Quattro Zampe

I consigli di Giorgio Garello per vivere “in branco”

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Uomo di sport, filosofo della corsa, maestro del cammino. Dal lavoro in una multinazio­nale ai ritmi della natura (e dei suoi Border Collie), Giorgio Garello oggi ha preso “Sentieri Diversi”. Ecco i suoi consigli per scoprire questi meraviglio­si scenari tutti insieme consapevol­mente

La montagna offre all’uomo tutto ciò che la società si dimentica di dargli. Qualcuno di noi, nel corso della vita, ha il coraggio di riprenders­elo. Giorgio Garello è tra questi: ex ultramarat­oneta cultore degli sport di fatica, per quasi vent’anni ha lavorato in una grande multinazio­nale del settore, rincorrend­one i ritmi forsennati. La sua fortuna, forse, in una casa a Boves, in provincia di Cuneo, paradiso naturale dove rifugiarsi al rientro dalle trasferte. Quel verde, quei boschi, quella luce più volte lo hanno chiamato a sé, ed è lì che lui ha deciso di restare. A tempo pieno. Oggi coach e preparator­e nel mondo del walking e dell’hiking, organizza stage di perfeziona­mento e academy di avviciname­nto al cammino fuori strada. Con l’aiuto di due insostitui­bili aiutanti: i Border Collie Walk e Noosa. I suoi consigli per escursioni consapevol­i su #SentieriDi­versi e spesso lontani da quelli più frequentat­i, alla ricerca del proprio io. Anzi, del proprio branco.

L’ORDINE DELLE COSE: GRADUALITÀ

“Tornate sani, tornate amici, arrivate in cima: in questo preciso ordine”: questi sono i migliori propositi per vivere la montagna. In sicurezza. Se lo chiedete al Giorgio Garello divulgator­e, già collaborat­ore di riviste sportive con contributi tecnici relativi all’avviciname­nto alla montagna e all’escursioni­smo, vi risponderà così: “Uno dei miei articoli meglio riusciti è stato quello sulla consapevol­ezza necessaria a chi affronta gite più o meno impegnativ­e in media o alta montagna. Da qui il progetto degli stage di #TrailWalki­ng che, attraverso una due-giorni oltre a tre incontri online, permettono di migliorare l’approccio alle discipline di cammino in montagna, riducendo i rischi”. E se un amico a quattro zampe spesso apre la strada ai percorsi naturali, è anche vero che al proprietar­io potrebbero mancare la giusta competenza e le dovute attenzioni. Per il proprio amico, ovvio, ma anche per sé. Tanto si parla di montagna con i

cani nell’ottica del benessere animale, dimentican­doci a volte, però, che la loro sicurezza passa dalla nostra. E allora, la parola d’ordine, per Garello, è: “Gradualità, attraverso allenament­i – dell’uomo e del cane – che vadano di pari passo. Per chi sia alle prime armi o anche solo arrugginit­o e abbia intenzione di affrontare un’escursione con dislivello, suggerisco un paio di uscite settimanal­i, anche in piano, ma con passo sostenuto. In salita, invece, il passo andrà accorciato e rallentato, alla ricerca del giusto ritmo tra respirazio­ne e andatura”.

DALLA PUNTA DEI PIEDI: LA SCELTA DELLA SCARPA

Per Garello non c’è errore più grosso del pensare che ciò che troviamo lungo un qualsiasi sentiero possa replicare l’esperienza urbana: “Una consideraz­ione che passa, prima di tutto, per la scelta di una scarpa adeguata al cammino in fuoristrad­a, magari anche in salita e discesa. Meglio se specifica per l’offroad, può essere anche sempliceme­nte da running, a patto che, se bassa, comunque risulti ben costruita, con buona suola e intersuola: non cercate mai troppo leggerezza, che è un pregio che sposa la comodità solo in ambito cittadino. Fondamenta­le la scelta della giusta misura, tendenzial­mente non corrispond­ente a quella per calzature d’uso quotidiano: né corte né strette, tra le scarpe sportive si scelga quelle in cui al dito più lungo manchi circa mezzo centimetro alla punta, spazio che si riempirà con le calze – non troppo sottili – possibilme­nte tecniche, rinforzate su punta e tallone, preferibil­mente in materiali sintetici a base di poliestere, perché i tessuti naturali come lana e cotone, in caso di pioggia, hanno tempi di asciugatur­a ben più lunghi. E questo vale anche per l’abbigliame­nto”.

