Ho il viso deturpato da quando mi hanno rimosso un angioma da una guancia.
«La struttura sanitaria non è autorizzata dalla legge alla raccolta di informazioni personali sul credo religioso in modo sistematico e preventivo», risponde Salvatore Frattallone, avvocato del Foro di Padova. «Può invece essere informata su iniziativa del paziente per sapere quali prestazioni mediche erogargli in linea con le sue convinzioni religiose. Trattandosi di un dato “sensibile”, va fornito il proprio consenso a medici e infermieri che devono annotarlo in forma scritta. Dichiarare il credo religioso può servire al paziente per richiedere un’assistenza religiosa e spirituale durante il ricovero per soddisfare l’eventuale bisogno di conforto o di sacramenti al letto. Il credo religioso può diventare rilevante in caso di decesso, affinché il servizio necroscopico possa preparare la salma rispettando le specifiche volontà del defunto. Se vuoi, puoi esprimere anche le tue scelte rispetto al tipo di alimentazione che desideri ricevere durante il ricovero, ma nel farlo non sei tenuta a dichiarare la tua religione. La violazione di queste regole può legittimarti a chiedere, all’ospedale, i danni per violazione della privacy».
È subentrata un’infezione, la zona è andata in necrosi e ora ho una cicatrice incancellabile. Posso chiedere il risarcimento dei danni al chirurgo estetico che mi ha operato?” Federica, Roma
«Sì, perché la necrosi cutanea è uno degli errori medici più gravi che possono verificarsi nelle operazioni estetiche ed è legato a una scorretta esecuzione dell’intervento o a insufficienti esami preoperatori che non hanno consentito di valutare bene l’angioma e di scegliere di conseguenza il trattamento più idoneo per rimuoverlo», risponde Paola Tuillier, avvocato del Foro di Roma. «Nel tuo caso, però, oltre al danno alla salute, che prevede un risarcimento in qualsiasi caso di errore medico, è stato leso anche un altro diritto tutelato - come il diritto alla salute - dalla Carta costituzionale: quello all’identità personale, ovvero alla libertà di poterti esprimere nella vita di relazione per quello che sei e per l’immagine corporea che ti caratterizza. Questo è stato compromesso, anche a livello psicologico, dalla presenza della cicatrice deturpante sul volto.
I medici sono responsabili di entrambi i danni che hai subito, ma lo è anche la casa di cura: la struttura sanitaria non solo deve garantirti un trattamento paragonabile all’ospitalità alberghiera, ma è anche obbligata ad assicurarti un’assistenza tecnico sanitaria di livello adeguato. Questo vale anche se il chirurgo estetico che ti ha operato non è un dipendente della casa di cura e non ha un rapporto di lavoro subordinato con la struttura».