Miele IL CARLINO PRODIGIO
La sua Patrizia gli fa conoscere per caso l’agility e lui eccelle come nessun cane della sua razza è mai riuscito a fare, e il pregiudizio lascia spazio all’obiettività
Devo dire che in tutta la mia vita avrò incontrato tre Carlini davvero eccellenti nell’agility. Si tratta, infatti, di una razza spesso non molto indicata per questo sport, perché è un cane brachicefalo, ossia con il muso schiacciato la cui conformazione gli crea non pochi problemi di respirazione specie con il caldo, quando il nostro amico ha bisogno di una maggiore ossigenazione. A tal proposito, sarà mia cura dare dei consigli a chi faccia squadra in agility con un Carlino o un brachicefalo.
OCCHIO CON IL CALDO E AL POST-ALLENAMENTO
Il Carlino è un cane piccolo e tozzo che tende a ingrassare. Anche se per lui può essere positivo praticare sport dinamici come l’agility, bisogna
stare molto attenti quando fa tanto caldo, magari riducendo la difficoltà del percorso e scegliendo orari come la prima mattina o la sera. È un cane molto sensibile alle temperature elevate a causa dell’anatomia del suo apparato respiratorio. Magari sarà anche il caso di scegliere ostacoli più bassi, alla sua portata, e fare attenzione al dopo-allenamento ricordandoci che un eventuale campionato estivo potrebbe rivelarsi il nemico numero uno se non affrontato con tutte le precauzioni del caso.
ADOTTATO DA UN SEQUESTRO DALL’EST
Ci sono, comunque, le dovute eccezioni, come nel caso di Miele, Carlino di 8 anni e mezzo, un vero fuoriclasse, che Patrizia Rigamonti di Trieste, atleta dell’Asd Cinofiliamo di Gorizia, ha adottato nel 2012 da un sequestro di cuccioli provenienti dall’Ungheria. La stessa mamma adottiva non avrebbe mai pensato di praticare agility con un Carlino, ma lui “già da cucciolo era un cane speciale, vivace e con una capacità di apprendimento eccezionale”. Questo ci fa capire che spesso, anche quando a praticare l’agilty non siano cani tradizionali come magari il Border Collie o il Pastore Australiano, spetta a noi comprendere le potenzialità dei nostri amici a quattro zampe che non fanno che sorprenderci.
PER CASO IN SPIAGGIA SCOPRE LA SUE DOTI NELL’AGILITY
Quanto a Patrizia, tutto è nato per caso durante una gara amatoriale di agility in spiaggia, all’epoca Miele aveva un anno e mezzo e arrivò secondo su oltre trenta cani, affrontando senza indugi salti, gomma, tubo e tavolo e divertendosi tantissimo. Fu così che Patrizia iniziò a pensare di praticare agility con lui; nel frattempo adottò anche un Carlino adulto di sette anni e mezzo con problemi di salute e soprattutto comportamentali, così decise di frequentare un corso per educatore cinofilo, visto che aveva una grande esperienza di cani. E dal corso organizzato da Cinofiliamo di Gorizia nel marzo 2016 parte l’avventura agilitistica con Miele, un team davvero improbabile per affrontare un corso di quel tipo e di quel livello: ma ci hanno messo tutto l’impegno possibile fino a passare gli esami pratici, anche del “Proprietario cinofilo responsabile – Pcr”, come miglior binomio.
PRIMA IL BINOMIO ERA IMPOSTATO MALE
La storia di Patrizia è molto istruttiva perché fin da prima del corso per educatore cinofilo la stessa era quasi convinta che l’agility non fosse indicata per Miele, considerando più adatta la disciplina del rally-obedience che al suo Carlino piaceva mol
to e nella quale era bravissimo. Ma Erasmo, marito dell’educatrice Emanuela Visentini le consiglia, prima di mollare tutto, di provare una lezione di valutazione durante la quale si scopre che i “magnifici due” erano solo impostati male e che ce l’avrebbe potuta fare. “Provai una gioia immensa”, esclama Patrizia, “iniziammo ad allenarci in agility con Emanuela e lei si accorse che Miele aveva un problema alla zampa, per questo era restio a saltare nelle svolte, perciò ci fermammo per curarlo: aveva solo una contrattura provocata dalla caduta di una
palizzata di 1,70 metri non fissata bene”.
