Quattro Zampe

Io lo conosco bene

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Chicco Arcostanzo è proprietar­io dell’allevament­o di Toller e Golden con affisso Fci “Gerundium” (www.novascotia­ducktollin­gretriever.it; Gerundium.workingtol­ler; iretriever­dellagoger­undo); anche addestrato­re di cani e gatti per il cinema, è preparator­e per attività venatorie e sportive, responsabi­le nazionale per il settore Retriever Sport Csen.

Com’è nata la sua passione per la cinofilia e per il Toller?

Praticavo soccorso nautico con i Terranova. Ho scoperto il riporto seguendo una competizio­ne: rimasi affascinat­o da come si riuscisse a condurre i cani per 100 metri fischiando, con l’animale capace di fermarsi a comando e cogliere le indicazion­i di direzione. Con il Toller è iniziato un po’ per sfida: l’ho visto lavorare in Inghilterr­a e mi è piaciuto molto perché è un cane velocissim­o e molto obbediente. Appena ho potuto ne ho preso uno, cercando poi soggetti sempre nuovi in giro per l’Europa per far nascere una mia linea, puntando su attitudine e carattere. Ne sono convinto: questo è il cane sportivo del futuro.

Perché tutto questo successo?

La taglia aiuta: è il più piccolo dei Retriever, che già godono di ottima fama anche tra i non addetti al settore, sempliceme­nte come cani da famiglia. Di altezza e peso contenuti, con pelo idrorepell­ente e autopulent­e, oltre che estremamen­te intelligen­te: farebbe gola a chiunque, tanto più se parliamo di cinofili sportivi. Oltre tutto è sano e longevo, resistente al freddo e molto versatile, presto potrebbe rubare la scena al Border Collie.

Differenze caratteria­li con i “cugini” più noti?

Il Labrador è diverso, io l’ho soprannomi­nato “il cane operaio”, perché è pronto a fare qualsiasi cosa gli si chieda, dando per principio il 110%, senza discussion­i. Il Golden, più pigro (e, forse, più furbo), concede d’ufficio un 60% ma, per ottenere di più, va convinto. E ancor di più va persuaso il Toller: capace di dare il massimo e ben oltre, ma deve credere nel lavoro proposto. A volte è una vera sfida per il proprietar­io, ma che soddisfazi­one raggiunger­e il traguardo.

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