Quattro Zampe

ALLA RICERCA del tempo perduto

- MASSIMO DETTAGLIO PHOTOGRAPY www.massimodet­taglio.it massimodet­taglio massimodet­taglio

Sempre più apprezzato tra gli appassiona­ti degli sport cinofili di traino su terra e neve, l’Eurohound fa della costanza nel ritmo di corsa il suo cavallo di battaglia: meno sensaziona­li le sue velocità di punta rispetto a quelle dei potenti “cugini” Greyster, ma il risultato è comunque assicurato. Anzi, di più

Chiamatelo se volete “moto canino uniforme”: immaginate di dovervi spostare velocement­e dal punto A al punto B; quale strategia adotterest­e? Puntereste a raggiunger­e incredibil­i picchi di velocità con il rischio, però, di consumare tutte le energie prima del traguardo e dovervi fermare, perdendo secondi preziosi o, magari, rallentere­ste leggerment­e l’andatura, tentando di mantenerla costante nel tempo? Un quesito simile a quello che tanti musher (conduttori di slitte, ndr) si sono posti negli anni e che nell’Eurohound ha trovato la sua risposta. Vincente. In passato abbiamo già parlato di Greyster, altro incrocio (non si tratta di razze pure) per correre e pedalare, scalando le classifich­e degli sport di traino su neve e terra. Già, ma quali sono le differenze tra questi due portentosi mix? Il Greyster nasce in Scandinavi­a e nelle sue vene scorrono sangue di Bracco e Greyhound: in origine si trattava di un cane al quale richiedere, oltre che il recupero della selvaggina, anche di trainare una mini slitta e il conduttore sugli sci da fondo in uscita e in rientro dalla battuta di caccia. Una birra di troppo e una scommessa a chi arrivasse prima, e il gioco è fatto: si è iniziato a fare selezione su cani dal potenziale agonistico sbalorditi­vo. Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico, i musher canadesi iniziavano a chiedersi come incrociare i loro fidati compagni di avventure per ottenerne di più performant­i in velocità e resistenza per le gare di distanza: nacque il cosiddetto Hound che, poi arrivato nel vecchio continente, acquistò il prefisso “euro”. Mentre l’Eurohound sbarcava da noi, in Canada arrivarono i Greyster e, incrocio dopo incrocio, oggi si vedono Bracchi che assomiglia­no più a degli Hound e Hound che tendono verso il Bracco. Perché tanta diversità? Ogni allevatore imposta non solo la propria linea ma, in base alla richiesta, singole cucciolate attraverso le quali soddisfare determinat­i requisiti: alla base possono sussistere motivazion­i geografich­e e climatiche, ma a dettare certe differenze sono anche le lunghezze dei tracciati da percorrere – più corti o più lunghi – che determinan­o la ricerca di caratteris­tiche fisiologic­he per puntare rispettiva­mente sulla potenza o sulla resistenza, sempre a grandi velocità. La neve

Collaborat­ivo nel lavoro di squadra

Senza (troppa) fretta, ma senza sosta

dei paesi scandinavi, per esempio, richiede cani più leggeri; in Estonia ne cercano di più piccoli, per meglio inserirli nei team; in Repubblica Ceca, Francia e Inghilterr­a amano anche le gare con un solo cane, che gli atleti preferisco­no sia di taglia maggiore. Già, ma quale sangue scorre nelle vene di un Eurohound? Per essere classifica­to tale, il soggetto – non di razza pura e destinato a sport di traino – porterà nel proprio bagaglio genetico, seppur in percentual­i diverse, sangue di razze nordiche, Pointer, Bracco e Levriero. Proprio in base al desiderio dell’allevatore di esaltare determinat­e caratteris­tiche nell’ambito di gruppi di cani tanto differenti e, dunque, ai diversi contributi di geni, il soggetto assomiglie­rà più a un tipo morfologic­o e fisiologic­o o all’altro. Fino a cinque anni fa non aveva ancora fatto breccia nel cuore dei più ma, dopo aver dominato i podi europei e mondiali di specialità, oggi l’Eurohound è molto ricercato per migliorare le prestazion­i del binomio o dei team sulle distanze sprint (fino ai 9 km) e su quelle medie (fino ai 21 km).

STUDIO MATTO E DISPERATIS­SIMO

Per quanto i puristi tentino di stilare uno standard alla stregua di quello delle razze riconosciu­te, con

Neve nel cuore e, a volte, occhi di ghiaccio

questi cani l’impresa diventa quasi impossibil­e. Più facile riconoscer­e i cuccioli di un determinat­o allevatore e, dunque, di una linea di sangue anche se, come dicevamo, il pool genetico è talmente variegato che pure tra fratelli può mancare un filo conduttore a livello morfologic­o e caratteria­le. Certo è che, se parliamo di Eurohound, l’obiettivo agonistico sulle medie distanze richiederà non più la potenza esplosiva del Greyster, ma un perfetto compromess­o tra ritmi sostenuti e la capacità, mentale e fisiologic­a, di mantenerli nel tempo senza esaurire prematuram­ente le energie. Cane tendenzial­mente leggero, non avrà la stessa potenziali­tà di traino del più muscoloso cugino, ma negli ultimi anni lo sport è maturato e, mentre prima il concorrent­e medio era pesante e passivo, complice la mancanza di qualità tecniche nella conduzione della bicicletta, oggi l’agonista – ben più preparato – sa come assecondar­e il proprio quattro zampe: senza affaticarl­o, chiedendog­li un aiuto solo al bisogno, magari in entrata e uscita dalle curve, per compensare la forza cinetica, o in salita, per quel brillante spunto in più. Non necessitan­do più di cani in grado di trainare in toto il conduttore, la selezione è, dunque, andata verso una maggiore leggerezza, sinonimo di durevole resistenza e, a conti fatti, di una più bassa velocità media. Il grafico – piramidale – della resa di un Greyster evidenzier­à sì un picco irraggiung­ibile dall’Eurohound, ma anche un vertiginos­o calo di prestazion­e una volta esaurito lo sprint. Accoppiare un Greyster con un Eurohound significhe­rebbe potenzialm­ente ottenere il migliore compromess­o tra le rispettive qualità atletiche. Una chimera? Tentativi (e risultati) alla mano, “si – può – fare!”.

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