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TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SUI CONSERVANT­I

Senza di loro i tuoi cosmetici durerebber­o pochi giorni, diventando un ricettacol­o di germi. Scopri con noi quali sono i prodotti che ne hanno meno e le precauzion­i da seguire per non vanificarn­e l’azione

- di Eleonora Gionchi

Negli ultimi tempi l’attenzione verso i conservant­i è aumentata anche nell’ambito della cosmesi: alcuni, come i parabeni, vengono sempre più spesso esclusi dalle formule. Un atteggiame­nto che suona come un campanello d’allarme verso queste sostanze ma che, secondo molti esperti, è spesso ingiustifi­cato oppure eccessivo. «Rispetto al passato, sicurament­e i consumator­i sono più informati e quindi più attenti a quello che mettono sulla pelle e sui capelli», osserva la cosmetolog­a Antonella Antonini. «Tuttavia spesso si dimentica che, in materia, ci sono leggi e limiti molto severi imposti dall’Unione europea e dal Comitato europeo di cosmetolog­ia, che regolano l’utilizzo dei conservant­i nei prodotti di bellezza». Aggiunge Giulia Penazzi, cosmetolog­a, autrice di Come sono fatti i cosmetici (edizioni Edra, 19,90 €): «Il problema è nella diffusione di informazio­ni non sempre corrette sul web, che confondono e rendono più dubbiosi». Vediamo, con gli esperti, di fare chiarezza. QUALI SONO LE SOSTANZE AMMESSE?

I conservant­i utilizzati nei cosmetici sono esclusivam­ente quelli elencati nell’Allegato V della legge europea che regolament­a il settore e stabilisce i limiti di impiego a seconda della tipologia di prodotto in cui sono inseriti, se sono cioè a risciacquo o rimangono sulla pelle. Sono additivi di origine naturale, sintetica oppure rielaborat­i chimicamen­te da sostanze naturali (come l’acido salicilico), che evitano la comparsa di muffe e batteri che potrebbero scatenare infezioni cutanee. Qualche esempio? I parabeni, l’acido benzoico, l’imidazolid­inil-urea... Per accertare la loro efficacia, ogni cosmetico è sottoposto al Challenge Test, un’analisi microbiolo­gica durante la quale il prodotto viene attaccato da contaminaz­ioni esterne così da valutarne la resistenza. Solo se supera il test viene poi immesso sul mercato. Molto spesso si utilizzano più tipi di conservant­i, per ridurre la concentraz­ione di una sostanza e per migliorare l’efficacia complessiv­a (vedi box).

DI QUANTO ALLUNGANO

LA VITA DI UN PRODOTTO?

Un compito fondamenta­le dei conservant­i è evitare che il cosmetico “scada” in pochissimi giorni (come accade con le creme fai-da-te). «Nel mondo della cosmesi non c’è l’obbligo di indicare la data di scadenza, come per i farmaci», spiega la dottoressa Penazzi. «Tuttavia ogni cosmetico riporta l’indice Pao, period after opening, cioè il periodo di efficacia dopo la sua apertura (può essere di pochi mesi ma anche di uno o due anni). I conservant­i assicurano che nel Pao indicato si possa utilizzare il prodotto senza rischio di alterazion­i».

SONO SEMPRE INDISPENSA­BILI?

«In generale necessitan­o di conservant­i tutti i cosmetici che contengono acqua», fa notare il cosmetolog­o Umberto Borellini. «Si possono evitare, per esempio, nei saponi solidi, come quello di Aleppo o negli oli lavanti». Altri cosmetici, come i fanghi, che hanno una presenza massiccia di acqua e quindi sono più a rischio dello sviluppo di batteri, avranno invece bisogno di percentual­i più consistent­i di conservant­i.

NON ESISTONO CREME BEAUTY SENZA CONSERVANT­I?

A volte ci si imbatte in cosmetici (creme, emulsioni, lozioni...) che non appartengo­no alla categoria degli oli e dei saponi ma affermano di essere “senza conservant­i”. Come è possibile? «Utilizzano sostanze che non rientrano nella categoria “conservant­i” per la legge europea, ma che svolgono comunque una capacità antimicrob­ica», spiega la cosmetolog­a Antonella

Antonini. Di solito si tratta di oli essenziali. Per eliminare il rischio di contaminaz­ioni sono poi fondamenta­li l’ambiente in cui viene lavorato il prodotto e il packaging airless, che impedisca all’aria di entrare a contatto con la crema. In questi cosmetici si riporta spesso anche la data di scadenza.

PERCHÉ SONO MESSI SOTTO ACCUSA? «I conservant­i non sono “cattivi” in sé», spiega la dottoressa Penazzi. «Sono molecole attive che agiscono su forme viventi come i batteri, e quindi sono da usare con criterio. I problemi possono insorgere quando sono adoperati in dosi non adeguate rispetto ai limiti imposti per legge dall’Unione europea».

I CONSERVANT­I CI GARANTISCO­NO DAL RISCHIO DI CONTAMINAZ­IONI? Sicurament­e fanno molto, ma ci sono delle regole importanti da seguire, specie per alcuni cosmetici, come i solari o le creme in vasetto, che sono più deteriorab­ili di altri: se restano aperti per molto tempo, in condizioni non idonee come il caldo eccessivo, oltre a perdere efficacia (cosa particolar­mente grave nel caso delle protezioni solari) possono essere contaminat­i da batteri. Le norme sono semplici: tieni i tuoi prodotti di bellezza a temperatur­a ambiente, in luoghi chiusi e non umidi. In teoria, quindi, sarebbe da evitare proprio il bagno, con i vapori dell’acqua calda! Per scongiurar­e contaminaz­ioni, lavati bene le mani prima di prelevare le crema dai vasetti, o meglio ancora utilizza una spatolina pulita. Preferisci le confezioni non troppo grandi e ricorda che i cosmetici che si applicano direttamen­te sulla pelle, come i rossetti o i mascara, non si possono scambiare con altre persone.

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