IMPARA A VIVERLO BENE
UN GIUSTO ATTEGGIAMENTO MENTALE TI PUÒ AIUTARE A NON FARTI PARALIZZARE DAI RICORDI, A COGLIERE LE OCCASIONE DEL QUI E ORA E A PROIETTARTI NEL DOMANI SENZA PAURA. PER POTERE GODERE DELLE TUE GIORNATE CON CONSAPEVOLEZZA, PIENEZZA ED ENTUSIASMO
“Quando penso al passato, avverto il dramma di aver fatto male ciò che dovevo compiere, e mi sento in colpa. Quando immagino il futuro, avverto la paura della fine, dell’incertezza che racchiude, e vorrei sottrarmi. Intanto il presente scappa come se non si fosse presentato, ed è il solo a battere il tempo”. Così scrive lo psichiatra Vittorino Andreoli nel suo ultimo saggio, La gioia
di pensare (Rizzoli, 20 €). Sensazioni legate al rapporto con il tempo che accomunano un po’ tutti, almeno in certi frangenti o alcune fasi della vita. Ma che danno un’idea falsata allo scorrere delle giornate.
Il presente che vola
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Ti lasci sfuggire il presente e le opportunità che ti offre? Oggi il mondo gira così in fretta che è facile perdersi qualcosa. Lo psicoanalista francese Alain Braconnier, autore di Piccoli o grandi
ansiosi? (Raffaello Cortina, 20,50 €), formula un’altra ipotesi interessante: «Se nel marasma degli avvenimenti non riesci a captare i momenti favorevoli, è perché ti concentri solo su quelli preoccupanti o tristi. Di conseguenza, hai la sensazione che “tutto vada male” e pensi non valga la pena metterti in gioco con nuove persone ed esperienze. In questo modo, però,
59 VOLTE AL GIORNO, CIOÈ OGNI 16 MINUTI NELLE 16 ORE DI VEGLIA, È LA FREQUENZA CON CUI PENSI AL FUTURO (fonte: ricerca congiunta delle università di Liegi e di Ginevra)
le tue giornate scivolano via piatte e monotone, tant’è che ti ritrovi alla fine della settimana o del mese senza accorgertene». Secondo Braconnier, nella situazione appena descritta si ritrovano soprattutto le persone ansiose, insicure e con scarsa flessibilità emotiva, in poche parole coloro che fanno fatica ad accettare la vita così come viene. Non ti riconosci in questo ritratto? Forse la ragione per cui non sai stare nel presente è un’altra: la debolezza di una o più “funzioni esecutive” come la concentrazione, l’organizzazione, la gestione del tempo e l’autocontrollo emotivo, ovvero la capacità di resistere a comportamenti impulsivi (vedi a pag. 82 il box in alto “Il tempo che perdi”).
COME FARE PACE
ISPIRATI AI SOGGETTI DETTI “SICURI” per vivere in pieno le tue giornate. Sono i tipi calmi e tranquilli, che osservano e partecipano al presente con interesse e non hanno l’abitudine di soffermarsi sulle criticità. «Queste persone si rattristano dinanzi a un evento triste e – l’istante successivo – si divertono per un avvenimento buffo, il quale cancella l’episodio precedente», illustra l’esperto, che precisa: «Il loro non è un atteggiamento superficiale, ma un modo conveniente per stare nel flusso della vita, il che comporta saper afferrare al volo le occasioni propizie senza lasciarsi abbattere da quelle cattive».
