comfort food
Colma di minestra calda da condividere, ancora oggi la zuppiera di antico e intrinseco splendore, in pregiata porcellana traslucida, è regina sulla tavola
Ad aiutare la sua presenza in tavola ha contribuito la cucina etnica, in particolare quella asiatica, famosa per i piatti a base di brodo. Così le zuppiere si adeguano, nella forma e nello stile, a contenere il ramen giapponese, il pho vietnamita, o la tom yam thailandese. E nonostante il suo nome ne suggerisca un uso per zuppe e brodi, le sue fattezze la rendono perfetta anche per servire pasta asciutta. Un’immagine valga più di mille parole: Totò che mangia spaghetti al pomodoro con le mani direttamente dalla zuppiera in una memorabile scena di Miseria e Nobiltà. La zuppiera è un pezzo talmente bello che facilmente lo si trova in mostra nei musei della ceramica italiani. Il più rifornito è quello di Faenza in provincia di Ravenna, il Museo Internazionale delle Ceramiche che ne colleziona di ogni epoca e fattezza. Al Museo di Bassano, nel vicentino, si trovano zuppiere sia della collezione contadina (zoomorfe a forma di animali come galline, anatre o con disegni bucolici) che delle più sontuose tavole venete del Settecento. Originale la collezione esposta al Museo delle Ceramiche di Mondovì, in Piemonte, che mette in scena tavole tipiche di diverse culture: cinese, islamica, ebraica e anche borghese, art decò e anni Settanta. Infine, una delle zuppiere a forma di rana che tanto piacevano a Ermanno Olmi è conservata nell’archivio della manifattura Stringa a Nove, visitabile durante la Festa della Ceramica a settembre o contattando il Museo Diffuso della Ceramica (museonove.it).