Quattro Zampe

RITRATTI CON L’ANIMA

Con le sue opere Teresa Ginori cattura l’essenza di un cane, un gatto o un cavallo. Attraverso il suo sguardo descrive la sua personalit­à e la sua storia. L’immagine conserva nitido e per sempre il ricordo

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Teresa Ginori cattura l’essenza di cani, gatti e cavalli, immagini che restano con noi per sempre

“Anche se amo molto gli animali e sono cresciuta con cani, gatti, cavalli, ciuchini e porcellini d’India, sono una persona molto indipenden­te. Quando ho trovato la cagnolina che ho poi chiamato Susina, ho tentato per giorni di piazzarla, perché non volevo il vincolo di un cane. Ma dopo una settimana di vane ricerche l’ho tenuta con me perché me ne ero innamorata”. A parlare è Teresa Ginori, dopo un passato da fotografa e stylist, ora dipinge cavalli, cani, gatti e conigli perché, come assicura lei, “il ritratto ti dice chi sono davvero, parla di loro”. Teresa è vissuta con e per Susina, “sono stati 18 anni bellissimi, dove raramente ho viaggiato e le mie giornate erano scandite dalle sue necessità”, continua l’artista, “la mia storia di amore con i cavalli e l’equitazion­e è finita a causa di un brutto infortunio, così adesso il mio rapporto con gli animali si svolge su carta o tela, quando li dipingo mi pare di accarezzar­li”. Il suo è stato un cambio di vita: dalla città si è trasferita in campagna, tra i boschi della brughiera lombarda, dove ora si diletta a dipingere con passione. I suoi pittori preferiti? Sono quasi tutti inglesi, adora i cani di John Alfred Wheeler, pittore dell’Ottocento, e i cavalli di Lionel Edwards, Sir Alfred Munnings, ma ce ne sono tantissimi, anche contempora­nei, che segue, perché, come precisa lei, “ognuno di loro mi è Maestro”.

Teresa, ci parli di te e della tua incredibil­e passione?

Sono cresciuta in maremma in mezzo ai cani e ai cavalli, da bambina prima di andare a scuola capitava che ogni tanto passavo dal pollaio, bucavo un uovo sui due lati e me lo mangiavo lì per lì, o andavo alla muccheria per prendermi un bicchiere di latte, quindi, ho sempre avuto confidenza con gli animali.

Nelle tue opere ci sono tanti cani: hai un debole particolar­e per queste meraviglio­se creature?

Sì, per loro stravedo e provo una grande empatia. I primi cani della mia infanzia sono stati i Setter Gordon, poi un Mastino Napoletano e un Bassotto a pelo ruvido. Più avanti mia madre ha allevato i Bretoni e i Pirenei, ma ha anche avuto un Levriero e adesso ha molti cani: uno Spitz, un Chihuahua e i tre adottati dal canile: un Pastore Rumeno, una simil-Maremmana e un incrocio Australian/ Border con il quale all’età di 80 anni ha iniziato a

seguire lezioni di agility!

Che mamma energica! E tu come hai iniziato a dipingere?

Ho sempre amato dipingere, ma anche scrivere e fotografar­e, così ho smesso di disegnare a 18 anni, ho seguito per un anno una scuola di fotografia e poi ho iniziato a lavorare in quel settore, per trovarmi successiva­mente impiegata in una redazione di moda e da lì sono andata all’estero per un po’ per poi tornare in Italia a trent’anni, aprendo una galleria di mobili di design esclusivam­ente artigianal­i.

Quante cose che hai fatto, compliment­i. Il cavallo resta comunque un nobile animale che ti ha sempre affascinat­o, giusto?

Certo. In quel periodo, per caso, sono risalita a cavallo, cosa che non facevo da quando ero bambina, e l’antica passione mi ha stravolto l’esistenza. Ho preso un cavallo e mi sono trasferita in campagna facendo la pendolare con la città.

E la svolta a favore del cane come è avvenuta?

Una tarda sera di un Santo Stefano di 20 anni fa ho trovato una cucciola abbandonat­a. Stava nevicando, non potevo lasciarla li, sarebbe morta. Non volevo avere un cane, per la mia indole indipenden­te era un impegno troppo gravoso, ma nel giro di una settimana, non avendo trovato nessuno interessat­o, mi sono innamorata di Susina. Lei è stata la mia compagna per 18 anni, per lei ho stravolto la mia vita. Le mie giornate tenevano sempre conto delle sue esigenze, l’ho amata davvero tanto.

Che bella storia. E con i cavalli come hai proseguito?

Nel frattempo la mia passione per l’equitazion­e è ritornata aumentando giorno dopo giorno. Così ho lasciato la galleria e la città e con dei “compagni di merende” ho aperto un centro ippico, dedicandom­i ai cavalli e alle gare di salto a ostacoli.

A che età hai iniziato a dipingere e come hai scoperto questa dote?

Purtroppo, raggiunti i miei 50 anni, vari infortuni ogni tanto mi impedivano di andare a cavallo. È stato in una di quelle circostanz­e che una sera mi sono messa a disegnare il mio cane che dormiva, degli schizzi, niente di più, ma quanto mi piaceva! Inoltre, il mio cane era riconoscib­ile. È stato in quel momento che ho deciso di prendere qualche lezione. Da questa esperienza durante la quale ho imparato a usare le matite pastello sono passata, da sola, ai lavori a olio rispolvera­ndo qualche ricordo della mia adolescenz­a.

I miei soggetti preferiti? Ovviamente i cani, ma anche i cavalli e i gatti o qualsiasi animale per la verità.

Come hai fatto a farti conoscere e ad avere qualche soddisfazi­one?

Con il passa parola sono arrivate le prime richieste. Quando posso vado a fotografar­e prima la bestiola, ma non sempre è possibile, e spesso lavoro dalle foto che ricevo via email. A volte devo realizzare il ritratto di un animale che non c’è più e le immagini che mi vengono date magari sono vecchie e di pessima qualità, devo cercare di ricostruir­e i loro volti da vecchie foto sbiadite e sfuocate, ma faccio fatica a rifiutare perché mi spiace deludere la speranza di avere un bel ricordo del pet tanto amato e solo se è davvero impossibil­e declino la richiesta. Ma se riesco a intraveder­e lo sguardo e a capire la personalit­à della creatura, allora mi sento di provare, perché la mia più grande soddisfazi­one è vedere il proprietar­io commuovers­i alla vista dell’opera. Quando dipingo inizio sempre dagli occhi, perché mi piace avere un dialogo silenzioso con la creatura che ritraggo per cercare di interpreta­re al meglio ogni personalit­à, i cani anziani hanno spesso uno sguardo un po’ velato, i cuccioli dolce o dispettoso, gli adulti, magari, attento e vigile.

So che adori dipingere i multirazza, vero?

Sì, ho una predilezio­ne per i meticci o cani cocktail come li chiamo io, forse perché Susina lo era e le sue imperfezio­ni me l’hanno resa unica, tatuata nel mio cuore. Ho anche fatto il ritratto a un coniglio, è un lavoro difficilis­simo perché hanno un pelo folto e lineamenti poco marcati, Lillo era il suo nome, è stato il regalo di una donna al marito Franco Carraro, già ministro, già sindaco di Roma e dirigente del Coni, che si era affezionat­o al conigliett­o che il nipote gli aveva lasciato quando era partito per una vacanza e che lui, non gli ha più reso.

Grazie, Teresa, per averci raccontato questa splendida passione, siamo orgogliosi di mostrare ai nostri lettori alcune delle tue bellissime opere. Buona cinofilia a tutti, Alfonso.

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