L’amore per lo sci te lo trasmettono da piccolo.
E se i tuoi tecnici fanno il lavoro giusto, ti rimane anche quando cresci e ogni occasione con gli sci ai piedi diventa quella buona per divertirsi.
«Ma il Fosson riuscite a organizzarlo lo stesso?».
«Ci stiamo provando, è molto difficile ma su a Pila ce la stanno mettendo tutta per trovare una soluzione».
«Ah, ok. Però dobbiamo pensarci se venire o no.
È una bellissima manifestazione, ma non abbiamo fatto abbastanza allenamento quest'estate».
Silenzio.
Silenzio, perché non c'è risposta a un'affermazione del genere da parte di un allenatore che è incaricato di gestire la categoria Children di uno sci club. Non ci sarebbe risposta in condizioni normali, ancora meno adesso che la libertà e la possibilità di muoversi e andare in montagna è diventata un autentico lusso. Parliamo di ragazzini dai 12 ai 15 anni, che frequentano per lo più le scuole medie. In queste ultime settimane, quando non quarantenati per qualche caso di Covid nelle loro classi o nelle famiglie o ancora tra gli insegnanti, hanno frequentato le scuole indossando per ore la mascherina chirurgica, da mattina a sera, anche durante le lezioni, seduti al banco. La maggior parte di loro da casa, didattica a distanza, senza possibilità di confrontarsi con gli amici se non dietro un monitor, privati della socialità. Ecco, di fronte a una situazione del genere, di fronte allo sforzo degli organizzatori per mettere in pista un evento di tre giorni dedicato proprio ai ragazzi, il pensiero dei loro tecnici non va alla sicurezza, a come convincere le famiglie di questa opportunità o a quali responsabilità gli toccherebbero. Il primo pensiero è quanti pali hanno fatto, quanto i ragazzi possono essere competitivi. Poco importa che per loro, i ragazzi, magari, anche solo prendere parte a un evento del genere potrebbe rappresentare, in tutti i sensi, una boccata d'ossigeno.
Ecco, signori: non avete capito nulla. Non prendetemi per presuntuoso se ve lo scrivo. Ma non avete capito proprio le basi della professione che state esercitando. Quando si confonde il praticare uno sport, con tutti i benefici che questo comporta, con la ricerca ossessiva del risultato e della prestazione viene fuori quella che tutti, da anni, chiamano esasperazione e che viene sempre additata come la causa principale di abbandono e disamore per lo sci. Additata come tale da coloro che con il loro comportamento la favoriscono.
Disamore per lo sci, vi rendete conto di cosa stiamo parlando? Se leggete Race, amate lo sci e sapete cosa può rappresentare nella vita di una persona. Come si può smettere di amare lo sci se non a causa di qualcuno che distorce il modo di farvelo vivere? Succede, succede quando i piazzamenti nelle gare di bambini e ragazzini prevaricano l'obiettivo formativo per cui gli allenatori vengono incaricati dalle famiglie.
Io mi sono meravigliato di vedere quest'estate e quest'autunno quanti erano i tracciati allo Stelvio, in Val Senales, a Hintertux. Un allenatore di sci può attingere a un pozzo di possibilità per sviluppare le capacità motorie di un giovane sciatore lontano dalla neve e in quella fascia di età vederlo comunque migliorare sugli sci, ma questo richiede conoscenza e consapevolezza. Sapete cos'è facile, veloce e soprattutto ha il miglior rapporto costi/benefici per chi lo applica? Una settimana sul ghiacciaio, buttando giù venticinque porte in una striscia delimitata di pista, sempre quella, seguendo il ritmo del tracciato di fianco per non dare fastidio e creare problemi. Quello comporta sbattimento minimo per gli allenatori e massima alienazione per i ragazzi.
Però magari porta qualche passo avanti in classifica nel breve periodo. Eppure sembra che neanche questo basti ancora, per essere pronti per partecipare a una tre giorni di gare al Fosson, in una località che si sta organizzando per essere blindata tipo G8 per le norme di sicurezza, in una competizione a squadre in cui la prestazione individuale è per definizione al servizio del collettivo.
È il punto di vista con cui si guardano le cose a fare la differenza, sempre. Ho portato l'esempio del Fosson non perché mi interessi pubblicizzare l'evento, al contrario. Ci sono anche troppi iscritti per riuscire a gestirli e probabilmente quando leggerete queste righe l'evento sarà anche stato rinviato o addirittura annullato. È per evidenziare come lo sport debba tornare al centro del progetto dei nostri sci club. Il punto è andare a fare una gara di sci cercando di dare il meglio sulla base delle attuali possibilità, accettando il responso del cronometro. Ma soprattuto andarci perché è bello, perché ne vale la pena e per aver voglia di tornarci il prima possibile. Non evitare di andarci perché qualcuno stabilisce che non si è abbastanza, che non si è pronti, che si dovevano fare più giorni di sci d'estate.
Un vecchio allenatore, i cui due figli peraltro hanno vinto la Coppa del Mondo maschile e femminile, mi disse che noi siamo il Paese dove si lavora più di quanto si dovrebbe nelle categorie in cui non conta e si lavora meno di quanto si dovrebbe nelle categorie in cui invece conta. Io sono semplicemente dell'idea che ci siano delle priorità nella formazione sportiva - e in questo caso sciistica - dei ragazzi e che se queste non vengono scrupolosamente rispettate, si finisce per trasformare il tutto in una sterile, ripetitiva e poco produttiva catena di montaggio. Via uno, dentro l'altro. Spero che anche solo qualche allenatore possa aprire gli occhi leggendo queste righe, se no, anziché migliori, da tutto questo usciremo davvero peggiorati. E ad alto livello, dove invece i risultati contano, continueremo a battere le mani agli altri.