ANIMAL HOARDING NEGLI STATI UNITI
• Circa 3.500 accumulatori di animali giungono all’attenzione delle autorità ogni anno
• Almeno 250.000 animali sono vittime di questa piaga ogni anno
• L’80% degli accumulatori ha animali malati, moribondi o già morti nei locali
• Il 70% degli accumulatori di animali è costituito da donne single, vedove o divorziate
• Fino al 40% degli accumulatori di oggetti, purtroppo, ammucchia anche animali
• Il 100% degli accumulatori ricade nel disturbo se non viene curato
fonte: Anxiety and depression association of America - Adaa
piene di acqua torbida e puzzolente. Dai controlli è emerso che la donna viveva nell’appartamento con la madre e gli animali in pessime condizioni igienico-sanitarie. Durante l’accertamento sono stati scoperti diversi cuccioli di razza malati come Maine Coon, Siberiani, Kurilian Bobtail, British Shorthair e persino i rari Munchkin o Gatti Bassotto, nonché vari incroci. Tra i rifiuti nel giardino di casa è stato pure rinvenuto un gatto morto da tempo. Gli animali sono stati sequestrati e portati in strutture per le cure e i successivi affidi, mentre la donna è stata indagata per maltrattamento (art. 544 ter c.p.) e per detenzione di animali in condizioni contrastanti con la loro natura e produttive di gravi sofferenze (art. 727 co. 2 c.p.). 101 CANI AMMASSATI
ALLE PORTE DI ALESSANDRIA
Come non ricordare il caso dei 101 cani, proprio come quelli de “La carica dei cento e uno” di Walt Disney, protagonisti, però, in questo caso, non di un film ma di un’amara realtà. Non solo Dalmata, ma anche Spinoni, Segugi e meticci trovati in un’unica struttura in condizioni terribili, magrissimi, pieni di zecche, dermatiti e fistole con pus, quasi tutti affetti da leishmaniosi, mordaci, violenti e non sterilizzati, ammassati in un canile abusivo sequestrato già nel 2016, una cascina nei boschi alle porte di Alessandria. La donna - che di recente è stata condannata, sia per maltrattamenti, sia per aver tenuto un canile abusivo, a due mesi di reclu
sione e risarcimento danni - si definiva amante degli animali ed era solita ospitare cani mandati dal Sud Italia con l’intenzione dichiarata di aiutarli o salvarli dalla soppressione. Con il passare degli anni, però, la situazione era degenerata diventando una realtà totalmente incompatibile con la detenzione di animali. Polizia municipale, veterinari e tecnici Asl, intervenuti sul posto, hanno trovato cani dappertutto, nelle camere, sui letti, in giardino, in cucina, nei bagni, in condizioni igienico-sanitarie pessime. Al processo il medico veterinario della Asl sostenne di non aver mai visto qualcosa di simile in vent’anni di attività. “Si tratta di una sentenza molto importante”, commenta Carla Rocchi (nella foto), presidente nazionale Enpa, “perché, come hanno sottolineato anche i nostri avvocati che hanno seguito la causa, per la prima volta detenere cani in condizioni incompatibili è stato riconosciuto come un vero e proprio maltrattamento di animali. Inoltre, questo caso evidenzia l’importanza della collaborazione tra Asl e associazioni in difesa degli animali”.
CINQUANTA PAPPAGALLI NEL COMUNE DI BERGAMO
Purtroppo i “compulsive hoarders” sono persone che accumulano in maniera ossessiva animali di ogni specie e oggetti vari non riuscendo a disfarsi di nulla, nemmeno dell’immondizia. Accumulatori compulsivi, quindi, non solo di cani e gatti. Ha
fatto molto scalpore il caso di cinquanta pappagalli sequestrati qualche anno fa a un signore di Sotto il Monte, un comune in provincia di Bergamo. Erano quasi tutti rinchiusi in gabbie e contenitori angusti con escrementi accumulati da mesi, acqua da bere sporca e mangime imbrattato di feci. Insomma, cambiano i soggetti, ma le condizioni, purtroppo, restano sempre le medesime. I Forestali di Almenno San Salvatore, intervenuti a Sotto il Monte, si sono imbattuti per la prima volta in uno scenario raccapricciante per le inqualificabili condizioni igieniche, incompatibili con il possesso di qualsiasi animale. Oltre ai cinquanta pappagalli sono state recuperate anche otto tartarughe d’acqua “Trachemys”, tutti animali sequestrati e affidati a strutture idonee.
COMPORTAMENTI COMPULSIVI RECIDIVI
L’uomo, che circa quattro anni prima era già stato condannato per il reato di maltrattamento animale, con fare recidivo è di nuovo incorso nello stesso reato, abbandonando nell’incuria più totale e senza cibo otto cani e tante specie di uccelli e animali esotici che stavano per morire di fame e di stenti nell’abitazione di questo accumulatore seriale, già conosciuto anche dai servizi sociali e ricoverato dopo l’ennesimo Tso, trattamento sanitario obbligatorio, per gravi disturbi comportamentali. Uno dei cani, un povero Cocker ritrovato, purtroppo, in fin di vita, è poi deceduto per setticemia. Gli altri sette, cinque Pinscher e due meticci, pieni di ferite e zecche, sono stati trasferiti al canile convenzionato con il Comune in attesa di adozione. Tutti i volatili, galline, colombi, canarini e cardellini sono stati immediatamente abbeverati e alimentati dalle guardie ecozoofile dell’Oipa durante il sopralluogo e affidati, poi, dal Comune al parente più prossimo del proprietario che, ricoverato e seguito dai servizi sociali, non è più potuto accedere nell’abitazione dichiarata inabitabile e pericolosa. Le guardie ecozoofile dell’Oipa hanno anche stilato una relazione per impedire all’uomo di possedere qualsiasi tipo di animale su ordinanza emessa dal sindaco del Comune competente.
