ALLA RICERCA del tempo perduto
Sempre più apprezzato tra gli appassionati degli sport cinofili di traino su terra e neve, l’Eurohound fa della costanza nel ritmo di corsa il suo cavallo di battaglia: meno sensazionali le sue velocità di punta rispetto a quelle dei potenti “cugini” Greyster, ma il risultato è comunque assicurato. Anzi, di più
Chiamatelo se volete “moto canino uniforme”: immaginate di dovervi spostare velocemente dal punto A al punto B; quale strategia adottereste? Puntereste a raggiungere incredibili picchi di velocità con il rischio, però, di consumare tutte le energie prima del traguardo e dovervi fermare, perdendo secondi preziosi o, magari, rallentereste leggermente l’andatura, tentando di mantenerla costante nel tempo? Un quesito simile a quello che tanti musher (conduttori di slitte, ndr) si sono posti negli anni e che nell’Eurohound ha trovato la sua risposta. Vincente. In passato abbiamo già parlato di Greyster, altro incrocio (non si tratta di razze pure) per correre e pedalare, scalando le classifiche degli sport di traino su neve e terra. Già, ma quali sono le differenze tra questi due portentosi mix? Il Greyster nasce in Scandinavia e nelle sue vene scorrono sangue di Bracco e Greyhound: in origine si trattava di un cane al quale richiedere, oltre che il recupero della selvaggina, anche di trainare una mini slitta e il conduttore sugli sci da fondo in uscita e in rientro dalla battuta di caccia. Una birra di troppo e una scommessa a chi arrivasse prima, e il gioco è fatto: si è iniziato a fare selezione su cani dal potenziale agonistico sbalorditivo. Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico, i musher canadesi iniziavano a chiedersi come incrociare i loro fidati compagni di avventure per ottenerne di più performanti in velocità e resistenza per le gare di distanza: nacque il cosiddetto Hound che, poi arrivato nel vecchio continente, acquistò il prefisso “euro”. Mentre l’Eurohound sbarcava da noi, in Canada arrivarono i Greyster e, incrocio dopo incrocio, oggi si vedono Bracchi che assomigliano più a degli Hound e Hound che tendono verso il Bracco. Perché tanta diversità? Ogni allevatore imposta non solo la propria linea ma, in base alla richiesta, singole cucciolate attraverso le quali soddisfare determinati requisiti: alla base possono sussistere motivazioni geografiche e climatiche, ma a dettare certe differenze sono anche le lunghezze dei tracciati da percorrere – più corti o più lunghi – che determinano la ricerca di caratteristiche fisiologiche per puntare rispettivamente sulla potenza o sulla resistenza, sempre a grandi velocità. La neve
Collaborativo nel lavoro di squadra
Senza (troppa) fretta, ma senza sosta
dei paesi scandinavi, per esempio, richiede cani più leggeri; in Estonia ne cercano di più piccoli, per meglio inserirli nei team; in Repubblica Ceca, Francia e Inghilterra amano anche le gare con un solo cane, che gli atleti preferiscono sia di taglia maggiore. Già, ma quale sangue scorre nelle vene di un Eurohound? Per essere classificato tale, il soggetto – non di razza pura e destinato a sport di traino – porterà nel proprio bagaglio genetico, seppur in percentuali diverse, sangue di razze nordiche, Pointer, Bracco e Levriero. Proprio in base al desiderio dell’allevatore di esaltare determinate caratteristiche nell’ambito di gruppi di cani tanto differenti e, dunque, ai diversi contributi di geni, il soggetto assomiglierà più a un tipo morfologico e fisiologico o all’altro. Fino a cinque anni fa non aveva ancora fatto breccia nel cuore dei più ma, dopo aver dominato i podi europei e mondiali di specialità, oggi l’Eurohound è molto ricercato per migliorare le prestazioni del binomio o dei team sulle distanze sprint (fino ai 9 km) e su quelle medie (fino ai 21 km).
STUDIO MATTO E DISPERATISSIMO
Per quanto i puristi tentino di stilare uno standard alla stregua di quello delle razze riconosciute, con
Neve nel cuore e, a volte, occhi di ghiaccio
questi cani l’impresa diventa quasi impossibile. Più facile riconoscere i cuccioli di un determinato allevatore e, dunque, di una linea di sangue anche se, come dicevamo, il pool genetico è talmente variegato che pure tra fratelli può mancare un filo conduttore a livello morfologico e caratteriale. Certo è che, se parliamo di Eurohound, l’obiettivo agonistico sulle medie distanze richiederà non più la potenza esplosiva del Greyster, ma un perfetto compromesso tra ritmi sostenuti e la capacità, mentale e fisiologica, di mantenerli nel tempo senza esaurire prematuramente le energie. Cane tendenzialmente leggero, non avrà la stessa potenzialità di traino del più muscoloso cugino, ma negli ultimi anni lo sport è maturato e, mentre prima il concorrente medio era pesante e passivo, complice la mancanza di qualità tecniche nella conduzione della bicicletta, oggi l’agonista – ben più preparato – sa come assecondare il proprio quattro zampe: senza affaticarlo, chiedendogli un aiuto solo al bisogno, magari in entrata e uscita dalle curve, per compensare la forza cinetica, o in salita, per quel brillante spunto in più. Non necessitando più di cani in grado di trainare in toto il conduttore, la selezione è, dunque, andata verso una maggiore leggerezza, sinonimo di durevole resistenza e, a conti fatti, di una più bassa velocità media. Il grafico – piramidale – della resa di un Greyster evidenzierà sì un picco irraggiungibile dall’Eurohound, ma anche un vertiginoso calo di prestazione una volta esaurito lo sprint. Accoppiare un Greyster con un Eurohound significherebbe potenzialmente ottenere il migliore compromesso tra le rispettive qualità atletiche. Una chimera? Tentativi (e risultati) alla mano, “si – può – fare!”.