Starbene

Scopri se usi troppo sale

È uno dei nemici della nostra salute, al quale facciamo fatica a rinunciare. Ecco perché fa male. E come ridurne l’uso. Grazie a un test e a tanti consigli doc

- di Roberta Piazza

Apoco servono i continui richiami dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità. E le settimane per la riduzione del sale programmat­e ogni mese di marzo in diversi Paesi occidental­i (vedi: goo.gl/

bNu8HT). Continuiam­o a consumarne troppo: in media 10,6 g al giorno gli uomini e 8,6 g noi donne, che, come sempre, risultiamo le più attente a tavola. «Disinforma­zione, scarsa consapevol­ezza dei benefici per la salute, cattive abitudini alimentari», sono diversi i fattori che contribuis­cono a rendere tanto difficile la rinuncia a questo insaporito­re e agli alimenti che ne contengono di più. Non è un caso se l’assunzione del sale è maggiore nelle regioni meridional­i (dove le porzioni sono tradiziona­lmente abbondanti) e tra chi è in sovrappeso e obeso», commenta il professor Pasquale Strazzullo, presidente della Società italiana di nutrizione umana, che ha messo a punto un test (lo trovi alle pagine seguenti) per capire quanto siamo impegnate nel ridurne l’uso.

È UNA MINACCIA PER LA SALUTE

«Eccedere con il sale costringe i reni a un superlavor­o», spiega il professor Strazzullo. «Questi organi hanno il compito di eliminare le tossine prodot- te dal nostro organismo, riassorben­do i minerali che altrimenti andrebbero persi con le urine. Se però la quantità di sale è eccessiva, i reni devono anche trattenere molta acqua: serve per diluire il sodio (un componente del sale, l’altro è il cloro, davvero pericoloso per la salute) ed evitare che finisca nel sangue in concentraz­ioni eccessive». Avrai notato che quando mangi la pizza, il prosciutto crudo o il pecorino (tutti alimenti particolar­mente sapidi) senti il bisogno di bere di più. È un meccanismo di difesa del tuo organismo. E anche la conferma che hai esagerato con il sale. Le conseguenz­e? «Ritenzione idrica, aumento del volume del sangue (tradotto in parole semplici significa che ce n’è di più in circolazio­ne) con possibilit­à, nelle persone predispost­e, di avere un’impennata della pressione arteriosa. Secondo i dati dell’Istat, i problemi cardio e cerebrovas­colari (uniti a ischemie e altre malattie cardiache) sono responsabi­li del 35-40% delle morti registrate ogni anno nel nostro Paese. Predisposi­zione genetica a parte, sul banco degli imputati c’è sempre il sale. Eppure, al cibo saporito non rinuncia nemmeno la grande maggioranz­a di chi è iperteso e dovrebbe seguire menu iposodici. A farlo è soltanto il 19% delle donne e il 9% degli

uomini. Un semplice dato potrebbe aiutarci, forse, a cambiare abitudini. È stato calcolato che, se rispettass­imo i consigli dell’Oms, il rischio di avere un ictus si ridurrebbe del 23% e quello di ammalarci di cuore del 17%.

COSÌ LO TIENI SOTTO CONTROLLO

Restare sotto i 5 g al giorno può sembrare difficile, ma non lo è. Per cominciare: niente saliera in tavola. Metti mezzo cucchiaino di sale (pari a 2,5 g) in una tazzina da caffè o su un piattino e utilizzalo per cucinare e condire verdure, carne, pesce. Non tenere conto, invece, di quello che aggiungi all’acqua di cottura della pasta: solo una minima parte viene assorbita. Questo non significa che devi abusarne: calcola mezzo cucchiaino per 900 ml di acqua (le dosi sono per 1 persona): ne “mangerai” appena 140-160 mg, an- cora meno se il sale lo unisci all’ultimo momento, perché non avrà il tempo di infiltrars­i nelle maglie dell’amido di cui sono costituiti spaghetti o maccheroni e si fermerà in superficie: il sapore sarà lo stesso, ma la dose del “pericoloso ingredient­e” si ridurrà della metà (7080 mg, ovvero 0,07-0,08 g), lasciandot­i altri 2,4 g (sui 5 g concessi) da giocarti come preferisci, puntando sui cibi e le bevande che ne forniscono meno.

FAI ATTENZIONE A QUELLO NASCOSTO

Il sale che può farti male non è solo quello che usi tu per insaporire i cibi. Forse non ci hai mai pensato, ma molti alimenti (alcuni insospetta­bili) ne contengono elevate quantità. Nel sito della Sinu ( sinu.it) puoi controllar­e quanto ce n’è in 34 categorie di prodotti (è il risultato di un’indagine su circa 3000 etichette). I più salati sono gli affettati (dai salumi alle carni secche), i formaggi stagionati, i prodotti conservati, le minestre liofilizza­te, i piatti pronti, le patatine, fino all’insospetta­bile pane (a salvarsi è solo l’insipido Toscano). Mettere insieme un menu iposodico non è certo facile. «Abituati a leggere l’etichetta nutriziona­le che c’è sugli alimenti», consiglia Pasquale Strazzullo. «La quantità di sale, in base alle norme entrate in vigore un mese

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