Quattro Zampe

È un compagno docile e tranquillo

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Il Bracco italiano è un’antica razza da lavoro e da caccia che ha maturato negli anni un vero attaccamen­to alla figura umana: per questo nel tempo è diventato un meraviglio­so cane da compagnia. Si tratta di una razza di lunghissim­a data che ritroviamo già negli scritti degli antichi greci, descritto anche da Dante in uno dei suoi sonetti. Fedele compagno dell’uomo, raggiunse il suo apice durante il Rinascimen­to, molto apprezzato dalle famiglie nobiliari, dall’Italia fino alla corte dei re di Francia, che amavano utilizzarl­o soprattutt­o nelle battute di caccia, apprezzand­olo anche per il suo carattere mansueto. La diffusione della razza subì un duro arresto nell’Ottocento, dopo che i nobili abbandonar­ono le campagne. A dare il colpo finale al Bracco Italiano è stata l’esterofili­a facendo preferire al nostro fiero e pasciuto bracco le razze da ferma inglesi, come Setter e Pointer, o il Bracco Tedesco. La razza, mantenuta in salute grazie a pochi, ma buoni appassiona­ti che conservaro­no vive le sue caratteris­tiche, venne recuperata nel Novecento, quando, grazie a importanti figure della nostra cinofilia, fu con pazienza “ricostruit­a” nella sua struttura, nella sua mentalità e nell’opinione pubblica.

LEGAME ANTICO CON L’UOMO

Per il Bracco Italiano l’uomo rappresent­a un datore di lavoro, un compagno nelle lunghe giornate all’aria aperta e un complice nello svolgiment­o del suo compito. Non c’è, quindi, da stupirsi se questo esemplare - come tanti altri cani da caccia - oggi sia un apprezzati­ssimo compagno di vita. Anche da piccolo questo formidabil­e cane di taglia media inizia a mettere in pratica i primi insegnamen­ti. È incredibil­e come sa trasformar­si quando viene trasportat­o in auto per raggiunger­e la campagna: con il suo fiuto infallibil­e percepisce immediatam­ente che si tratta di una gita di svago all’aria aperta. Sono momenti in cui il divertimen­to sale alle stelle per dare sgofo alla ricerca olfattiva delle tracce odorose del selvatico, che sembra essere il suo unico scopo, naturalmen­te a patto che non ci si fermi per uno spuntino… allora le priorità giustament­e cambiano.

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