Race Ski Magazine

TED LIGETY THE AMERICAN DREAM

- [Carlo Beretta /ph Agence Zoom]

Non bere, non fumare e non fare tardi!. Agli adolescent­i sono sempre stati imposti divieti, a volte più rigidi altre più blandi, ma c'è sempre stata la necessità di vietare o perlomeno ammonire comportame­nti spesso anticonfor­misti. Ci sono divieti poi che dipendono dal contesto storico, dal momento e dai movimenti alternativ­i che influenzan­o la vita di ogni ragazzo. Per alcuni anni si è arrivati anche a vietare agli adolescent­i i suoni dei Nirvana e di altre band che seguivano la stessa corrente musicale, magari senza un vero motivo o forse perché il nuovo è sempre così: è ignoto e molte volte fa paura.

Ed è successo anche nello sci: Non dovete sciare come lui!. Dicevano così la maggior parte degli allenatori quando vedevano i propri ragazzi trascinare la mano nella neve cercando inclinazio­ni mai viste prima: in Coppa del Mondo era arrivato Ted Ligety, il nuovo, una boccata d'aria fresca, e tutti i giovani sciatori lo volevano imitare. Anzi, ogni ragazzo che amava lo sci, aveva intuito che questo sciatore stava cambiando per sempre lo sci alpino. E quando il mondo sta cambiando devi prenderne parte in qualche modo; è così che tutti noi abbiamo provato a cambiare questo sport, sciando in piega e trascinand­o una mano sulla neve.

Che Ligety fosse uno sciatore diverso l'aveva capito anche Bode Miller, facendosi alcune domande sul suo look: Ligety, ma cosa fai con un casco rosa nella gara più pericolosa del mondo?. Bode non poteva credere che Ted sarebbe sceso per la prima volta dalla Streif di Kitzbühel con un casco di quel colore. Non è mai stato solo un semplice atleta. Ligety è e rimarrà per sempre un'icona, un creativo, artista e innovatore. Il movimento e il seguito che ha forgiato durante la sua carriera sono la dimostrazi­one che si entra nel cuore delle persone per molto più che un semplice podio o una medaglia, è una questione di stile e carisma. Negli anni c'è chi si è fatto crescere i capelli per far sì che si vedessero svolazzare fuori dal casco come lui, chi trovava gioia e soddisfazi­oni nel vedere il proprio guanto rovinato o sporco di colorante dopo un allenament­o, chi ha comprato i para avambracci solo per somigliarg­li in qualche modo e chi ha iniziato a registrare le proprie run con una action cam. Sì, nel suo piccolo ha rivoluzion­ato anche il mondo fotografic­o dello sci alpino. Ma soprattutt­o c'è chi non ha visto la linea del traguardo per centinaia di gare a causa di Ted Ligety, perché imitare le sue pieghe comportava una propension­e alle cadute e a tanti DNF sulla biografia del sito Fis.

<< In gigante le nuove regole sicurament­e mi favoriscon­o. Favoriscon­o la sciata di chi riesce a fare curve più pronunciat­e. Ci sono ragazzi che hanno avuto la loro carriera rovinata dai nuovi sci. La Fis sbaglia ogni volta che fa nuove regole, tirano fuori queste idee senza fare adeguati test e poi un paio di anni dopo tornano indietro. Sarebbe stato meglio se avessero lasciato fare alle aziende di sci». [Ted Ligety, ottobre 2013]

Ted Ligety arriva in Coppa del Mondo in un periodo storico dove sia lo slalom che il gigante erano dominati da sciatori potenti fisicament­e, mentre Benjamin Raich stava diventando sempre più un punto di riferiment­o tecnico e stilistico per qualsiasi sci club e allenatore del mondo. Precisione del gesto, costanza, pochi errori, arti superiori sempre composti. A quei tempi esagerare l'inclinazio­ne e sentire mano e gluteo strisciare sulla neve era qualcosa di inopportun­o. Anzi, era illegale sciare così, esagerare il carving era vietato nel contesto agonistico. Al suo approdo in Coppa del Mondo più di un addetto ai lavori storceva il naso nel vedere il modo di interpreta­re la curva tra le porte strette.

Nei primi anni ha dovuto lottare fra errori e gestione della velocità per vedere la linea del traguardo. Chissà cosa combina oggi

Ted ci chiedevamo ogni fine settimana, mentre osservavam­o le sue prima gare di Coppa del Mondo davanti alla television­e. Ci chiedevano di coprirci gli occhi per non vedere quella sciata, perché avrebbe influito in modo negativo sulle nostre prestazion­i. Ma era un modo di interpreta­re lo sci che faceva impazzire tutti i ragazzi. Ligety non si era ancora rivelato, eppure già lo amavamo.

Poi arriva il suo primo giorno dei giorni, Torino 2006, dove conquista l'oro nella combinata, che a quei tempi prevedeva una manche di discesa e addirittur­a due di slalom. Una medaglia inaspettat­a anche per lui, anche se fu avvisato in qualche modo da un suo avversario al mattino presto, quando stavano salendo sulla prima seggiovia. Oggi abbiamo una bella chance per fare medaglia gli disse Jansrud, ancora ventenne e a quei tempi più propenso allo slalom. No, non credo rispose Ligety.

E poi fu oro, a soli 21 anni. Nello stesso periodo Ted porta avanti un progetto che diventerà poi parte integrante della sua vita: Shred, un brand creato insieme al suo amico Carlo Salmini. Se cercate la traduzione in italiano di Shred vi uscirà qualcosa come brandello, frammento, pezzetto, ma in realtà il significat­o vero e proprio non esiste. Shred racchiude la sua mentalità, è un atteggiame­nto spavaldo per conquistar­e tutto quello che si può in modo spensierat­o e alternativ­o. E dunque nello sci alpino entrano in scena caschi colorati e stravagant­i, maschere fluorescen­ti, con uno stile più vicino al contesto freestyle e freeride che a quello agonistico. Fu anche uno dei primissimi a indossare le protezioni per gli avambracci, insieme al suo collega Bode Miller. Protezioni che ormai sono utilizzate dalla maggior parte degli atleti di Coppa del Mondo.

Born in USA

Theodore Sharp Ligety detto Ted è nato a Salt Lake City il 31 agosto 1984

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