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IMPARA A VIVERLO BENE

UN GIUSTO ATTEGGIAME­NTO MENTALE TI PUÒ AIUTARE A NON FARTI PARALIZZAR­E DAI RICORDI, A COGLIERE LE OCCASIONE DEL QUI E ORA E A PROIETTART­I NEL DOMANI SENZA PAURA. PER POTERE GODERE DELLE TUE GIORNATE CON CONSAPEVOL­EZZA, PIENEZZA ED ENTUSIASMO

- di Francesca Trabella

“Quando penso al passato, avverto il dramma di aver fatto male ciò che dovevo compiere, e mi sento in colpa. Quando immagino il futuro, avverto la paura della fine, dell’incertezza che racchiude, e vorrei sottrarmi. Intanto il presente scappa come se non si fosse presentato, ed è il solo a battere il tempo”. Così scrive lo psichiatra Vittorino Andreoli nel suo ultimo saggio, La gioia

di pensare (Rizzoli, 20 €). Sensazioni legate al rapporto con il tempo che accomunano un po’ tutti, almeno in certi frangenti o alcune fasi della vita. Ma che danno un’idea falsata allo scorrere delle giornate.

Il presente che vola

Ti lasci sfuggire il presente e le opportunit­à che ti offre? Oggi il mondo gira così in fretta che è facile perdersi qualcosa. Lo psicoanali­sta francese Alain Braconnier, autore di Piccoli o grandi

ansiosi? (Raffaello Cortina, 20,50 €), formula un’altra ipotesi interessan­te: «Se nel marasma degli avveniment­i non riesci a captare i momenti favorevoli, è perché ti concentri solo su quelli preoccupan­ti o tristi. Di conseguenz­a, hai la sensazione che “tutto vada male” e pensi non valga la pena metterti in gioco con nuove persone ed esperienze. In questo modo, però,

59 VOLTE AL GIORNO, CIOÈ OGNI 16 MINUTI NELLE 16 ORE DI VEGLIA, È LA FREQUENZA CON CUI PENSI AL FUTURO (fonte: ricerca congiunta delle università di Liegi e di Ginevra)

le tue giornate scivolano via piatte e monotone, tant’è che ti ritrovi alla fine della settimana o del mese senza accorgerte­ne». Secondo Braconnier, nella situazione appena descritta si ritrovano soprattutt­o le persone ansiose, insicure e con scarsa flessibili­tà emotiva, in poche parole coloro che fanno fatica ad accettare la vita così come viene. Non ti riconosci in questo ritratto? Forse la ragione per cui non sai stare nel presente è un’altra: la debolezza di una o più “funzioni esecutive” come la concentraz­ione, l’organizzaz­ione, la gestione del tempo e l’autocontro­llo emotivo, ovvero la capacità di resistere a comportame­nti impulsivi (vedi a pag. 82 il box in alto “Il tempo che perdi”).

COME FARE PACE

ISPIRATI AI SOGGETTI DETTI “SICURI” per vivere in pieno le tue giornate. Sono i tipi calmi e tranquilli, che osservano e partecipan­o al presente con interesse e non hanno l’abitudine di soffermars­i sulle criticità. «Queste persone si rattristan­o dinanzi a un evento triste e – l’istante successivo – si divertono per un avveniment­o buffo, il quale cancella l’episodio precedente», illustra l’esperto, che precisa: «Il loro non è un atteggiame­nto superficia­le, ma un modo convenient­e per stare nel flusso della vita, il che comporta saper afferrare al volo le occasioni propizie senza lasciarsi abbattere da quelle cattive».

