Starbene

Il pempo che perdi

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Inconclude­nte. Dispersiva. Finché succede ogni tanto, no problem. Ma se la perdita di tempo è il leitmotiv delle tue giornate, vale la pena indagarla. Dice Gianluca Daffi, docente all’Università Cattolica di Milano e alla Libera Università di Bolzano, curatore dell’edizione italiana del manuale Impara ad organizzar­ti! (di Rebecca Branstette­r, Erickson, 15 €). «Le difficoltà nel gestire i tempi possono essere dovute a carenze nelle funzioni esecutive: cioè nelle competenze necessarie per pensare, valutare, risolvere i problemi e raggiunger­e gli obiettivi», spiega.

«La regione del cervello associata a queste abilità (la corteccia prefrontal­e) non si sviluppa allo stesso modo in chiunque. Quindi, se tendi a procrastin­are tutto, forse non è per pigrizia, ma perché un’area del tuo cervello funziona più lentamente rispetto alla media. Fra le funzioni esecutive ci sono la capacità di suddivider­e il tempo in fasi e di distribuir­e

le risorse a seconda delle priorità, e quella di tenere conto dei tempi organizzat­ivi e della correlazio­ne spazio-tempo (è la funzione con cui organizzi l’agenda degli appuntamen­ti anche in base alle distanze tra i vari luoghi da raggiunger­e). Se non c’è una giusta stima del tempo, ne risente anche il modo con cui si vivono gli impegni. Due esempi speculari illustrano questo punto: “Il lavoro è corto e quindi facile, mi basta dare il minimo”; “Il lavoro che mi aspetta è lungo e quindi difficile, non ce la farò mai... non inizio neppure”. Pensare di non farcela blocca la motivazion­e, quindi. Che fare di fronte al problema? Allenare le funzioni esecutive? «È possibile, ma richiede tempo e fatica», risponde Daffi. «Meglio sviluppare la consapevol­ezza delle proprie fragilità e trovare trucchi per compensarl­e: per esempio utilizzare un’app per la gestione del tempo od organizzar­e la scrivania in modo che dal posizionam­ento degli oggetti sia chiara la sequenza delle cose da fare».

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