FENOMENO DIFFUSO
ANCHE NELLE FAMIGLIE BENESTANTI
Il fenomeno dell’animal hoarding non è necessariamente connesso alle fasce più basse della popolazione ma, avendo una base genetica, può riguardare anche quelle più abbienti. Lo dimostra il caso degli anni 80-90 del secolo scorso: Clementina e Clotilde Baratieri, sorelle e contesse, colmarono interi palazzi - a due passi dal Castello Sforzesco di Milano - di cani stipati in condizioni terribili. Si tratta di uno dei primi casi italiani di accumulo compulsivo di animali, identificato, però, a posteriori: all’epoca fu semplicemente classificato come “inconveniente igienico” originato da persone definite eccentriche. Le due donne, in realtà, amavano molto i cani e avevano buone intenzioni visto che li recuperavano in massa abbandonati in strada, senza accorgersi, però, di aggravare la loro qualità di vita costringendoli ad ammassarsi in condizioni igieniche del tutto inadeguate. Alla loro morte, alla fine del secolo scorso, le guardie zoofile di Enpa Milano e i servizi veterinari dell’Asl dovettero rimediare a una vera emergenza: in un palazzo in piazza Castello, in un residence in via Caccialepori, in un edificio semi-abbandonato in via Eritrea e in un terreno fuori città, vicino a Crema, tutti di proprietà delle contesse, scoprirono quasi 400 cani, molti dei quali in grave sofferenza. Svariati quattro zampe in condizioni estreme e non recuperabili furono addirittura subito sop
pressi per porre fine alla loro agonia, mentre altri, già morti da tempo, erano stati lasciati lì a marcire dalle due contesse. Tuttavia, i soldi lasciati da Clementina e Clotilde consentirono la nascita di una fondazione che oggi si occupa in modo adeguato dei cani randagi e di trovar loro una nuova casa.
MARCHESINI: “MODA DEL BRANCO,
SPECIE TRA I GIOVANI”
Secondo il professor Marchesini, direttore Siua, filosofo, etologo e zooantropologo, l’individuazione di soggetti affetti da questo disturbo non è immediata. “All’inizio può esserci una situazione momentanea, una forte tendenza a rispondere al bisogno di soccorrere animali che versano in condizioni di difficoltà, un interesse etologico come la voglia di conoscere cani con particolari caratteristiche, e non solo. In questi ultimi anni si sta affermando anche una moda del branco, specie tra i giovani, dove c’è chi si accompagna a quattro o cinque cani in una sorta di comunità multi-specifica. Quando, tuttavia, osserviamo persone che in appartamento tengono un numero esorbitante di animali - che vanno abbondantemente oltre la dozzina - spesso in condizioni igienico-sanitarie precarie, allora questo problema è facilmente riconoscibile”.
L’UOMO È RACCOGLITORE
Come sostiene spesso Marchesini, l’essere umano è raccoglitore, lo ripete sempre nelle sue lezioni, “se il predicato verbale (cosa fa) del gatto è il rincorrere, quello umano è il raccogliere, per cui se metti un bambino e un gattino su un prato, il primo raccoglie fiori e il secondo rincorre farfalle. Le motivazioni non sono altro che delle tendenze comportamentali, vale a dire delle azioni che in una specie sono prevalenti e producono gratificazione nel risultato ottenuto e appagamento nell’esercizio espressivo”. Il concetto è molto chiaro: l’essere umano è portato a raccogliere, ha piacere nel farlo e si sente appagato e realizzato quando lo fa. “Ciascuno sceglie cosa raccogliere”, continua il direttore Siua, “ma, così facendo, nel tempo indirizza tutta la sua motivazione sul target che ha preso l’abitudine di raccogliere. Quando tale comportamento diventa eccessivo abbiamo una sorta di effetto compulsivo, per cui la persona desidera costantemente raccogliere l’oggetto dei suoi desideri”.
AMANO ACCUMULARE QUALSIASI ANIMALE
Anche se cani e gatti sono quelli più facilmente ospitabili, secondo Marchesini “ci sono persone che raccolgono qualunque tipo di animale e, in fondo, Konrad Lorenz e Gerald Durrell ne rappresentano l’esempio più eclatante. Ho conosciuto persone che si riempiono la casa di colombi o altri uccelli, di ogni tipo di rettili, oppure che hanno una quantità incredibile di acquari o terrari per insetti. Il raccoglitore di animali, purtroppo, non si rende conto o comunque tende a sottovalutare che quelli tenuti in spazi ridotti e in promiscuità soffrono”.
ANNOVI: “È UN’ALTERAZIONE DEI PROFILI AFFETTUOSO E MATERNO”
Ma quali sono le motivazioni alla base di questo comportamento compulsivo? Secondo Marco Annovi, educatore cinofilo, esperto della relazione uomo-cane e titolare del canale YouTube “AmDogTraining” che, da diversi anni collabora come docente con un ente di formazione sul benessere animale, “si possono intuire dei segnali ed