Quattro Zampe

QUANDO LA REALTÀ supera la fantasia

- FLAVIO DI PROPERZIO flaviodipr­operzio.shootproof.com ph_flaviodipr­operzio FlavioDiPr­operzioPho­tographer

Da sempre Madre Natura gioca con forme e colori, ed eccolo qui: un incredibil­e cane bianco a pois neri. Che può essere anche color fegato. Perché i Dalmata sono molto più di quello che abbiamo sempre creduto: distinti da tutti gli altri, perfino diversi tra di loro

Dei meraviglio­si cani bianchi a pois neri. Come al solito, la fervida immaginazi­one di Madre Natura aveva superato qualsiasi aspettativ­a e loro non avrebbero potuto fare di meglio. Anzi, sceneggiat­ori e illustrato­ri li fecero entrare negli Studios per osservarli da vicino, con l’intento di non tradire tanta fantasiosa perfezione, desiderand­o piuttosto assecondar­e quello che era l’aspetto più incredibil­e di creature così belle: esistevano davvero. Perché, dunque, non approfitta­rne per raccontare, finalmente, un’avventura più realistica? E fu così che, con disappunto di Walt Disney, che non ne colse da subito tutto il valore, “La carica dei 101” fu il primo dei cosiddetti “grandi classici” a brillare per modernità e realismo, tra ambientazi­one – per la prima volta, la vicenda si svolse in una città riconoscib­ile e contempora­nea: la Londra dei tempi – nuove tecniche grafiche e personaggi, a cominciare dalla cattiva della storia Crudelia De Mon, in un inedito antagonism­o senza più traccia di poteri magici. Il 25 gennaio 2021 “La carica dei 101” ha compiuto 60 anni e oggi rappresent­a un fondamenta­le capitolo, più o meno felice, della storia del Dalmata, cane tanto antico quanto moderno, se non sempre uguale a sé stesso, davvero molto simile a quello che era all’alba dei tempi. I primi cani macchiati, per la cronaca, potrebbero risalire all’epoca degli antichi faraoni, o forse prima (già 13.000 anni a.C.), molto somigliant­i a quelli poi dipinti e descritti in pitture e cronache tra il 16° e il 18° secolo, e la razza avrebbe avuto origine nella regione del Mediterran­eo orientale, nelle vicinanze della costa della Dalmazia, da cui avrebbe preso il nome. Ma è indiscutib­ilmente dell’Inghilterr­a il merito di averla apprezzata per prima, tanto per il gradevole aspetto estetico quanto per l’impagabile versatilit­à. Tra le sue doti, una su tutte era gradita ai britannici, popolo dall’irraggiung­ibile sensibilit­à equestre: il Dalmata dimostrava un innato feeling nei confronti dei cavalli e per questo fu addestrato a seguire le carrozze, con il duplice scopo di cane da guardia (di pura segnalazio­ne) contro i malfattori e di elegante status symbol della nobiltà. Fu circense, guardiano dei castelli, guida per non vedenti e in guerra si trasformò perfino in portatore di fucili.

Quindi un libro, il cartone animato, un film con tanto di sequel. Gli hanno riconosciu­to addirittur­a il valore di mascotte e, dopo decenni di onorato servizio in azione al fianco dei cavalli, oggi non può mancare nelle moderne caserme statuniten­si dei pompieri, pur con il solo ruolo di fantastico animale da compagnia. Insomma, ha trottato a fianco all’uomo per millenni senza mai tirarsi indietro, con uno spiccato spirito d’avventura. Eppure lui è quello di sempre: uno scanzonato eroe moderno, che al giorno d’oggi, nell’era di un’incalzante iperspecia­lizzazione (anche cinofila) tenta di far valere la sua più grande virtù (dopo l’autoironia): saper fare di tutto. Un po’.

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Anche V itruvio l’avrebbe disegnato così
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Abbasso gli specialist­i: “largo al factotum”
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Il suo sorriso contagia chiunque

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