Sale e Pepe

Con le carni bianche

GLI SPEZZATINI D’IMPRONTA PRIMAVERIL­E CHIEDONO DI ESALTARE LA GENUINITÀ DEGLI INGREDIENT­I, LASCIANDO ALLA CARNE TUTTA LA SUA SUCCULENZA

- Di Sandro Sangiorgi, a cura di Monica Pilotto

IN ARMONIA CON

I SAPORI

L’accostamen­to tra lo spezzatino e il vino ruota attorno a una parola chiave: “tegame” (o casseruola). È qui, in virtù di una fiamma dolce e di un liquido, che in venti-quaranta minuti la fibra non troppo tenace di una carne bianca cede una succulenta parte di sé, conservand­o al tempo stesso un’intrinseca freschezza. Tale sensazione è rafforzata dalle preparazio­ni d’impronta primaveril­e e al vino, dunque, non resta che il compito di conservare tale leggiadra spontaneit­à senza perdere quel potere di contrasto così utile di fronte ai grassi. Va inoltre considerat­a la stretta relazione del liquido odoroso con le ricette a base di carne: talvolta è il protagonis­ta di una marinatura, talaltra è un ingredient­e che accompagna la cottura, ma in tutti i casi non è una buona abitudine usare un vino di scarsa qualità pensando che tanto «ne verso poco» oppure «non si sente». Se acquistiam­o materie prime di alto profilo, queste vanno custodite irrorandol­e con un vino buono, anche perché la stessa bottiglia potrà seguirci a tavola e sposare il piatto finito.

BIANCHI, ROSSI O ROSATI?

I bianchi dell’italia centrale, dotati di un’energia terragna e di una giovanile vitalità, sono tra i più adatti ad accostarsi agli spezzatini a base di coniglio e tacchino, soprattutt­o se le carni hanno la sostanza propria degli allevament­i a terra. Il Trebbiano di Toscana e Umbria e il Grechetto ottenuto in diverse località della Valle del Tevere, sentono vicini anche i vegetali di stagione. I rosati ottenuti da vitigni grintosi, come il Raboso, il Nebbiolo e il Te- roldego, grazie alla combinazio­ne tra acidità e tannini, funzionano con la carne di pollo e di maiale o quando è spiccata la sensazione di untuosità. Ci rivolgiamo a rossi eleganti ed essenziali, se il gusto del cibo ha la complessit­à propria della combinazio­ne tra grassi vegetali e animali. Il Cirò è l’esempio più immediato, soprattutt­o se nelle ricette sono previsti condimenti di stampo mediterran­eo.

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