LA MEDITAZIONE È L’IDEALE se vuoi addestrarti a concentrarti nel qui e ora. «La mente è così piena di pensieri che corrono dal passato al futuro, quasi “saltando” il presente, che sembra
inconcepibile riuscire a concentrarsi senza fare fatica. Eppure, la meditazione è proprio questo: attenzione senza sforzo, semplice consapevolezza senza giudizio», spiegano Marina Panatero e Tea Pecunia, laureate in filosofia e operatrici olistiche, autrici del manuale Impariamo a rilassarci. La meditazione per principianti stressati
e senza mai tempo (Urra Feltrinelli, 12 €). «Praticandola con costanza, una decina di minuti ogni giorno, potrai iniziare a vivere nel senso vero della parola: ora, qui, non “quando sarò più tranquilla”, non “quando le cose andranno meglio” o “quando avrò risolto questo problema”. Così non vivrai mai, perché sai bene che, quando avrai superato, magari a fatica, un ostacolo, se ne presenterà un altro. Se mediti, forse gli ostacoli non saranno più montagne da scalare, ma sassi per oltrepassare i quali basterà sollevare un po’ il piede». Vuoi provarci subito? Vai a pag. 84
Il passato che tiranneggia
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Guardare al passato è inevitabile perché è lì che si sono formate la tua identità, il sapere, i ricordi e le abi- →
tudini con cui affronti la quotidianità. «Il passato rende riconoscibile il presente: le sue tracce dentro e fuori la nostra mente danno senso a ciò che percepiamo e sperimentiamo», spiega David Lowenthal, storico e geografo americano, che avverte: «Se però il suo ruolo diventa preponderante, finisce per condizionare (o avvelenare) l’oggi e il domani». «L’attaccamento eccessivo al passato si declina in diverse modalità», approfondisce Andrea Laudadio, professore di Psicologia positiva presso l’Università Europea di Roma e amministratore delegato di Eulab Consulting, azienda di formazione, consulenza e ricerca. «C’è quella nostalgica, che lo mitizza e perciò ti rende sfiduciata e demotivata verso il presente. Oppure quella rancorosa, che dà troppo peso agli eventi negativi, minimizzando le gioie e i successi. Il suo effetto? Un mix di amarezza, vergogna, desiderio di rivalsa. C’è anche chi vede nel passato la radice di ogni difficoltà attuale, e per questo si barcamena nel presente con passività, rassegnazione, vittimismo. L’ultima categoria sono le persone che continuano a pensare alle scelte che (non) hanno fatto, e quindi cadono facilmente in preda a tristezza o depressione».
COME FARE PACE
SE IL TUO PROBLEMA È LA NOSTALGIA, cerca di assumere una prospettiva più oggettiva verso i “bei tempi andati”. «Pensa che, molto probabilmente, le cose non erano così rosee come le rammenti», suggerisce Claudia Hammond, docente di Psicologia all’Uni- versità di Boston e autrice del libro Il mistero della percezione del tempo (Einaudi, 18,50 €). «Il motivo è che i nostri ricordi sono flessibili. Non ci entrano in testa perfettamente formati per poi rimanere intatti nell’archivio mentale, in attesa che li richiamiamo. Decenni di prove dimostrano che alteriamo i ricordi mentre li depositiamo, che li rialteriamo se vengono alla luce nuove informazioni e che poi, se ci torna utile per dare un senso agli eventi, li ri-rialteriamo quando li richiamiamo. Ovviamente, il tutto avviene in modo inconsapevole, grazie alla memoria
che è essenzialmente un processo di ricostruzione e non di mera riproduzione». PER LIBERARTI DEL FARDELLO DEGLI EVENTI NEGATIVI dovresti riuscire a dimenticarli: peccato, però, che sia impossibile farlo “a comando”. Ciò che è fattibile, invece, è decidere di perdonare le persone che li hanno causati. «Il perdono lascia il ricordo intatto e lo neutralizza, cioè rimuove la ferita che ti ha inferto, oppure lo trasforma in ricordo positivo», spiega il dottor Laudadio.
