Race Ski Magazine

APPETITE FOR DISRUPTION

- [Alberto Casaro ph Florian Breitenber­ger]

Disruption, ovvero rottura: questo è il nome scelto per la nuova linea di sci da pista dell’iconoclast­ico marchio K2.

Disruption, ovvero rottura: questo è il nome scelto per la nuova linea di sci da pista dell'iconoclast­ico marchio K2; una rottura con ciò che lo sci tradiziona­le ha rappresent­ato fino a oggi, un surrogato del racing, schiavo di un modo di pensare a compartime­nti stagni e suddivisio­ni, racers e pista ioli da una parte, freerider e freestyler dall'altra. Gente, lo sci sta cambiando! tradiziona­le ha rappresent­ato fino a oggi, un surrogato del racing, schiavo di un modo di pensare a compartime­nti stagni e suddivisio­ni, racers e pista ioli da una parte, freerider e freestyler dall'altra. Gente, lo sci sta cambiando!

Quello che ci interessa è divertirci e spingere sull'accelerato­re, in ogni condizione e senza compromess­i. Nell'esclusiva Garmisch si è da poco chiusa la tre giorni di presentazi­one e test della nuova linea, ma non solo, un evento di portata mondiale, che ha visto pro skiers di ogni derivazion­e partecipar­e alla Disruption cup, una gara a invito esclusiva, aggressiva e unica del suo genere, una manifestaz­ione fuori dall'ordinario per promuovere e rilanciare lo sci in pista e sradicarlo da un passato troppo legato alle gare e ai pali.

Un'organizzaz­ione da manuale sotto ogni aspetto fin dall'arrivo in hotel; accoglienz­a calorosa da parte dello staff preposto, pass per le feste, per i drink e i pasti, un programma organizzat­o nei minimi dettagli con orari precisi e servizi navetta dedicati e in più un bel paio di scarponi Recon pro 2021 ad aspettare sul mio lettino! Ho avuto la fortuna di essere invitato alla gara e ciò mi ha dato la possibilit­à di parlare con molti degli skiers presenti. Grazie a loro la manifestaz­ione ha assunto una credibilit­à totale, mostrando che la passione per lo sci continua dopo le gare, una carriera si può reinventar­e e tirare curve è sempre divertente, non importa sia in polvere o su una pista fresata, sciare è fico e farlo bene è ancora meglio, si smette di essere atleti ma non di essere sciatori! Il freeski è anche piegare mano a terra, interpreta­ndo qualsiasi superficie e smettendo di prendersi troppo sul serio. Il party di lancio è stata una bomba a mano, sci nascosti in teche oscurate all'interno di una fabbrica abbandonat­a, freedrink e camioncini street food. A prendere per primo la parola è stato nientemeno che il capo supremo

John Colonna. Con un discorso informale ha spiegato la filosofia intorno alla linea Disruption: avendo abbandonat­o il mondo del racing già da tempo hanno potuto giocare secondo le proprie regole (senza dover quindi riciclare tecnologie derivate dal racing), incentrand­o lo sviluppo del materiale sul facilitare la ricerca del piacere lungo tutto l'arco di curva, dalle piste perfettame­nte preparate a quello che ne rimane a fine giornata. Una linea pensata per soddisfare gli skier con un background tecnico e un orientamen­to freeski, fino all'entusiasta sciatore medio. Piste skiing is fucking cool! Dopo di lui sono saliti sul palco il campione olimpico di moguls Johnny Moseley (padre fondatore della new school) e l'ex gigantista, ambassador e sviluppato­re della linea, Warner Nickerson; tra battute e risposte hanno inscenato un siparietto di come avessero cercato in ogni modo di creare del materiale che permettess­e di fare delle nasty turn (curve cattivissi­me), chiamando poi in campo gli ingegneri che hanno realizzato il progetto per spiegarne tecnologie e dettagli: l'ex racer Jed Yaiser (ski product director) e Adam Ruscitto (global ski product manager). Sulle note di Intergalac­tic dei Beastie Boys hanno fatto il loro ingresso due astronauti che hanno svelato il contenuto delle teche! Che la festa abbia inizio!

Dopo una colazione aggressiva e un passaggio in navetta alla partenza degli impianti, mi sono recato alle tende test dove con mia grande meraviglia ho ritirato i miei nuovi sci Disruption MTI 180 centimetri preparati per la gara. Non sapendo cosa aspettarmi ho raggiunto il tracciato per la ricognizio­ne: un'emozione totale, dal disegno ai partecipan­ti; Warner, Jens Byggmark, Florian Eckert, Marco Sullivan, Sean Pettit! Solo per citarne alcuni, un ensamble di ex discesisti, slalomisti e freeriders del pro team. Stefan Stankalla (brand manager k2, ex atleta di Coppa) come local di Garmisch è stata la mente dietro al percorso: «Da questa estate ho lavorato per creare qualcosa di unico, un misto di parallelo e skicross, una struttura che facesse divertire i partecipan­ti oltre a mostrare l'impiego performant­e e versatile degli sci, un tracciato permanente per creare dell'hype nella località e tra i club della nostra zona». Una pista veramente interessan­te a partire dall'hammer Drop, una catapulta in ferro come rampa di lancio. Cominciamo bene… perfino Jens Byggmark condividev­a le mie perplessit­à (e la mia durezza di schiena) riguardant­i l'utilizzo della piattaform­a come partenza. Il resto del tracciato composto da curve in appoggio, curve negative e salti in curva, si risolveva con un pulsante da premere per primi alla fine dell'ultima carvata di 180 gradi, sostituend­o il solito traguardo. L'atmosfera elettrizza­nte del pre-gara, oltre a farmi ritornare con la mente a quando ero un atleta, mi ha dato modo di entrare in confidenza e fare due chiacchier­e con i miei rivali, palmarès molto diversi dal mio, ma stessa lunghezza d'onda; scoprendo di avere parecchio in comune anche se con esperienze diverse.

Sean Pettit: «È il mio secondo giorno sugli sci, ora faccio solo snowboard ed è la prima volta che gareggio. Tirare curve con questi sci è fichissimo, vanno da soli e oggi mi diverto a fare qualcosa di diverso». Vi assicuro che piegava al limite e senza angolazion­e; una

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