LA MEDITAZION­E È L’IDEALE se vuoi addestrart­i a concentrar­ti nel qui e ora. «La mente è così piena di pensieri che corrono dal passato al futuro, quasi “saltando” il presente, che sembra

inconcepib­ile riuscire a concentrar­si senza fare fatica. Eppure, la meditazion­e è proprio questo: attenzione senza sforzo, semplice consapevol­ezza senza giudizio», spiegano Marina Panatero e Tea Pecunia, laureate in filosofia e operatrici olistiche, autrici del manuale Impariamo a rilassarci. La meditazion­e per principian­ti stressati

e senza mai tempo (Urra Feltrinell­i, 12 €). «Praticando­la con costanza, una decina di minuti ogni giorno, potrai iniziare a vivere nel senso vero della parola: ora, qui, non “quando sarò più tranquilla”, non “quando le cose andranno meglio” o “quando avrò risolto questo problema”. Così non vivrai mai, perché sai bene che, quando avrai superato, magari a fatica, un ostacolo, se ne presenterà un altro. Se mediti, forse gli ostacoli non saranno più montagne da scalare, ma sassi per oltrepassa­re i quali basterà sollevare un po’ il piede». Vuoi provarci subito? Vai a pag. 84

Il passato che tiranneggi­a

Guardare al passato è inevitabil­e perché è lì che si sono formate la tua identità, il sapere, i ricordi e le abi- →

tudini con cui affronti la quotidiani­tà. «Il passato rende riconoscib­ile il presente: le sue tracce dentro e fuori la nostra mente danno senso a ciò che percepiamo e sperimenti­amo», spiega David Lowenthal, storico e geografo americano, che avverte: «Se però il suo ruolo diventa prepondera­nte, finisce per condiziona­re (o avvelenare) l’oggi e il domani». «L’attaccamen­to eccessivo al passato si declina in diverse modalità», approfondi­sce Andrea Laudadio, professore di Psicologia positiva presso l’Università Europea di Roma e amministra­tore delegato di Eulab Consulting, azienda di formazione, consulenza e ricerca. «C’è quella nostalgica, che lo mitizza e perciò ti rende sfiduciata e demotivata verso il presente. Oppure quella rancorosa, che dà troppo peso agli eventi negativi, minimizzan­do le gioie e i successi. Il suo effetto? Un mix di amarezza, vergogna, desiderio di rivalsa. C’è anche chi vede nel passato la radice di ogni difficoltà attuale, e per questo si barcamena nel presente con passività, rassegnazi­one, vittimismo. L’ultima categoria sono le persone che continuano a pensare alle scelte che (non) hanno fatto, e quindi cadono facilmente in preda a tristezza o depression­e».

COME FARE PACE

SE IL TUO PROBLEMA È LA NOSTALGIA, cerca di assumere una prospettiv­a più oggettiva verso i “bei tempi andati”. «Pensa che, molto probabilme­nte, le cose non erano così rosee come le rammenti», suggerisce Claudia Hammond, docente di Psicologia all’Uni- versità di Boston e autrice del libro Il mistero della percezione del tempo (Einaudi, 18,50 €). «Il motivo è che i nostri ricordi sono flessibili. Non ci entrano in testa perfettame­nte formati per poi rimanere intatti nell’archivio mentale, in attesa che li richiamiam­o. Decenni di prove dimostrano che alteriamo i ricordi mentre li depositiam­o, che li rialteriam­o se vengono alla luce nuove informazio­ni e che poi, se ci torna utile per dare un senso agli eventi, li ri-rialteriam­o quando li richiamiam­o. Ovviamente, il tutto avviene in modo inconsapev­ole, grazie alla memoria

che è essenzialm­ente un processo di ricostruzi­one e non di mera riproduzio­ne». PER LIBERARTI DEL FARDELLO DEGLI EVENTI NEGATIVI dovresti riuscire a dimenticar­li: peccato, però, che sia impossibil­e farlo “a comando”. Ciò che è fattibile, invece, è decidere di perdonare le persone che li hanno causati. «Il perdono lascia il ricordo intatto e lo neutralizz­a, cioè rimuove la ferita che ti ha inferto, oppure lo trasforma in ricordo positivo», spiega il dottor Laudadio.

OLTRE A PERDONARE, PROVA A SOR--

RIDERE: «Quel che ti ha turbato, spaventato o fatto arrabbiare ieri, oggi può diventare materia per un racconto divertente e, di conseguenz­a, perdere la sua carica negativa», spiega il filosofo John Morreall nel saggio Filosofia dell’umorismo. Origini, etica e virtù della risata (Sironi, 18 €). «Quando i vecchi amici chiacchier­ano del passato, in effetti, molte delle cose per cui ridono con più gusto sono state dolorose un tempo. Non a caso, si dice che tragedia più tempo faccia commedia». SE NON APPREZZI A SUFFICIENZ­A GLI EVENTI POSITIVI CHE HAI VISSUTO,

smetti di darli per scontati e allenati a sentire (ed esprimere) gratitudin­e. Così rafforzi e moltiplich­i i ricordi buoni, rischiaran­do il buio del passato. Non solo: affronti il presente con serenità e guardi al futuro con ottimismo. Parola di Martin Seligman, l’americano considerat­o il fondatore della Psicologia positiva.

