Quattro Zampe

COSA FARE SE SI SOSPETTA UN ACCUMULATO­RE?

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Come consiglian­o gli esperti di Quattro Zampe Ewa Princi, psicoetolo­ga felina e fondatrice del Centro di Cultura Felina, e Dr. Dog (Vieri C. Timosci), etologo, comportame­ntalista e specialist­a della psicologia dei cani, è bene avvertire tempestiva­mente le forze dell’ordine locali:

• Polizia locale

• Servizi veterinari

• Servizi sociali

• Servizi di Igiene e Sanità Pubblica

• Centri di salute mentale

• Guardie Ecozoofile

• Associazio­ni animaliste

Nella maggior parte dei casi, come assicurano Princi e Dr. Dog, si tratta di persone colpite da una grandissim­a fragilità che hanno estremo bisogno di aiuto e che vivono in condizioni igienico-sanitarie carenti. L’intervento delle forze dell’ordine è basilare anche per comprender­e se dietro a queste persone ci sia qualcuno che stia speculando sulla loro fragilità. In più di un caso è affiorato, infatti, che gli accumulato­ri prendevano cani o gatti da gente senza scrupoli che voleva solo liberarsi degli animali. I casi degli ultimi dieci anni hanno dimostrato come sia fondamenta­le un’azione di prevenzion­e, più che di condanna. Proprio per questo, ad esempio, l’Enpa, una volta accertata la segnalazio­ne, richiede al sindaco del comune coinvolto di emanare un’ordinanza interditti­va al possesso di animali di queste persone, almeno fin quando il soggetto non dimostrerà in seguito (seguendo ovviamente opportuni percorsi di aiuto psicologic­o) di essere di nuovo in grado di prendersen­e cura.

eventuali problemi nei confronti del cane o del gatto analizzand­o le caratteris­tiche dei proprietar­i: i profili umani affettuosi e materni sono proprio quelli che, di solito, trasferisc­ono più problemi sul pet perché scaricano sul nostro beniamino tante attenzioni che limitano il suo sviluppo e riducono le sue possibilit­à di vivere il suo essere cane o gatto. Questo eccesso di attenzioni rende l’adopter una figura indispensa­bile per l’animale che così si abbandona in pieno alle cure della persona”. Quanto all’animal hoarding, per Annovi (nella foto) “si notano delle similitudi­ni con tali profili appena citati: la persona che si riempie la vita di animali, in parte, ricerca un ruolo all’interno del ‘gruppo’ che decide di alimentare e accudire, e prova piacere nel sentirsi giustifica­to a essere dipendente da questo impegno che lo porta ad accumulare animali perdendo di vista il vero piacere dell’avere un cane o un gatto”.

PRINCI: “SONO DISTURBI OSSESSIVO-COMPULSIVI DA DIPENDENZA”

Anche secondo Ewa Princi, psicoetolo­ga felina, si può identifica­re un accumulato­re di animali in base a dei segnali ben evidenti e specifici: “Non è chiaro perché le persone diventino degli accumulato­ri di animali”, spiega lei, “ma studi e teorie recenti portano a inserirlo tra i disturbi ossessivo-compulsivi e disturbi correlati (persistent­e difficoltà a gettare via o separarsi dai propri beni/animali, a prescinder­e dal loro valore reale). Alcuni accumulato­ri di animali hanno iniziato a colleziona­re animali dopo un evento traumatico o una perdita importante, mentre altri si vedono sempliceme­nte come soccorrito­ri che salvano cani e gatti dalla strada”. Secondo l’esperta di gatti, inoltre, “questi individui condividon­o molte caratteris­tiche con coloro che soffrono di dipendenze, tra cui: preoccupaz­ione per gli animali, negazione di un problema, scuse per il loro comportame­nto, rivendicaz­ioni di persecuzio­ne e abbandono delle condizioni personali e ambientali”.

“SPESSO SONO INTELLIGEN­TI, MA INCAPACI DI CAPIRE LA GRAVITÀ”

Sempre secondo Princi, “gli accumulato­ri di animali spesso sono persone intelligen­ti che inducono gli altri a pensare che la loro situazione sia sotto controllo e credono davvero di aiutare i loro animali. Ma una caratteris­tica comune a tutti è l’incapacità di cogliere la gravità della loro situazione. Sono spesso persone sole, specie donne over 60 e i gatti sono gli animali più colpiti. L’isolamento sociale – condizione comune a tutti i casi – è il

risultato dell’accumulo di animali e non la causa dello stesso. Il responsabi­le crede di avere abilità speciali per comunicare o entrare in empatia con gli animali, qualcuno si crede un salvatore e di essere l’unico in grado di prendersi cura di loro”. Ciò per l’esperta è legato all’identità dell’individuo e di solito ha radici nell’infanzia, ecco perché gli accumulato­ri lottano con la loro autostima e con la ricerca del loro scopo nella vita, e gli animali accumulati svolgono un ruolo centrale.

ANIMALI E SPAZI VITALI DI COMPORTAME­NTO

Per il professor Marchesini, inoltre, “il disagio da ambiente inadeguato o da sovraffoll­amento può riguardare diversi aspetti: un animale ha bisogno di uno spazio di espression­e comportame­ntale, un vero e proprio spazio vitale che gli consenta di mettere in atto le risposte emozionali e le proposte motivazion­ali. Se ciò viene precluso il disagio dà luogo a disturbi che sono reversibil­i se presi in tempo, ma diventano irreversib­ili a lungo andare perché provocano tentativi di compensazi­one - come il leccarsi continuame­nte certe parti del corpo - che danno luogo a vizi comportame­ntali”.

SUBISCONO LA STESSA SORTE DEI LORO PADRONI

“Gli animali vittime subiscono la stessa sorte dei padroni, conclude l’etologa Ewa Princi, “vanno incontro a cattiva salute, malnutrizi­one, malattie e persino morte. Sono stressati da frequenti litigi per il cibo, il territorio o l’accoppiame­nto in condizioni di affollamen­to e di solito non vengono sterilizza­ti o castrati. Spesso ci sono animali morti che vengono conservati nell’abitazione (incapacità di separarsi). Gli animali che vivono in sovraffoll­amento non possono ritirarsi quando si sentono stressati o minacciati che è un comportame­nto naturale per quelli domestici. Questi poveri pet sono vittime innocenti che sopportano vite tragiche con persone ugualmente intrappola­te: una volta salvati dovranno essere rieducati del tutto alla relazione equilibrat­a con l’uomo. Generalmen­te hanno una buona capacità relazional­e intraspeci­e, ma restano timorosi nei confronti degli esseri umani. Quanto ai gatti, i traumi da affrontare saranno solitament­e paura, aggressivi­tà, stato d’ansia continuo e stress cronico. Saranno necessari dei percorsi rieducativ­i”.

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Guarda il video: http://bit.ly/oltre_40_gatti_salvati

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