Uniti dalla perdita di un genitore
Quando si è bambini, la morte di una madre o di un padre è un dolore che solo chi l’ha provato può capire. Per questo tra gli orfani, anche da adulti, si crea un legame speciale
La telecamera stringe sul volto triste di una bambina. La piccola ha 9 anni e ha appena perso il padre. Tiene lo sguardo basso, chiuso nei suoi pensieri. Accanto a lei c’è il principe William, che le parla sommessamente. Siamo al Child Bereavement di Stratford, un’associazione che offre supporto ai bimbi che stanno affrontando un lutto. «Anche io ho perso la mamma quando ero molto giovane», le confida il duca di Cambridge. E la bambina improvvisamente sembra uscire dalla sua corazza, si anima, lo guarda negli occhi, come se quella frase l’avesse convinta a sentirsi meno sola e disperata.
CI SI CAPISCE SENZA BISOGNO DI PAROLE «Perdere un genitore è un trauma difficile da esprimere, da raccontare, soprattutto quando si è piccoli. Ma se ci si specchia in chi ha già vissuto un lutto simile, questa barriera di incomunicabilità piano piano viene abbattuta», conferma lo psicoterapeuta Pier Luigi Gallucci. «È quello che accade tra il principe William e la bambina: la piccola sa che lui la può capire, senza che lei debba spiegargli niente. Né il senso di abbandono, né le paure, né lo smarrimento: lui sa già com’è». C’è una comunione, insomma, un legame profondo che unisce chi ha perso il padre o la madre. «Gli orfani si cercano», lo ha affermato anche il regista Paolo Sorrentino in una recente intervista, nella quale ha raccontato della scomparsa traumatica di entrambi i genitori, morti nel sonno a causa di una stufa. Il dolore di questa perdita lo ha accompagnato per tutta la vita e ne troviamo traccia nel suo recente lavoro
The young Pope. Il giovane papa immaginato da Sorrentino e impersonato da Jude Law proviene da un orfanotrofio. Si prenderà cura di lui Suor Mary (Diane Keaton), lei stessa orfana, con la quale si instaurerà un vero e proprio sodalizio. «Non importa come, ma le emozioni che nascono da un lutto devono essere espresse. Soprattutto quando a soffrire è un bambino», aggiunge Gallucci. «Attraverso una favola, un gioco, un disegno, il bambino va aiutato a parlare, invitato a fare domande e a coltivare il ricordo di chi non c’è più». Ed è proprio questo il consiglio che anche il principe William rivolge alla bambina: «Parli mai del tuo papà? È molto importante farlo».