Con la corsa ho sconfitto la droga
Anoressica e dipendente dagli stupefacenti, Sara in comunità ha cominciato a correre. Ora è una runner professionista ma soprattutto ha vinto, per sempre, la sua sfida più importante
L’unica corsa che facevo prima di entrare a San Patrignano, era la fuga da me stessa. Scappavo dai miei problemi, da tutto quello che non andava e che non volevo affrontare rifugiandomi in alcool e droga, addirittura smettendo di mangiare sino a diventare anoressica. Avevo cominciato con l’eroina in Spagna, subito dopo la laurea, dove mi ero ritrovata a condividere le giornate con un tossicodipendente. Rientrata in Italia avevo lavorato in un negozio, lasciando dopo poco un “buco” di qualche migliaio di euro. Mi hanno salvato mia mamma e mia sorella. Grazie a loro, nel dicembre del 2010, entrai nella comunità di San Patrignano. Qualche mese più tardi cominciai a fare sport con la banale motivazione di rimanere magra, approfittando dei tapis roulant nella palestra della sede di Trento, dove ero stata assegnata. L’attività fisica fa parte del percorso di recupero, è proposta dagli educatori per imparare a superare i propri limiti e mettersi in gioco, ma per me, all’epoca, era semplicemente uno strumento per tenere il peso sotto controllo. La praticavo con determinazione, ma senza passione. Poi, nel 2013, è arrivato il trasferimento al centro riminese di San Patrignano: una sede più grande, nel verde, dove era naturale uscire per fare sport all’aria aperta. Tre uscite settimanali da 40 minuti che mi hanno cambiato la vita.
IN COMUNITÀ HO COMINCIATO A CORRERE IN GRUPPO
Ho iniziato ad apprezzare la soddisfazione di sfidare me stessa, il piacere di sentire il sole, il vento e la pioggia sulla mia pelle, la felicità di condividere con le mie compagne di training le piccole conquiste dell’allenamento: una salita affrontata con più grinta, un allungo concluso senza troppa fatica. A Rimini c’era anche il Running Team gestito da Antonio Boschini, responsabile terapeutico della comunità, con finalità anche competitive. Il mio primo obiettivo è stato l’ingresso nella squadra: la corsa mi aveva così coinvolta che volevo perfezionare tecnica e prestazioni, allenandomi più a lungo. Sono riuscita a farne parte dopo un anno circa, conquistando l’opportunità di allenarmi con un professionista, seguendo metodi scientifici. Questo progetto mi ha coinvolto completamente: era un’opportunità per migliorarmi, non solo come runner ma anche come persona. E per cambiare, drasticamente. All’ingresso a San Patrignano ero dipendente dalle sostanze, fumavo 2 pacchetti e mezzo di sigarette al giorno e la mia anoressia non era regredita. Anche grazie al running ho
«CORRERE MI HA CAMBIATA COME PERSONA. HO IMPARATO A PRENDERMI CURA DI ME STESSA, MA ANCHE AD ASSUMERMI LE MIE RESPONSABILITÀ. ORA DAVANTI AI PROBLEMI NON FUGGO PIÙ».
ritrovato la voglia di prendermi cura di me stessa e l’energia necessaria per reagire. Avevo l’esempio ispiratore di Boschini: entrato a San Patrignano negli anni in cui la comunità stava nascendo, è diventato medico per mettere la sua esperienza e le sue conoscenze a disposizione di tutti gli ospiti del centro. Con il suo entusiasmo è stato capace di farmi accettare gli allenamenti anche nelle giornate in cui le gambe proprio non andavano e ha saputo farmi superare i miei limiti. Finalmente da “secca”, pian piano, mi stavo trasformando in una persona tonica, resistente, sempre più forte. Che aveva anche, finalmente, voglia di mangiare.
HO CORSO A CENTRAL PARK GODENDOMI OGNI MOMENTO
Senza quasi rendermene conto mi sono ritrovata alla partenza della maratona di New York, nel 2014. È stata un’esperienza meravigliosa. Il tifo strepitoso, la città in festa, la carica energetica tangibile: non pensavo tanto al risultato quanto a godermi l’evento, emozionandomi. Nel 2016, poi, è arrivata la prima sfida, davvero impegnativa, con il trail running, la corsa fuoristrada, sui sentieri. Abbiamo partecipato, in gruppo, guidati dall’ultrarunner Stefano Gregoretti, alla Magredi Mountain Trail, una corsa di 3 giorni su tratte da 10, 55 e 35 km. Sarei stata l’unica donna del team e, prima della partenza ero preoccupatissima: temevo che avrei rallentato tutti. Invece è stata un’esperienza formativa: abbiamo passato le giornate di gara sempre insieme, sostenendoci in tutto. Prima ero fermamente convinta che correre da sola, ascoltandomi e concentrandomi su me stessa, fosse ciò che mi piaceva di più. Poi ho capito che in gruppo ogni runner diventa più forte perché acquisisce serenità e si diverte. È stata una lezione importante per la corsa, ma anche per la mia vita.
VOGLIO AIUTARE CHI, COME ME, HA UN PASSATO DIFFICILE
Ora ho concluso il mio percorso di recupero. Lavoro a San Patrignano, nell’ufficio raccolta fondi, ma sono uscita dalla comunità ed è stato un passo difficile, perché temevo di non essere abbastanza forte per assumermi le responsabilità del quotidiano. Ce l’ho fatta, senza grandi difficoltà. Merito del periodo in comunità ma anche della corsa, che mi ha fatto uscire da questi anni davvero difficili. Rimango nel Running Team, e ho già qualche gara in programma per l’anno appena iniziato, ma soprattutto voglio aiutare chi vorrà approfittare dei benefici che regala lo sport per uscire dall’incubo della droga.