KATHARINA, THE QUEEN
Arriva da un paesino austriaco di 3.500 anime ed è la slalomista del momento, capace di inserirsi nella sfida tra Vlhova e Shiffrin. E con la sua sciata dolce, si è presa coppa e oro mondiale
Era il momento di preparare la battaglia finale, fra le mani di Antonio Ricco che gli ha allentato le tensioni lombari, fra il video rivisto mille volte, fra una barretta addentata aspettando la ricognizione. Giuliano appiccicato e attento. Lo ha mollato solo un attimo, mentre era intento nei suoi scatti in salita nella zona della partenza e Luca in maniera maniacale stava provando la lente della maschera più idonea per la luce e le ombre. Quelle che Finferlo aveva dentro prima di scagliarsi dal cancelletto di partenza della manche decisiva. Luci e ombre che hanno caratterizzato la sua carriera fino al giorno bestiale di Cortina. Luca che lottava nei segni, che cavalcava il pendio come il suo eroe Justin Barcia in sella a una moto e che cercava di far tagliare lo sci con maggior efficacia, puntava a non agganciarsi alla neve rimasta ghiacciata ma talvolta aggressiva. Un po’ meno deciso e fluido rispetto alla prima manche, i soliti rischi presi, ma comunque controllati.
Noi nell’area media, appiccicati al maxischermo e poi al tratto finale della pista. I tecnici dislocati sul pendio e altri in partenza attaccati al telefonino per non perdersi neppure un’immagine. Fra questi c’era uno con il cuore in gola forse più degli altri. Vittorio Boggian, Toyo per tutti, skiman Salomon che segue Luca da tre anni.
È stato il primo ad alzarsi, era salito al Duca d’aosta ad aspettare Luca con gli sci da ricognizione mezz’ora prima. Venticinque anni in giro per il mondo e anche per Toyo a Cortina la prima medaglia, la soddisfazione più bella. Si dovevano forse trovare per riuscire a realizzare un sogno, che questo argento trasforma in straordinaria realtà. Se Toyo è stato il primo a svegliarsi, è stato anche l’ultimo ad addormentarsi. A dormire Luca non ci è riuscito. C’era da far scorrere nella mente una giornata incredibile avvinghiato alla sua medaglia, c’era da stare attaccato al telefono a scriversi con Faivre, entrambi in difficoltà a prendere sonno. C’era da rendersi conto che finalmente era riuscito a chiudere il cerchio.