UOMINI E DONNE: COME SI ESCE DAL DISAMORE
Maschio o femmina? È la domanda ovvia e rituale che facciamo a chi presto diventerà genitore. Senza pensare, pur sapendolo inconsciamente, che in quella domanda è scritto il destino del nascituro: dal sesso del bambino dipenderà ogni scelta o progetto del genitore nei suoi confronti. È questo uno dei tanti temi affrontati al Festival della Psicologia, che si terrà a Roma da giovedì a domenica, e sul quale interverrò come direttrice di Starbene.
Che cosa vuol dire essere uomini e donne oggi? Ho sempre pensato che, nella ridefinizione dei ruoli che viviamo ogni giorno, siamo tutti in difficoltà. Gli uomini quanto le donne. I primi perdono terreno a favore del gentil sesso. Faticano a replicare i modelli del passato nella relazione privata e lavorativa con l’universo femminile. E in più sono soli. Cioè gli uomini fanno squadra in tutto, ma non nel parlare delle loro difficoltà. Basti pensare che non hanno un giornale o una community di riferimento che affronti il tema della crisi dell’uomo moderno.
Le donne, invece, come eredità della loro storica subordinazione, possono contare su libri, giornali e trasmissioni tv che le incoraggiano a spiccare il volo. Coloro, però, che il volo lo hanno già spiccato e che hanno conquistato spazi di autonomia, si riscoprono nuovamente deboli, di una debolezza inattesa, per quel meccanismo descritto alla perfezione 20 anni fa da Marcela Serrano ne L’albergo delle donne tristi: «Gli uomini si sentono minacciati dalla nostra indipendenza e questo provoca in loro il rifiuto. (...) E a questo rifiuto maschile seguono il disorientamento e la paura femminili: (...) le donne vivono questo allontanamento come un’aggressione, e la cosa non fa che allontanare ancora di più gli uomini. Il risultato non può che essere il disamore».
Ecco perché la comunicazione tra i due sessi è ancora il grande tema della nostra epoca.