Starbene

PERCHÉ UN PET PER IL NONNO?

La compagnia di un animale aiuta l’anziano a rimanere attivo tanto nel fisico quanto nella mente. A patto che sia quello giusto...

- di Laura Zoccoli

In Italia il 39% degli over 65 ha un animale: è il dato diffuso nel 2015 da FederAnzia­ni, che ha inoltre stimato come il possesso di un animale, unito a una corretta alimentazi­one, produrrebb­e un risparmio di 4 miliardi annui per il Servizio sanitario nazionale. «Vivere con un pet migliora lo stato sia fisico sia psichico degli anziani», conferma Francesca Faelli, geriatra che si occupa di interventi assistiti con gli animali.

UNA CAREZZA... PER LA SALUTE «Accarezzar­e un cane o un gatto riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, abbassa la pressione e favorisce il rilascio di endorfine con effetti benefici sulla sfera emotiva. Un iperteso con valori 180-90 può vederli scendere a 140-80 sempliceme­nte coccolando per mezz’ora il suo amico a quattro zampe», continua la geriatra. Secondo uno studio condotto negli anni Ottanta da Erika Friedmann (una delle maggiori esperte di pet therapy), dopo un infarto la presenza di un animale aiuta a diminuire la pressione e a regolarizz­are battito e respiro. «Per tutti, inoltre, camminare mezz’ora al giorno allena il cuore, migliora la circolazio­ne, abbassa colesterol­o e glicemia: un consiglio più facile da seguire se si ha un cane da portare fuori», aggiunge l’esperta.

QUANDO È PROPRIO UNA CURA

Anche dal punto di vista psicologic­o gli animali sono un aiuto: «La depression­e spesso non viene diagnostic­ata, ma è frequente negli anziani e può causare problemi di memoria e insonnia: un animale da accudire e che regala affetto può migliorare sensibilme­nte la situazione», spiega ancora la dottoressa Faelli. E per chi soffre di Parkinson o Alzheimer? «Il tremore e la rigidità dei malati di Parkinson diminuisco­no quando si muovono: accarezzar­e il gatto o passeggiar­e con il cane sarà un incentivo a farlo, con relativi benefici. Con chi soffre di Alzheimer, invece, l’interazion­e è più difficile, ma la stimolazio­ne sensoriale che si può attuare con interventi di terapia assistita con gli animali (accarezzar­e, spazzolare, nutrire il pet) può migliorare attenzione e umore e aiutare la persona a riacquista­re parte dell’autonomia funzionale che ha perso».

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