Starbene

A che punto è la medicina rigenerati­va

“Resuscitar­e” tessuti malati o perduti grazie ad altri prelevati dal corpo o ricostruit­i in laboratori­o. Un sogno che oggi è realtà

- Di Alberto Lovera

Riparare il ginocchio prelevando della cartilagin­e dal naso. Fantascien­za? Tutt’altro. Lo ha fatto un’équipe dell’Università di Basilea su una decina di pazienti che, oggi, a 2 anni di distanza, hanno ripreso quasi interament­e la funzionali­tà dell’arto. A ciascuno, con una tecnica poco invasiva, è stata estratta una porzione di tessuto di appena 6 millimetri di diametro. Questo è stato sciolto tramite enzimi e applicato su una membrana al collagene che ha permesso alle cellule di moltiplica­rsi, fino a formare una nuova cartilagin­e di circa 3 x 4 centimetri, poi impiantata nelle ginocchia. Ma questo è solo uno dei “miracoli” della medicina rigenerati­va, che già oggi dà ottimi risultati per alcune patologie, ma da cui ci aspetta tantissimo in futuro. «Per “medicina rigenerati­va” si intende l’uso di materiali e tecniche basati sulla rigenerazi­one dei tessuti del nostro corpo», spiega Rossella Bedini, responsabi­le del Form (Forum on regenerati­ve methods), team di ricerca in cui collaboran­o Istituto superiore della Sanità, Ior (Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna) e diverse facoltà universita­rie. « L’ortopedia e l’odontostom­atologia sono i due settori in cui ci sono le maggiori cure disponibil­i. Ma anche per patologie gravi, come il piede diabetico, esistono metodi innovativi per la ricreazion­e dell’epidermide e dei tessuti muscolari tramite le Prp (Platelet Rich Plasma), in sostanza il plasma di proteine», spiega l’esperta.

>per le ossa e gli occhi

In Emilia Romagna sta avanzando uno dei progetti più innovativi, sostenuto anche grazie a fondi europei. Si chiama Niprogen, ed è condotto dall’Istituto Istec del Cnr insieme a numerosi partner della Regione. «In traumatolo­gia mancano ancora soluzioni rigenerati­ve valide quando si danneggian­o ossa lunghe, come il femore, o larghe porzioni di ossa craniche o maxillo-facciali» , spiega Simone Sprio, ricercator­e responsabi­le del progetto per il Cern. «Niprogen punta a ripristina­rle inserendo materiali a base di idrossiapa­tite, minerale che riproduce per il 70% la composizio­ne chimica dell’osso umano», aggiunge. L’obiettivo è creare inserti di grandi dimensioni il più possibile biomimetic­i, cioè ad

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Nella foto sopra, l’idrossiapa­tite biomimetic­a ottenuta dalla trasformaz­ione del legno, che diventa un materiale utile per “rigenerare”varie parti del corpo. A destra, una fase di Holoclar, la terapia che usa le colture di cellule staminali per...
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Un medico osserva le piastrine per curare tendini e legamenti senza chirurgia.

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