Race Ski Magazine

Asja Zenere

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Le lacrime versate da Asja Zenere nel parterre del gigante di Sestriere nascondono le difficoltà delle ultime stagioni. «Tutte le battaglie che ho dovuto affrontare: ero arrivata a toccare la Coppa del Mondo, sfuggita malamente per tutti gli incidenti che ho avuto. Mi sono ritornati in mente quei sogni che a volte scompaiano, i momenti in cui ho tribolato, i pianti che ho fatto quando guardavo alla television­e dove sarei potuta essere. Mi sono passati per la testa i sogni e i sacrifici miei e della mia famiglia». Che sacrifici non sono mai stati per la ventiseien­ne di Enego, trasferita­si in Valsassina per amore. Perché lei non vorrebbe mai cambiare nulla della sua vita, è felice di quello che ha fatto e di quello che tuttora sta facendo. «A Sestriere sono venute a galla un sacco di emozioni, figlie anche della prima qualificaz­ione, dell'undicesimo posto che non proprio tutti riescono a centrare in Coppa del Mondo e del pubblico italiano. Alla quartultim­a porta ho iniziato a sentire un ronzio dentro al casco, segno che qualcosa di buono stava per accadere». Poi le lacrime di gioia, capaci di annegare per qualche istante le sfighe che non puoi comandare e che ti fanno capire che qualcosa di buono c'era. E che quello che Damiano (Scolari, il responsabi­le della squadra di Coppa Europa) e Albo (il marito e istruttore nazionale, Giuseppe Alborghett­i) pensavano, non era poi del tutto sbagliato. «So di non essere giovanissi­ma e che i tempi sono diversi per ognuna di noi - sostiene - Damiano ha sempre creduto in me e questo è stato fondamenta­le perché è facile essere buttati fuori squadra. Albo? Mi ha salvato la carriera, nel momento più buio (era la stagione 17/18, ndr) mi ha presa, cambiata e si è fatto in quattro per me, in tutto questo percorso c'è tantissimo di lui».

I primi squilli in Coppa Europa erano arrivati nella stagione 2019/2020: due podi in gigante e la consapevol­ezza di essere sulla strada giusta. Poi l'inizio di un calvario: stop, interventi e ripartenze a ripetizion­e, momenti senza fine. «Sapevo come fare per poter ritornare ad alto livello, ho sfruttato quello che ho imparato nel tempo per ricostruir­e tutto - spiega - Il metodo di allenament­o, la gestione, il modo in cui muovermi in una circostanz­a o in un'altra:

ho messo in pratica gli insegnamen­ti del passato ed eccomi qua». Guai a dirle che è la terza gigantista italiana dopo Marta Bassino e Federica Brignone. Non vuole sentire questo discorso, anche perché arriva da un percorso pieno di zig-zag, che le ha fatto capire che è pressoché vietato sognare a lungo termine. «Oggi ci sei, domani non più, bisogna prendere quello che viene, cercando sempliceme­nte di dare il massimo giorno dopo giorno». A Semmering altri punti, così come nel primo gigante di Kranjska Gora, ma in Slovenia la sua azione è sembrata essere più impacciata. Asja racconterà solo dopo, a precisa domanda, che stava davvero male (tant'è che poi ha dovuto saltare anche l'appuntamen­to con Altenmarkt). E ora, come a tanti è successo, è ora di capire qual è l'obiettivo stagionale. Lei, decisa e convinta come è sempre stata, non ci pensa due volte: posto fisso attraverso la Coppa Europa, va bene il gigante, ma se viene anche la generale tanto meglio. «Poi è ovvio che voglio la Coppa del Mondo, ma l'obiettivo stagionale che ci siamo prefissati è il circuito continenta­le». E allora piena fiducia ad Asja Zenere, che ancora una volta si è fatta trovare pronta quando serviva ed era fondamenta­le salire su quel treno che viaggia sempre veloce e che quasi mai si ferma ad aspettarti.

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