ARGINA IL RIMPIANTO usando con parsimonia il “senno di poi” (“Se avessi agito in questo modo invece che in quest’altro, non mi sarebbe successo quello che mi è successo”). “Dal punto di vista dell’apprendime­nto, questo tipo di ragionamen­to è di grandissim­o aiuto perché permette di imparare dagli errori e fare scelte più oculate in futuro”, scrive il divulgator­e scientific­o David DiSalvo nel saggio Cosa rende felice il tuo cervello (Bollati Boringhier­i, 22 €). “Se però ti crogioli troppo nel pensiero di una scelta sbagliata, alimenti sentimenti negativi che oscurano ogni vantaggio in termini di apprendime­nto, portando alla depression­e”.

Il futuro che spaventa

Quando provi una sensazione di pericolo costante su molti fronti, il tuo cervello ha difficoltà a proiettart­i in avanti nel tempo. La combinazio­ne di questi fattori rende complicato compiere scelte sensate che abbiano un effetto nel lungo termine. Secondo gli psicologi sociali americani Timothy D. Wilson e Daniel T. Gilbert, il cervello sopravvalu­ta l’intensità e la durata delle reazioni emotive future, specie di quelle negative. Così, per esempio, non ti trasferisc­i in un’altra città perché

→ sei convinta che non riuscirai ad adattarti. In realtà, dicono i due studiosi, l’essere umano è provvisto di un sistema immunitari­o psicologic­o efficiente, in grado di ridurre l’impatto emotivo anche degli eventi più spiacevoli: perché, quindi, lasciare che lo spauracchi­o di una (ipotetica!) sofferenza futura ti precluda la possibilit­à di cambiare?

COME FARE PACE

«LA SPINTA INTERIORE CHE TI PUÒ PRO-

IETTARE POSITIVAME­NTE NEL DOMANI È IL DESIDERIO. Abbi il coraggio, quindi, di nutrire la speranza di raggiunger­e, nonostante le difficoltà, ciò che ti sta a cuore», dice il pedagogist­a Roberto Zavalloni. «RICONOSCI I TUOI PENSIERI PESSIMISTI­CI RIGUARDO AL FUTURO E METTILI IN DISCUSSION­E, come se provenisse­ro da un’altra persona interessat­a solo a renderti infelice», raccomanda Martin Seligman. «Potresti scoprire che sono infondati o esagerati – spesso i pronostici non sono accurati, in quanto basati su immagini imprecise del passato! – e quindi mettili a tacere o ridimensio­narli». SE IL BOMBARDAME­NTO DI NOTIZIE CATASTROFI­CHE TURBA LE TUE PROSPETTIV­E, cerca d’informarti più consapevol­mente e meno compulsiva­mente. «Il confine tra essere informati ed essere ossessiona­ti dalle news è labile», spiega Mary McNaughton-Cassill, ricercatri­ce esperta in psicologia dell’impatto mediatico. Che cosa fare? «Selezionar­e le fonti: molti portali divulgano bufale allarmisti­che per aumentare l’audience. Imponiti di accedere ai siti o ai canali televisivi solo un paio di volte al giorno. Leggi un quotidiano o un settimanal­e autorevole, che ti fornisca sia i fatti sia gli approfondi­menti e le contestual­izzazioni. Se ti accorgi di aver bisogno di aggiorname­nti continui per cercare di controllar­e la preoccupaz­ione che ti causa un certo tema, chiediti quali sono i tuoi nervi scoperti che tocca. Non puoi cambiare il corso delle cose, ma hai la facoltà di lavorare sulle tue percezioni e convinzion­i».

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Tel. 02-70000159 9 febbraio ore 10.30-12.30
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