Starbene

QUANTO CI PIACE USARE CUORICINI E FACCINE CHE RIDONO!

- A.P.

Tutti a scambiarci “faccine sorridenti” su whatsapp &co: uno studio dell’University of Michigan e dell’Università di Pechino, che ha vagliato 427 milioni di messaggi usciti da 4 milioni di smartphone in 212 Paesi, dice che la faccia che ride fino alle lacrime, seguita da quella con i baciotti e cuoricini vari, è in testa alle classifich­e degli emoji più usati negli sms ed email. A sorpresa, sono i francesi quelli che utilizzano di più gli emoticon gioiosi e teneri (ne contiene un messaggio su cinque) seguiti a distanza da russi e americani. E non è un fatto generazion­ale: un’altra ricerca condotta su mille abitanti negli Stati Uniti rivela

che solo il 54% di chi usa le illustrazi­oni online ha dai 18 ai 34 anni. Tutti gli altri sono adulti fatti e finiti, se non anziani. Ma perché questo boom di faccine all’insegna della felicità? C’è così tanto buonumore (e affettuosi sentimenti) in giro da aver voglia di esprimerli a ogni sms? «Direi di no. Adoperare tanti emoji positivi è una convenzion­e sociale, una captatio benevolent­iae per dare una percezione positiva di noi stessi e ingraziars­i l’interlocut­ore», spiega Davide Bennato, sociologo dei media digitali all’Università di Catania. «I messaggi, infatti, non sono un “testo scritto”, bensì un “parlato scritto” in cui però si perde il tratto corporeo della comunicazi­one (il movimento delle mani, la postura, l’espression­e). Quindi, usiamo gli emoticon come gesti per sottolinea­re l’aspetto emotivo dello scambio in chat e umanizzarl­o, rendendolo più vicino possibile a una conversazi­one vis à vis ». La cartina al tornasole? In fondo alla lista sull’impiego di emoji ci sono Paesi come Messico Colombia e Perù, paesi più “calienti” dove alle comunicazi­oni digitali si preferisce il contatto fisico.

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