Anello di Monaco
ALTO, SOFFICE E RICOPERTO DI GLASSA, È UNA SCENOGRAFICA SPECIALITÀ TIPICA DELLE TAVOLE NATALIZIE
Tradizione vuole che nel periodo delle feste le vetrine delle pasticcerie mantovane facciano spettacolo con un dolce esclusivo che troneggia su altre delizie tipiche, come la Sbrisolona. Per Mantova l’anello di Monaco è un must e rappresenta ciò che il panettone è per Milano. Rispetto a questo, la specialità mantovana condivide alcune similitudini come la lavorazione dell’impasto, fatto lievitare più volte per renderlo soffice, ma con il dolce meneghino ha poco altro da spartire. Si distingue per la forma di alta ciambella con il buco, per la glassa che lo ricopre, per il ripieno di frutta secca. E anche per la storia sulle sue origini, ancora incerte. Una prima narrazione sostiene che il dolce venne ideato da un monaco dell’abbazia benedettina di Polirone, utilizzando una pasta lievitata ottenuta dalla macerazione di patate e carote. Questa ipotesi spiegherebbe il motivo per il quale l’anello viene chiamato anche “del monaco”, con riferimento al benedettino.
Trova più credito una seconda ipotesi, che vuole che l’anello sia invece frutto dell'inventiva di artigiani pasticcieri che alla fine del Settecento si trasferirono dall’estero a Mantova e vi avviarono la loro attività. Tra questi c’erano lo svizzero di origine tedesca Samson Putscher e il bavarese Hans Ruuh, e da loro si fa derivare l’altro nome della soffice ciambella: anello di Monaco (con la M maiuscola).
A Putscher si deve anche l’invenzione della torta Elvezia (o Helvetia), palesemente chiamata così in omaggio alla sua terra d’origine, ma considerata una specialità mantovana a tutti gli effetti, come l’anello di Monaco. C’è chi trova che abbia un legame con il Kugelhupf, ciambellone mitteleuropeo anch’esso di pasta lievitata, ma con ripieno e finitura differenti. Anche nell’ipotesi che il dolce germanico abbia ispirato Putscher, il risultato è stato alquanto diverso e l’anello si è profondamente radicato nella gastronomia del Mantovano. Un legame che lo ha fatto riconoscere come prodotto Pat (Prodotto Alimentare Tradizionale).