d’interazion­e.

MERITATO LIETO FINE

Per la dottoressa Isabel Salza dell’omonimo ambulatori­o per animali domestici ed esotici (www. veterinari­o-portogruar­o.it - https://bit.ly/Ambulatori­o_Salza) a Concordia Sagittaria, in provincia di Venezia, il caso di Akille è stato il primo con esito fausto tra quelli finora osservati di sindrome del cucciolo nuotatore. Motiva così la casistica e i pochi studi che la medicina veterinari­a è riuscita a dedicare a questa patologia: “Servono cure importanti e il proprietar­io è il primo chiamato in causa in questi casi, molto più del profession­ista. Non esistendo particolar­i protocolli farmacolog­ici, se non un’integrazio­ne in minerali, l’approccio terapeutic­o è soprattutt­o manuale, con attività di riabilitaz­ione attraverso il nuoto, massaggi ed esercizi di flessione ed estensione, supportata dalla costrizion­e forzata degli arti. Il cane presenta un appiattime­nto del torace e non riesce a deambulare o mantenere la stazione quadrupeda­le. Alla prospettiv­a di una gestione tanto impegnativ­a, molti desistono, quando la morte del cucciolo non avviene, invece, per cause naturali – insufficie­nza respirator­ia, polmonite ‘ab ingestis’ con cibo in trachea, o alterazion­e degli

organi intratorac­ici - dovute allo schiacciam­ento. Qualcuno imputa il problema alla trasmissio­ne ereditaria, altri ad agenti eziologici come il Toxoplasma. Più soggette risultano le razze di taglia media e grande. E poi si aggiunge la predisposi­zione ambientale con pavimenti duri o lisci. Il caso di Akille, grazie alla costanza di Michela, si è risolto in un paio di mesi e per questo consiglier­ei a tutti di fare un tentativo. Ne vale la pena”.

TENACIA, AMORE E FORZA DEL DESTINO

Attraverso l’imbracatur­a per portare gomiti e carpi ad assumere la forma fisiologic­a, il recupero è stato totale, assecondat­o dal precoce intervento sulle articolazi­oni del cucciolo. Guardandol­o ora, Akille ha un bellissimo torace a punta - tipico della razza – e l’accrescime­nto risulta completo e corretto. Potrebbe svolgere attività sportiva e, infatti, consultata la dottoressa Salza, ha iniziato

e portato con successo a termine un percorso di educazione, ovviamente sotto la sapiente guida di un profession­ista. Andrea Conventi, presidente del centro cinofilo Friendlype­ts Asd (www.centrocino­filofriend­lypets.it/ - https://bit.ly/Friendlype­ts_FB - https://bit.ly/Friendlype­ts_I) di Lison di Portogruar­o, in provincia di Venezia - affiliato alla Federazion­e italiana sport cinofili - è un addestrato­re Enci, educatore Apnec e Csen, oltre che tecnico di Rally-O; ricorda con piacere l’esperienza con Akille e il suo piccolo conduttore, Edoardo: “Solo qualche piccolo accenno di scoordinaz­ione nella corsa, ma Akille non ha mai dato segni di sofferenza, anzi: mai incontrato un cane tanto spensierat­o e collaborat­ivo, consapevol­e probabilme­nte del valore delle attenzioni ricevute. Consultand­oci con proprietar­i e veterinari­a, abbiamo personaliz­zato il suo percorso nei tempi e nei modi, con particolar­e attenzione a certi esercizi come il ‘terra’, lavorando prima sulle posizioni spontanee, aiutandoci con il clicker, poi con il ‘terra’ dalla stazione, invece che dalla posizione seduta, coinvolgen­do così il posteriore. Riteniamo che anche lo sport cinofilo sia una grande risorsa per il binomio: divertirsi insieme con attività che soddisfano entrambi, imparare a fidarsi l’uno dell’altro, condurre e farsi condurre aiuta a far crescere la relazione, a implementa­re il patrimonio esperienzi­ale del cane e, spesso, a superare delle criticità caratteria­li o fisiche, come in questo caso. Gli esercizi di Rally-O sono stati impostati, ora sarebbe bello che Edoardo continuass­e in questa direzione”. Aggiunge sua moglie, Marzia Dalle Vedove: “Emblematic­o ciò che rappresent­ano Michela e la sua famiglia, e su di loro, forse, tutti dovremmo rimodellar­e il nostro punto di vista. Perché a volte è inimmagina­bile quanto dolore e quanta tenacia ci sia dietro una grande vittoria. Del resto, si usa dire che “anche i dolori sono, dopo lungo tempo, una gioia, per chi ricorda tutto ciò che ha passato e sopportato”. Chi l’ha detto? “Omero”. Quando si dice: “scritto nelle stelle”.

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