OLTRE A PERDONARE, PROVA A SOR--
RIDERE: «Quel che ti ha turbato, spaventato o fatto arrabbiare ieri, oggi può diventare materia per un racconto divertente e, di conseguenza, perdere la sua carica negativa», spiega il filosofo John Morreall nel saggio Filosofia dell’umorismo. Origini, etica e virtù della risata (Sironi, 18 €). «Quando i vecchi amici chiacchierano del passato, in effetti, molte delle cose per cui ridono con più gusto sono state dolorose un tempo. Non a caso, si dice che tragedia più tempo faccia commedia». SE NON APPREZZI A SUFFICIENZA GLI EVENTI POSITIVI CHE HAI VISSUTO,
smetti di darli per scontati e allenati a sentire (ed esprimere) gratitudine. Così rafforzi e moltiplichi i ricordi buoni, rischiarando il buio del passato. Non solo: affronti il presente con serenità e guardi al futuro con ottimismo. Parola di Martin Seligman, l’americano considerato il fondatore della Psicologia positiva.
ARGINA IL RIMPIANTO usando con parsimonia il “senno di poi” (“Se avessi agito in questo modo invece che in quest’altro, non mi sarebbe successo quello che mi è successo”). “Dal punto di vista dell’apprendimento, questo tipo di ragionamento è di grandissimo aiuto perché permette di imparare dagli errori e fare scelte più oculate in futuro”, scrive il divulgatore scientifico David DiSalvo nel saggio Cosa rende felice il tuo cervello (Bollati Boringhieri, 22 €). “Se però ti crogioli troppo nel pensiero di una scelta sbagliata, alimenti sentimenti negativi che oscurano ogni vantaggio in termini di apprendimento, portando alla depressione”.
Il futuro che spaventa
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Quando provi una sensazione di pericolo costante su molti fronti, il tuo cervello ha difficoltà a proiettarti in avanti nel tempo. La combinazione di questi fattori rende complicato compiere scelte sensate che abbiano un effetto nel lungo termine. Secondo gli psicologi sociali americani Timothy D. Wilson e Daniel T. Gilbert, il cervello sopravvaluta l’intensità e la durata delle reazioni emotive future, specie di quelle negative. Così, per esempio, non ti trasferisci in un’altra città perché
→ sei convinta che non riuscirai ad adattarti. In realtà, dicono i due studiosi, l’essere umano è provvisto di un sistema immunitario psicologico efficiente, in grado di ridurre l’impatto emotivo anche degli eventi più spiacevoli: perché, quindi, lasciare che lo spauracchio di una (ipotetica!) sofferenza futura ti precluda la possibilità di cambiare?
COME FARE PACE
«LA SPINTA INTERIORE CHE TI PUÒ PRO-
IETTARE POSITIVAMENTE NEL DOMANI È IL DESIDERIO. Abbi il coraggio, quindi, di nutrire la speranza di raggiungere, nonostante le difficoltà, ciò che ti sta a cuore», dice il pedagogista Roberto Zavalloni. «RICONOSCI I TUOI PENSIERI PESSIMISTICI RIGUARDO AL FUTURO E METTILI IN DISCUSSIONE, come se provenissero da un’altra persona interessata solo a renderti infelice», raccomanda Martin Seligman. «Potresti scoprire che sono infondati o esagerati – spesso i pronostici non sono accurati, in quanto basati su immagini imprecise del passato! – e quindi mettili a tacere o ridimensionarli». SE IL BOMBARDAMENTO DI NOTIZIE CATASTROFICHE TURBA LE TUE PROSPETTIVE, cerca d’informarti più consapevolmente e meno compulsivamente. «Il confine tra essere informati ed essere ossessionati dalle news è labile», spiega Mary McNaughton-Cassill, ricercatrice esperta in psicologia dell’impatto mediatico. Che cosa fare? «Selezionare le fonti: molti portali divulgano bufale allarmistiche per aumentare l’audience. Imponiti di accedere ai siti o ai canali televisivi solo un paio di volte al giorno. Leggi un quotidiano o un settimanale autorevole, che ti fornisca sia i fatti sia gli approfondimenti e le contestualizzazioni. Se ti accorgi di aver bisogno di aggiornamenti continui per cercare di controllare la preoccupazione che ti causa un certo tema, chiediti quali sono i tuoi nervi scoperti che tocca. Non puoi cambiare il corso delle cose, ma hai la facoltà di lavorare sulle tue percezioni e convinzioni».