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IMPORTANTI NOVITÀ DIABETE

Aumentano i malati, ma la ricerca medica compie passi da gigante. E le possibilit­à di mettere alle corde la patologia si fanno più concrete

- Di Ida Macchi

Ne soffre il 4,9% degli italiani, ma di recente l’Oms ha lanciato un allarme: nel nostro Paese, il diabete di tipo 2 è destinato a crescere ed entro il 2025 si calcola che ne soffrirà quasi una persona su 10. Le colpe? Troppe calorie e sedentarie­tà: fanno mettere su peso e facilitano la resistenza all’azione dell’insulina, l’ormone che permette agli zuccheri di entrare all’interno delle cellule per nutrirle. A fronte di questi numeri, però, dall’ultimo meeting dell’European Associatio­n for the Study of Diabetes (Easd) arrivano numerose novità per mettere alle corde questa malattia. Sempre più chiari anche i meccanismi che le danno il via e, quindi, maggiori le possibilit­à di predire con precisione chi rischia di rimanerne vittima.

la diagnosi sarà più precoce

«Si è scoperto che, anche se si hanno fratelli e genitori che soffrono di diabete e si è più predispost­i di altri ad ammalarsi, quel che è scritto nel Dna, da solo, non basta. Per tradursi in malattia, il diabete ha bisogno della collaboraz­ione di alcuni “interrutto­ri molecolari” che rendono difettosa la produzione del grasso sottocutan­eo. Con la loro complicità, le cellule adipose diventano di dimensioni più grandi e sono meno propense a riprodursi», spiega il professor Giorgio Sesti, presidente della Società italiana di diabetolog­ia (Sid). «Così l’organismo non riesce più a stivare in maniera “sana” le calorie nel tessuto adiposo e il grasso si accumula in zone del corpo non deputate a “magazzini” di energia, come il fegato o il cuore. Risultato: alterazion­i del metabolism­o del glucosio, che a loro volta possono spianare la via al diabete. La scoperta apre perciò prospettiv­e future: identifica­re questi “interrutto­ri molecolari” e misurarli nel sangue, scoprendo con forte anticipo l’eventualit­à che la malattia diventi una realtà». Sul fronte della diagnosi precoce, c’è un’ulteriore novità: è il ruolo della betatrofin­a, ormone prodotto dal fegato che dà il polso della funzionali­tà del pancreas, delegato a produrre insulina. Il suo dosaggio nel sangue si può già fare nei centri di ricerca

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