APPETITE FOR DISRUPTION
Disruption, ovvero rottura: questo è il nome scelto per la nuova linea di sci da pista dell’iconoclastico marchio K2.
Disruption, ovvero rottura: questo è il nome scelto per la nuova linea di sci da pista dell'iconoclastico marchio K2; una rottura con ciò che lo sci tradizionale ha rappresentato fino a oggi, un surrogato del racing, schiavo di un modo di pensare a compartimenti stagni e suddivisioni, racers e pista ioli da una parte, freerider e freestyler dall'altra. Gente, lo sci sta cambiando! tradizionale ha rappresentato fino a oggi, un surrogato del racing, schiavo di un modo di pensare a compartimenti stagni e suddivisioni, racers e pista ioli da una parte, freerider e freestyler dall'altra. Gente, lo sci sta cambiando!
Quello che ci interessa è divertirci e spingere sull'acceleratore, in ogni condizione e senza compromessi. Nell'esclusiva Garmisch si è da poco chiusa la tre giorni di presentazione e test della nuova linea, ma non solo, un evento di portata mondiale, che ha visto pro skiers di ogni derivazione partecipare alla Disruption cup, una gara a invito esclusiva, aggressiva e unica del suo genere, una manifestazione fuori dall'ordinario per promuovere e rilanciare lo sci in pista e sradicarlo da un passato troppo legato alle gare e ai pali.
Un'organizzazione da manuale sotto ogni aspetto fin dall'arrivo in hotel; accoglienza calorosa da parte dello staff preposto, pass per le feste, per i drink e i pasti, un programma organizzato nei minimi dettagli con orari precisi e servizi navetta dedicati e in più un bel paio di scarponi Recon pro 2021 ad aspettare sul mio lettino! Ho avuto la fortuna di essere invitato alla gara e ciò mi ha dato la possibilità di parlare con molti degli skiers presenti. Grazie a loro la manifestazione ha assunto una credibilità totale, mostrando che la passione per lo sci continua dopo le gare, una carriera si può reinventare e tirare curve è sempre divertente, non importa sia in polvere o su una pista fresata, sciare è fico e farlo bene è ancora meglio, si smette di essere atleti ma non di essere sciatori! Il freeski è anche piegare mano a terra, interpretando qualsiasi superficie e smettendo di prendersi troppo sul serio. Il party di lancio è stata una bomba a mano, sci nascosti in teche oscurate all'interno di una fabbrica abbandonata, freedrink e camioncini street food. A prendere per primo la parola è stato nientemeno che il capo supremo
John Colonna. Con un discorso informale ha spiegato la filosofia intorno alla linea Disruption: avendo abbandonato il mondo del racing già da tempo hanno potuto giocare secondo le proprie regole (senza dover quindi riciclare tecnologie derivate dal racing), incentrando lo sviluppo del materiale sul facilitare la ricerca del piacere lungo tutto l'arco di curva, dalle piste perfettamente preparate a quello che ne rimane a fine giornata. Una linea pensata per soddisfare gli skier con un background tecnico e un orientamento freeski, fino all'entusiasta sciatore medio. Piste skiing is fucking cool! Dopo di lui sono saliti sul palco il campione olimpico di moguls Johnny Moseley (padre fondatore della new school) e l'ex gigantista, ambassador e sviluppatore della linea, Warner Nickerson; tra battute e risposte hanno inscenato un siparietto di come avessero cercato in ogni modo di creare del materiale che permettesse di fare delle nasty turn (curve cattivissime), chiamando poi in campo gli ingegneri che hanno realizzato il progetto per spiegarne tecnologie e dettagli: l'ex racer Jed Yaiser (ski product director) e Adam Ruscitto (global ski product manager). Sulle note di Intergalactic dei Beastie Boys hanno fatto il loro ingresso due astronauti che hanno svelato il contenuto delle teche! Che la festa abbia inizio!
Dopo una colazione aggressiva e un passaggio in navetta alla partenza degli impianti, mi sono recato alle tende test dove con mia grande meraviglia ho ritirato i miei nuovi sci Disruption MTI 180 centimetri preparati per la gara. Non sapendo cosa aspettarmi ho raggiunto il tracciato per la ricognizione: un'emozione totale, dal disegno ai partecipanti; Warner, Jens Byggmark, Florian Eckert, Marco Sullivan, Sean Pettit! Solo per citarne alcuni, un ensamble di ex discesisti, slalomisti e freeriders del pro team. Stefan Stankalla (brand manager k2, ex atleta di Coppa) come local di Garmisch è stata la mente dietro al percorso: «Da questa estate ho lavorato per creare qualcosa di unico, un misto di parallelo e skicross, una struttura che facesse divertire i partecipanti oltre a mostrare l'impiego performante e versatile degli sci, un tracciato permanente per creare dell'hype nella località e tra i club della nostra zona». Una pista veramente interessante a partire dall'hammer Drop, una catapulta in ferro come rampa di lancio. Cominciamo bene… perfino Jens Byggmark condivideva le mie perplessità (e la mia durezza di schiena) riguardanti l'utilizzo della piattaforma come partenza. Il resto del tracciato composto da curve in appoggio, curve negative e salti in curva, si risolveva con un pulsante da premere per primi alla fine dell'ultima carvata di 180 gradi, sostituendo il solito traguardo. L'atmosfera elettrizzante del pre-gara, oltre a farmi ritornare con la mente a quando ero un atleta, mi ha dato modo di entrare in confidenza e fare due chiacchiere con i miei rivali, palmarès molto diversi dal mio, ma stessa lunghezza d'onda; scoprendo di avere parecchio in comune anche se con esperienze diverse.
Sean Pettit: «È il mio secondo giorno sugli sci, ora faccio solo snowboard ed è la prima volta che gareggio. Tirare curve con questi sci è fichissimo, vanno da soli e oggi mi diverto a fare qualcosa di diverso». Vi assicuro che piegava al limite e senza angolazione; una