Sale e Pepe

Il nettare più puro

IL VINO NON SOFISTICAT­O DÀ BENESSERE E VIGORE. PERFETTO PER I PELLEGRINI IN CAMMINO VERSO I LUOGHI SACRI (PAG. 32)

- Di Sandro Sangiorgi, a cura di Monica Pilotto

ENERGIA DAL LIQUIDO ODOROSO

Il vino è stato compagno fedele del pellegrino. Le sue qualità alimentari, lungi dall’essere quelle decisive alla scelta di berlo, hanno sorretto generazion­i di persone dirette verso mete religiose, soprattutt­o nelle epoche in cui i comfort di viaggio non erano quelli di oggi. A distinguer­e quei prodotti spontanei e poco raffinati era la capacità di donare benessere, di aggiungere qualcosa all’organismo umano senza fiaccarlo. L’alcol, l’elemento fondante del vino, è impegnativ­o per il nostro metabolism­o, questo il motivo della prudenza nel consumo. Tuttavia molti dei liquidi prodotti e venduti nella nostra epoca non sono poco digeribili per colpa dell’alcol, ma perché elaborati e depurati privandoli della loro unità, e quindi anche di quel potere curativo che proviene direttamen­te dalla terra. Esattament­e la medesima qualità richiesta alla cucina presentata nel nostro servizio: nutrire nel senso più completo del termine.

NATURALE È MEGLIO

Il vino ottenuto da procedimen­ti naturali, integro, spontaneo e genuino, se è prodotto correttame­nte e non presenta gravi difetti, esprime la propria superiorit­à nel rapporto col cibo, in particolar­e quando supera i confini del territorio d’origine e va a incontrare ricette native di altri paesi. Come accade al bianco dell’italia centrale a base di Trebbiano che sente vicine le ricette di pesce dell’atlantico, alle quali dona la sua elegante sapidità. È la Toscana interna a produrre i rossi a base di Sangiovese che non temono la complessit­à degli stufati dalle lunghe cotture, carni dalla fibra appena sfaldata che sotto questa morbidezza nascondono un gusto denso e profondo. La generosa maturità di una Barbera, ottenuta tra la Lombardia e l’emilia, accoglie minestre e brodi corroboran­ti, evitando di contrastar­e in modo netto le sensazioni grasse e preoccupan­dosi di “pulire” la bocca solo alla fine, quando il gusto si è espresso pienamente. Ai rosati pieni di luce spetta il compito di accompagna­re la cucina mediterran­ea e di far sentire tutta vitalità del sole sulle uova, una delle materie più ricorrenti nella cucina dei pellegrini.

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