È un ottimo nuotatore
Degna versione a quattro zampe degli atleti della Nazionale di pallanuoto maschile del suo paese – tra le più titolate al mondo – il Vizsla ha doti di ottimo nuotatore e riportatore di palla, prede o qualsiasi altra cosa desti la sua attenzione.
Correva l’anno 2016 e Balázs Dzsudzsák (si pronuncia Giusciak), centrocampista ungherese, era lo spauracchio di ogni giornalista sportivo che si rispettasse (ma non conoscesse la sua ostica lingua). L’Ungheria, a quegli Europei, non arrivò oltre gli ottavi di finale e fu un sospiro di sollievo per telecronisti e addetti al settore del mondo calcistico. Ma non scherza neppure l’universo della cinofilia, con numerosi esempi di scioglilingua impronunciabili: il gruppo 7 dei cani da ferma, ad esempio, si distingue per la “caccia” al nome più arduo. Per Kurzhaar e Drahthaar (cane da ferma tedesco, rispettivamente a pelo corto e duro) il problema si presenta in fase di scrittura, alla perenne ricerca del corretto posizionamento delle “h”, ma con il Vizsla, il loro parente magiaro, le difficoltà si incontrano già nella pronuncia. Sarà stata, forse, questa a rallentare la diffusione di un cane tanto duttile, perennemente secondo, tra i “parenti”, all’altro cugino tedesco, il Weimaraner? Altri motivi proprio non ci sarebbero: è un compagno davvero consigliabile. Per caccia, sport e famiglia. E se nessuno vuole certo fare brutta figura, tantomeno con le lingue, abbiamo una buona notizia per voi: chiamatelo pure Bracco Ungherese. “Ogni Ungherese è l’embrione di un poeta, di un gentiluomo, d’un soldato, d’un patriota e di un pazzo”: possibile racchiudere in un solo individuo tante caratteristiche, alcune magari in contraddizione tra loro? Chiedetelo ai cultori - troppo pochi ancora in Italia, per quanti ne meriterebbe - del Vizsla: cane polivalente per eccellenza, declina tale impagabile dote non solo nell’ecletticità venatoria, bensì anche nella vita di tutti i giorni, all’altezza di qualsiasi attività – sportiva e non – gli si possa proporre. Con un asso nella manica: in lui, caccia e sport, anche ad alti livelli agonistici, ben si conciliano con una
inattesa attitudine alla vita casalinga. Certo, il fisico – atletico e asciutto, ma in una gradevole taglia media – e il mantello – corto e sempre pulito – lo aiutano. Su tutti i fronti. Il portamento è dignitoso, quasi aristocratico, pur senza cadere nel lezioso, a ricordarne le glorie di un passato più che storico: perché il Vizsla è, forse, la più antica tra le razze del grande gruppo europeo di cani a pelo corto da ferma e recupero, nonostante ancora oggi la sua diffusione non sia consolidata nel panorama occidentale. Sue tracce si trovano già in sculture primitive nelle regioni dei Carpazi di circa 1.000 anni fa nelle quali figura insieme al cacciatore Magyar e al suo falco. Risulta, poi, di secoli fa il suo riconoscimento come compagno di caccia e da salotto: cane destinato
Splendido il grigio perla del cugino di Weimar o le molteplici varietà di colore che offre il Kurzhaar, ma vogliamo parlare della vitalità dei toni caldi, quasi aranciati, del Vizsla? Occhi e tartufo, poi, sono sempre in pendant. Di più. Cane da ferma, con feeling per l’acqua, saltatore da agility, corridore da canicross, amante della montagna e della vita in famiglia: almeno sei le sue facce, come quelle dell’omonimo cubo che Ernő Rubik, designer ungherese, inventò nel 1974. Sembra impossibile: eppure, l’incastro perfetto esiste.