GUARITA LA CONTRATTURA ARRIVANO LE VITTORIE
Una volta guarita la contrattura i due riprendono ad allenarsi, a gareggiare, a recuperare il ritmo e a decollare. La loro carriera agilitistica effettiva parte dal marzo 2017, data della prima gara che ha stupito tutti. “Dopo quella prestigiosa performance Miele ha iniziato a conquistare podi ed eccellenti netti”, precisa Patrizia a Quattro Zampe, “che in sole
3 gare lo hanno portato a passare alla categoria Senior dello Csen. Di più. Miele è diventato un nettista, per l’incredibile numero di percorsi netti, ossia senza errori, anche nelle gare Enci, ogni 3 competizioni un passaggio di categoria, per raggiungere il 2° brevetto ne sono bastate 4 e per il 3° brevetto 6 gare, diventando l’unico Carlino in Italia a gareggiare in questa categoria. Ha raggiunto rapidamente il massimo delle categorie”.
SI CREDE UN BORDER COLLIE
Miele, come dice la sua mamma adottiva, è entusiasmo allo stato puro e tanta grinta - quando entra in campo pensa di essere un Border Collie - incredibile resistenza, non molla mai, per lui non esistono passaggi impossibili. Sia in gara, sia in allenamento mette sempre tutto se stesso, nell’applicarsi ha una generosità fuori dal comune. E non lo ferma nessuno, pioggia, vento, freddo, caldo… per lui conta solo praticare agility e divertirsi insieme a me.
“COME CORRE QUESTO CARLINO!”
Patrizia e Miele si sono presentati spesso in finali o gare nazionali anche fuori dal Friuli Venezia Giulia o dal Veneto – in queste due regioni sono famosi – e giunti alla partenza c’erano dei silenzi assordanti dal pubblico. “Mi guardavano come fossi stata una matta a presentarmi a quelle gare con un Carlino”, racconta lei, “Ma io sono sempre stata serena e fiduciosa perché quando entro in campo con lui penso solo a divertirmi, sono davvero molto tranquilla e da metà percorso si iniziano a sentire i commenti, del tipo ‘beh, ma corre questo Carlino’, ‘ma quanto corre, è molto bravo’, fino ad arrivare al salto finale con applausi, tifo da stadio e complimenti da parte di tutti. Miele riesce sempre a conquistare i cuori delle persone che non lo guardano con pregiudizio, ma con obiettività. Il più bel complimento ricevuto da un giudice? Che siamo ‘Il binomio’”.
UN NETTISTA FUORICLASSE, NESSUN PREGIUDIZIO DI RAZZA
La stessa istruttrice Emanuela Visentini lo chiama “il nettista” perché nella sua carriera ha portato a casa innumerevoli percorsi netti. È come un caterpillar perché non si ferma mai davanti a nessuna difficoltà, per lui tutto è possibile. Emanuela è molto orgogliosa di Miele e Patrizia e quest’ultima è lieta che abbia creduto nel loro binomio e grata per averli preparati a competere ad alti livelli e senza pregiudizi sulla razza.
RAGGIUNTI GLI OBIETTIVI PREFISSATI
Il Carlino Miele e Patrizia Rigamonti hanno raggiunto tutti gli obiettivi prefissati arrivando nelle massime categorie Csen ed Enci, sempre tra i primi 3 o 4 nel campionato Csen del Triveneto (nel 2020 hanno raggiunto il 2° posto e 5° in Italia), addirittura entrando a far parte nella nazionale di rally-obedience, visto che Miele ha 8 anni e mezzo e gode di ottima salute. Un insolito binomio che si esibisce in simbiosi, si conosce alla perfezione e si fida reciprocamente l’uno dell’altra.
QUALI CANI POSSONO PRATICARE AGILITY?
Secondo Patrizia la discriminante nell’agility è “la capacità di usare metodi diversi in base al tipo di cane, alla sua motivazione e ad altri fattori. Non esiste un modo unico per raggiungere un’adeguata preparazione, ovviamente ci vuole impegno e costanza da parte dell’allievo umano. Non mancano le polemiche su quali cani possano o no praticare agility, o su quelli considerati lenti che non dovrebbero gareggiare, ma per quale motivo?”. Sono completamente d’accordo con Patrizia, qualsiasi sport è, in primis, divertimento, poi va da sé che i migliori emergeranno e raggiungeranno obiettivi importanti ma, come dice lei, “l’agility è un insieme di velocità, tecnica e soprattutto intesa con il conduttore, perché prima di tutto si è un binomio. Secondo me, in Italia manca una categoria per gli over come, ad esempio, esiste in Slovenia, dove un cane anche meno giovane, ma sano può continuare a divertirsi e a competere, perché non tutti all’età di 9 o 10 anni sono finiti, soprattutto se sono stati rispettati nelle cure e nei tempi di recupero”. L’importante è saper capire, come un genitore, fino a che punto possa spingersi il nostro beniamino a quattro zampe e fino a che età nel rispetto delle sue esigenze etologiche e fisiche.