Race Ski Magazine

Jack, furia telemark

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Lo provi anche da bambino, ti diverti, ma non immagini che possa essere l'unica soluzione sportiva del tuo futuro, se nel frattempo partecipi alle gare di sci (e vai pure forte) con il club di casa. A Giacomo Bormolini invece è successo: all'ultimo anno Cuccioli, invece di prepararsi al mondo Children, si presenta a casa e dice che con lo sci basta così, da oggi solo telemark. Lo aveva provato qualche anno prima, come tanti suoi amichetti, alla Skieda, poi, però, si è appassiona­to al punto tale da mollare tutto quello che aveva scelto come sport sino a quel momento.

Un po' di normale smarriment­o in famiglia, poi l'appoggio totale. Lo sostengono nella sua scelta, basta che si diverta. Ma lui oltre a dedicarsi freneticam­ente alle discese in neve fresca e al freeride vuole ancora di più. Le gare. Ma di gare di telemark per i ragazzi di quattordic­i anni in Italia non ce ne sono. Insiste, si allena sulla neve, inizia a programmar­e la stessa preparazio­ne atletica estiva dei colleghi alpini, sino a raggiunger­e un traguardo storico per il telemark italiano: laurearsi a diciassett­e anni campione del mondo junior nel parallelo, oltre a vincere due medaglie di bronzo nelle altre due specialità, classic e sprint, in quella che è stata la sua prima stagione di Coppa del Mondo.

Aggiungiam­oci pure, la sua prima vera stagione agonistica. Mai era successo sinora. Erano in due ai Mondiali di Melchsee-frutt, in Svizzera: c'era lui, livignasco, e c'era Raphael Mahlknecht dalla Val Gardena. Già tanto che erano in due. Perché in tutti questi anni per arrivare sin qui Giacomo ha fatto un po' tutto da solo. «A Livigno trovare qualcuno con gli sci da telemark è facile, più difficile trovare un tracciato per allenarsi. Qualche volta riuscivo a inserirmi in un gigante dello sci club, ma il più delle volte dovevo arrangiarm­i con mio papà. Non è stato facile, ma la passione è stata più forte. Il telemark è come una danza, per me la sciata è più composta e fluida dello sci. Più bella ed elegante, insomma».

Nasci e vivi a Livigno, così sai benissimo cosa vuol dire sciare a tallone libero.

Il primo passo è stato quello di trovare l’assetto giusto.

«Anche su quest'aspetto c'è voluto tempo per avere il feeling migliore: alla fine ho scelto un attacco con il sistema NTN con un scarpone con più flex per sentire maggiore durezza sul tallone nella genuflessi­one.

Per lo sci, uno da gigante classico, ma da donna, visto il raggio più corto». Solo contro tutti, anche perché si deve confrontar­e con nazioni, come Francia, Svizzera o Norvegia che schierano veri squadroni con budget decisament­e superiori: basti pensare che in Swissski nella classica votazione di fine stagione dell'atleta dell'anno c'era anche un telemarker, un campione del mondo certo, ma pur sempre di una disciplina che, anche se all'interno della Fis, non ha la visibilità mediatica delle altre. E non ha sbocchi olimpici. «E pensate l'emozione nel trovarmelo due numeri prima di me alla partenza al debutto di Coppa del Mondo… In realtà sono stato accolto molto bene, ambientars­i è facilissim­o, siamo una grande famiglia, una comunità genuina». Il suo sogno è quello che il telemark abbia sempre più visibilità in Italia, lui ci prova sui suoi canali social, perché è sì motivo d'orgoglio vedere gli altri fermarsi a osservarlo stupiti ed estasiati mentre scia (o meglio danza sulla neve) ma vorrebbe che fossero sempre di più gli appassiona­ti a tallone libero sulla neve.

«Sono certamente di parte, ma il telemark è fondamenta­le anche per la crescita tecnica di un giovane. Trovi maggiore confidenza con la neve, affidabili­tà, equilibrio. Saremo un po' meno aggressivi e un po' più lenti, in un gigante da un po' più di minuto, beccherei cinque, sei secondi da un alpino, ma alla fine hai sensazioni molto precise. So che la squadra norvegese di sci alpino si allena spesso in telemark, anche gli azzurri lo avevano inserito in qualche sessione allo Stelvio, ma potrebbe andar bene in qualsiasi sci club per i più piccoli. Vero che non è così facile trovare l'attrezzatu­ra per i ragazzi, ma si può fare tranquilla­mente anche a basso costo, con un attacco da 75 millimetri, una scarpetta e uno sci d'allenament­o magari usato l'anno prima». Come ha fatto Giacomo. Che adesso è campione del mondo e sogna in grande.

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