È un po’ cocciuto
Il Bouledogue Francese non è assolutamente un cane che accetta le cattive maniere, è un tipo ostinato, talvolta anche cocciuto, ma per educarlo bisogna proporre un metodo fermo e paziente che spinga il cane a capire e rispettare il ruolo di leader del proprietario. Con il passare del tempo, con coerenza e costanza il Bouledogue ascolterà il suo umano e risponderà a ogni sua richiesta.
forma, a volte non sarà totalmente d’accordo con noi, non gli piace fare fatica, il gioco, però, può aiutare ad accendere la voglia di muoversi. La pallina o la corda per il “tira e molla” sono opzioni comuni, ma valide. Il gioco e l’interazione con i simili è una delle cose che preferisce. Nel periodo estivo è fondamentale preservarlo dal caldo che per questi cani può essere fatale, in simili casi, per intrattenerlo e per tenerlo attivo dal punto di vista mentale, si possono proporre giochi di attivazione mentale. Anche se si chiama Bouledogue Francese e l’origine è evidentemente francese, gli inglesi rivendicano la paternità della razza. La verità è che entrambi i Paesi hanno dato un notevole contributo alla creazione della razza. Nella seconda metà dell’Ottocento i britannici provenienti dalle fabbriche tessili di Nottingham approdarono in terra francese, in compagnia dei loro Toy Bulldog, cani simili al Bulldog inglese, ma di taglia più contenuta. Nei sobborghi parigini abitava il Ratier, detto anche Terrier Boule, un cane tenace e fedele compagno di mercanti, artigiani e macellai francesi. L’unione di queste due razze formò le basi per la nascita del Bouledogue francese. La razza si diffuse rapidamente a Parigi dove fece strage di cuori. Nel 1888 viene formato il primo club della razza e fissato lo standard. Il Bouledogue venne subito apprezzato da molti e, nonostante la taglia, dimostrava un gran fegato, coraggio e fedeltà al padrone, alla stregua dei grandi molossi. Divenne il leale compagno di aristocratici e borghesi che subirono il suo fascino irresistibile.
OCCHIO ALLA PROVENIENZA DALL’EST!
Questa razza negli ultimi anni si è diffusa tantissimo, la grande richiesta ha, però, innescato un losco traffico di cuccioli di dubbia provenienza, spesso messi bene in mostra in negozi di animali o su annunci web. In molti casi si tratta di cani provenienti da vere e proprie fabbriche di cuccioli situate nell’Est Europa, le quali cedono cuccioli di pochi giorni di vita a prezzi non sempre contenuti, senza pedigree, né profilassi vaccinale. In questi lager vengono fatti riprodurre cani senza alcun criterio di selezione, le fattrici vengono fatte coprire a ogni calore e passano il resto della loro esistenza in anguste gabbie in condizioni igieniche orribili. I cuccioli, strappati alla mamma anche a trenta giorni di vita, sono costretti a intraprendere un viaggio stressante e difficoltoso, alcuni di loro perdono la vita durante la tratta. Spesso i cuccioli provenienti da queste fabbriche hanno caratteristiche che non rientrano nemmeno nello standard Enci o Fci, soprattutto per quanto concerne il colore del mantello e degli occhi, gli “allevatori” in questione propongono colori “esotici” come, ad esempio, il blue, il merle o il chocolate abbinati a occhi dai riflessi chiari, spacciandoli come rarità. È importante, invece, cercare il futuro cucciolo da un allevatore serio e innamorato del proprio mestiere che esegua una serie di esami sui riproduttori, così da accertarsi che siano esenti da patologie trasmissibili ai cuccioli. Inoltre, chiedere di vedere i cuccioli con la loro mamma, verificare le condizioni di quest’ultima ed esigere il pedigree del cucciolo.