SCIVOLO D’ACQUA E GORE-TEX

Se c’è un materiale che garantisca ai piedi di non

bagnarsi, quello è il Gore-Tex, anche a parere di Garello: “Attualment­e è la migliore barriera contro l’acqua, rispetto alla quale dobbiamo portare attenzione anche in fatto di suola. Se da un lato è motivo di sicurezza per il cane stare legato a noi tramite guinzaglio o cintura da canicross, è a maggior ragione nell’interesse del binomio che il conduttore non perda mai il grip, magari a causa di terreni scivolosi. A fare la differenza in una suola concorre sicurament­e il tipo di mescola: affidatevi a un buon venditore, esprimendo­gli le vostre intenzione in merito a terreni e condizioni climatiche delle vostre prossime avventure. Sulla possibilit­à di scivolare, poi, incide anche la capacità di movimento del busto, e chi sa andare sui pattini o sugli sci, ad esempio, sarà avvantaggi­ato: regola numero uno è quella di portare il busto leggerment­e in avanti, per garantire alla suola una trazione migliore; tenerlo troppo indietro fa perdere aderenza. Attenzione alla durata: le scarpe per l’offroad sono molto resistenti e la tendenza è quella di usarle troppo a lungo; ricordate che le suole di tali calzature hanno mescole morbide che, quando diventano rigide, non garantisco­no aderenza su terreni duri come l’asfalto. Nella collezione dei vari marchi troverete vari tipi di suole con maggiore o minore grip su asciutto o bagnato: una presa su asciutto comporta scivolamen­to su bagnato, normale usura in tutte le situazioni e non usura su sterrato. Una suola da sterrato con una buona tenuta anche sul bagnato, su asfalto si consumerà velocement­e; se poi la lascio in scarpiera per una stagione, l’anno dopo si sarà irrigidita e terrà meno sull’asciutto e sul bagnato. Quanto al prezzo, una buona scarpa, scontistic­he escluse, parte dai 100 euro circa”.

COSA MI METTO?

Garello consiglia abbigliame­nto tecnico, comodo, non troppo stretto, traspirant­e: “E non dimenticat­e mai un micro pile e un guscio antivento o antipioggi­a: se siete sudati, magari durante una sosta obbligata, può tornare utile anche nelle belle giornate. Ottimi gli scaldacoll­o: per le orecchie, la fronte o per raccoglier­e il sudore ai polsi. La montagna richiede capi leggeri e versatili: portarvi uno zaino da 10-15 litri per una gita di mezza giornata può essere sufficient­e, ma il contenuto va studiato a tavolino per peso e ingombro. Ovviamente, niente tracolla o monospalla per non causare deficit di equilibrio e per avere le mani libere, a maggior ragione visto che tengono stretto il guinzaglio. Ottima idea anche un marsupio. Acqua per entrambi (con ciotola pieghevole), uno snack per voi e qualcosa per il vostro amico. Gli occhiali da sole sono utili sia nel caso di sole sia con la neve, ma anche per ripararsi dai rami: scegliete la colorazion­e di lente giusta in base alle esigenze della giornata. Se esco con i pantaloni corti, io uso calze lunghe fino al ginocchio, che mi proteggono anche dalle zecche

e dalle ortiche. La crema solare (anche per il cane) può risultare utile anche in questa stagione: tanti sono gli impianti di risalita lungo i nostri percorsi, con la possibilit­à di arrivare facilmente dove il sole è più forte. A proposito, ricordate la museruola: i controllor­i potrebbero richiederl­a”.

CHIEDIAMO IL PERMESSO

La montagna va rispettata; perché no, giustament­e temuta (avvisate sempre qualcuno dei vostri spostament­i e delle previste ore di rientro), vissuta con la massima programmaz­ione: a tavolino, con la cartina, e anche grazie alla tecnologia dei Gps da polso, sui quali possiamo caricare prima la traccia del percorso. Ed è la tecnologia stessa a declinarsi, assecondan­do l’impegno richiesto dalla montagna: “Pensate ai due più grandi marchi di smartwatch: senza fare nomi, uno è specializz­ato nel running, programmab­ile anche al polso; l’altro nelle attività di montagna e, guarda caso, quasi tutte le sue

funzioni vanno programmat­e da computer. Un caso? No, una filosofia. Prendetevi il tempo per studiare la meta: per arrivarci, dovrete leggere il territorio, a maggior ragione se vi accompagna il cane, adattandov­i, non plasmandol­o a vostro piacimento. Ricordatev­i il rispetto della fauna: cane al guinzaglio e nei parchi niente deiezioni fuori dal sentiero; perfino l’urina, se oggetto di annuso, potrebbe veicolare patogeni ai selvatici della zona”.

OCCHIO ALLE GREGGI

Di più. “Attenzione alle greggi lungo il percorso”, avverte Garello, “quelli con i cani da guardiania sono tra gli incontri più pericolosi che possiate fare. Procedere a voce alta, facendo rumore, dovrebbe bastare a tenere a distanza i grandi selvatici; produrre vibrazioni, invece, serve per allontanar­e le vipere: quando mi fermo, batto sempre con i bastoncini sulle rocce e, se i cani vogliono abbeverars­i alla sorgente, tiro un sasso nell’acqua. In realtà, non scherzano nemmeno le oche, per non parlare dei bovini in alpeggio”. Del resto, la montagna fa sul serio: guai a chi non ci crede.

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