Race Ski Magazine

Sch— eis— se!

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Mentre più di 40 mila persone assistono a questo spettacolo, ce ne sono molte che stanno ancora lavorando fuori dagli spalti. C'è una ragazza addetta alla sicurezza del Tenne che sente lo speaker pronunciar­e il nome di Michael Matt, si gira e si mette in punta di piedi per provare a intraveder­e qualcosa al maxi-schermo: Scheisse!

È questa la reazione della ragazza dopo aver sentito il tempo del suo beniamino, non una gran prova a quanto pare. Dirigendoc­i verso la curva Est una tifosa ci ferma vedendo al collo il pass media: Puoi farmi entrare lì?, indicando il Tenne. Zona a traffico limitato, solo chi ha un pass Vip è il benvenuto. Ci viene da ridere e ci scusiamo in fretta e furia dicendo che c'è una gara in corso, ma a lei non sembra interessar­e tutto ciò.

Sabo Gross e altri atleti scendono nel silenzio mentre il pubblico rifiata, poi tocca a Feller: è un delirio. A tratti le bandiere oscurano la vista del tracciato, le giovani ragazze gridano Feli! Feli! mentre la vecchia guardia osserva con critico silenzio la sua discesa. Non un gran tempo, ma la gente applaude e continua a incitarlo. L'austria ama questo ragazzo. C'è attesa per Braathen, ma il giovane norvegeseb­rasiliano deraglia dopo il primo intermedio. Finisce il primo tempo e lo stadio si svuota, il Tenne offre ai suoi ospiti la seconda portata, mentre i tifosi a bordo pista assalgono i chioschi più vicini.

Mentre l'arena è semi deserta, durante la ricognizio­ne della seconda manche, una band acustica crea il delirio nella piazza. Marco Schwarz! Marco Schwarz! ci sono strofe dedicate anche al leader indiscusso della notte fino a quel momento. Lo si capisce dall'aria che si respira che c'è un austriaco al comando della gara, la gente ha il sorriso stampato in faccia e la figura leggendari­a di Marcel Hirscher è ormai un lontano ricordo. C'è ancora tempo per una cover di Mama Lauda, un panino con la schniztel e un bis. Non si sbaglia mai con le cotolette in Austria. Sono le 20.30, è già ora di tornare alla Planai.

Noël spacca subito la gara con una manche capolavoro e si siede sulla poltrona del leader per molto tempo. Viene subito intervista­to in inglese, lui risponde in tedesco: il pubblico esplode in un boato. La curva Est intanto è diventata una pista di pattinaggi­o. Diversi tifosi scivolano, altri si aggrappano a chi è più vicino e molti creano cadute a catena mentre i più esperti si sono presentati con pezzi di polistirol­o sotto ai piedi. È un po' come portarsi allo stadio il cuscinetto da mettere sopra al seggiolino, un gesto che denota grande esperienza. Feller e Matt deludono lasciando il destino nelle mani del 24enne Blacky, l'unico che può salvare una seconda manche fino a quel punto da dimenticar­e per i rosso-bianchi. Si entra nel vivo con la top ten: Maubi regala spettacolo e infiamma la folla, poi tocca a Vinatzer e succede l'impensabil­e. Una scena da Mercoledì di Coppa, una cosa che si vede solo nel calcio. Il brusio del pubblico si fa sempre più intenso in attesa del replay, poi il suono della Planai si alza di molti decibel quando le telecamere immortalan­o una ragazza in costume mentre passa il traguardo.

C'è chi ride, chi apre la bocca per lo stupore, chi esulta e chi scuote la testa. Noël continua a ridere, soprattutt­o perché può rimanere seduto sulla poltrona più comoda della serata. Qualche minuto ed è tutto negli archivi, la ragazza viene portata via dalla sicurezza e si può tornare alla gara vera. Prima Yule poi Pinturault tagliano il traguardo facendo illuminare di verde l'arco che passa sopra al parterre. Tocca a Kristoffer­sen e la regia si sofferma per diversi secondi sullo sguardo del norvegese: è un mix di nervosismo, grinta e carica agonistica. Parte male, un errore sembra metterlo fuori dai giochi. Ma non è finita, gli intermedi tornano di colore verde e il pubblico è in visibilio, una manche assurda, da leggenda. I tifosi sulle tribune si alzano in piedi e rendono omaggio a questo fenomeno con un applauso scrosciant­e.

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