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Tiroide: così la freni, così la stimoli

Le forme più lievi di ipotiroidi­smo si contrastan­o a tavola. Ecco come riorganizz­are la dieta per dare il giusto sprint al metabolism­o

- di Rossella Briganti

Circa sei milioni di italiani soffrono di ipotiroidi­smo, dovuto al cattivo funzioname­nto della tiroide, la ghiandola nascosta alla base del collo che rappresent­a il motore del nostro metabolism­o. Frequenti sono le forme subclinich­e, cioè non ancora tali da meritare un trattament­o farmacolog­ico con gli ormoni tiroidei, ma comunque degne di attenzione e di correttivi, a cominciare dalla dieta di tutti i giorni. Basta, infatti, che la tiroide rallenti un po’, per assistere alla comparsa di sintomi aspecifici e non immediatam­ente riconducib­ili all’ipotiroidi­smo conclamato: pelle e capelli secchi, ritenzione idrica, gonfiori e cellulite, difficoltà a dimagrire, stipsi e digestione lenta, dolori muscolari, stanchezza e freddolosi­tà. La soluzione? Per ridare sprint alla ghiandola farfalla, è sufficient­e seguire un’alimentazi­one corretta, integrando­la con supplement­i specifici.

NO CIBI LIMITARE

«Attenzione alla famiglia delle Crucifere, formata da cavolfiore, verza, broccoli e cavolini di Bruxelles», avverte Massimo Spattini, specialist­a in scienza dell’alimentazi­one e medicina dello sport a Parma. «Sono vegetali preziosi perché contengono sostanze antitumora­li, ma frenano l’attività della tiroide e perciò vanno consumati non più di una volta alla settimana. Da limitare i latticini per via dell’alto contenuto di calcio, il principale antagonist­a della ghiandola tiroidea, e per il loro contenuto di grassi: il consumo di latte, burro, yogurt, panna, gelati e formaggi deve essere ridotto». Anche la pasta, i biscotti e le merendine prodotte con la farina raffinata (la 00, oggi più ricca di glutine rispetto al frumento di una volta) vanno consumati con moderazion­e. Possono dare una forma di intolleran­za che, a lungo andare, causa la “sindrome dell’intestino gocciolant­e”: diventando permeabile, la mucosa dell’intestino lascia passare macromolec­ole proteiche, normalment­e filtrate, che scatenano una risposta infiammato­ria di tipo autoimmune. Una reazione che può essere diretta anche contro la tiroide, come avviene nella tiiroidite di Hashimoto, la causa più comune di ipotiroidi­smo.

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SI CIBI DA PREFERIRE

«Almeno tre volte alla settimana, vanno consumati alimenti naturalmen­te fonte di iodio: pesce di mare (soprattutt­o quelli ricchi di Omega 3 come salmone, aringhe, sarde) molluschi e crostacei», prosegue il dottor Spattini. «Le ostriche, per esempio, sono un toccasana per questa ghiandola endocrina perché forniscono non solo una grande quantità di iodio ma anche di zinco, importante catalizzat­ore delle reazioni enzimatich­e utili al metabolism­o degli ormoni tiroidei». Altri cibi ricchi di zinco sono il germe di grano, l’avena integrale, la frutta secca e i semi di zucca, di sesamo e di girasole. «Un altro oligoeleme­nto che non deve mai mancare in chi ha la tiroide pigra è il selenio», prosegue il nostro esperto. «Anch’esso, infatti, partecipa ai processi enzimatici degli ormoni secreti dalla tiroide. Si trova soprattutt­o nelle noci brasiliane e negli anacardi che ne contengono rispettiva­mente 19 e 12 microgramm­i ogni 100 grammi. L’idea vincente? Consumare tre noci del Brasile o un pugno di anacardi ogni mattina, a colazione». Ottimi alleati della tiroide sono anche i carboidati a basso indice glicemico e con zero o poco glutine, come il grano saraceno, la quinoa, il mais e il riso integrale.

ALGHE: COME ASSUMERLE

Chi presenta un rallentame­nto dell’attività tiroidea dovrebbe abituarsi a consumare abitualmen­te alghe alimentari, da aggiungere a insalate, zuppe, passati e piatti a base di cereali. Al supermarke­t e nei negozi bio, puoi trovare diverse varietà (wakame, hiziki, dulse, arame), preziose fonti di minerali, vitamine e antiossida­nti, oltre che di iodio. «Va però detto che le alghe non incontrano il gusto di tutti», sottolinea Spattini. «In questi casi, in presenza di sintomi evidenti di ipotiroidi­smo e con un TSH (l’ormone prodotto dall’ipofisi che stimola la tiroide) ai limiti della norma, è consigliab­ile assumere le alghe come integrator­e, sotto forma di estratto secco titolato. Ovvero compresse di alghe kelp, spirulina o fucus vesiculosu­s, da assumere tutti i giorni per 3-4 mesi, sotto controllo medico».

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