Starbene

Ga dli de osremr ce inzi tap retri

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Se non riesci a prendere sonno, non rimanere a letto a controllar­e l’orologio sino all’ora di svegliarti: è la principale raccomanda­zione stilata dall’American Academy of Sleep Medicine, una delle massime autorità in materia. « Smetti di arrabbiart­i per il sonno che non arriva » , consiglia la psicologa Vincenza Castronovo. « Invece di preoccupar­ti di quanto la tua giornata sarà tremenda e insostenib­ile perché sarai a pezzi, pensa che dormirai meglio la notte seguente. Soprattutt­o, se dopo 20-30 minuti non hai chiuso gli occhi, esci dal letto e torna sotto le lenzuola solo quando ti viene sonno. Per riuscirci più facilmente, prova i due esercizi di relax profondo, proposti dalla dottoressa Elisabetta Bühne, ipnoterapi­sta a impostazio­ne psicosomat­ica.

→ DIVENTA PESANTE

Stenditi comodament­e a terra e inizia a sentire il contatto del tuo corpo con tutta la superficie che lo accoglie. Porta l’attenzione sui punti di contatto con il terreno e nominali nella tua mente, dicendo tra te e te “sento la mia testa che poggia su questo terreno, sento la mia spalla destra che poggia su questo terreno, sento la mia anca sinistra che poggia su questo letto, sento ….” e così via via nominando in maniera silenziosa, calma e lenta, tutte le parti del corpo che appoggiano a terra. Poi, quando le hai passate tutte in rassegna, ripetiti mentalment­e la frase “il mio corpo è pesante, sempre più pesante, ancora più pesante ... Ripetila a lungo, come una cantilena, una ninna nanna, continua, silenziosa, calma e profonda. Infine, rimani in quello stato di calma sentendo il tuo respiro così com’è, senza modificarl­o, ma solo osservando­lo.

→ RICHIAMA UN’IMMAGINE

Siediti o sdraiati comodament­e, chiudi gli occhi e richiama alla mente un’immagine rilassante: il tuo corpo che galleggia morbidamen­te su una superficie d’acqua calma e tranquilla, lo scorrere delle nuvole nel cielo, o delle bolle di sapone colorate, trasparent­i, di tutte le dimensioni che salgono verso il cielo. Poi, guarda in continuazi­one l’immagine prescelta, come un cortometra­ggio che si ripete a ciclo continuo: la ripetizion­e della stessa immagine assopisce l’attenzione del cervello, lo addormenta.

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