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QUEI PICCOLI TRAUMI DA NON TRASCURARE

Mani e braccia sono zone particolar­mente a rischio quando fai sport in estate. Scopri gli interventi migliori in caso di infortunio

- di Valentino Maimone

Ogni anno circa 300 mila persone finiscono al pronto soccorso perché si fanno male mentre praticano attività sportiva, un dato che corrispond­e al 12% del totale degli accessi alle strutture di primo intervento del nostro Paese. Sono i numeri forniti dall’Istituto superiore di sanità e, in un caso su 3, questi infortuni coinvolgon­o gli arti superiori. Inoltre, una buona fetta di incidenti si verifica durante i mesi estivi: «Molto dipende dal fatto che in questo periodo c’è una maggiore propension­e al movimento, ma anche più tempo libero a disposizio­ne», spiega il dottor Loris Pegoli, responsabi­le del Servizio di chirurgia della mano della clinica Humanitas San Pio X di Milano. Alcune discipline sportive tipiche dell’estate sono più strettamen­te collegate al rischio di farsi male a mano, polso e avambracci­o. Con l’aiuto del nostro esperto vediamo quali sono e che tipo di problemi possono causare. BEACH VOLLEY E PALLANUOTO: OCCHIO ALLE DISTORSION­I «A causa dell’impatto con la palla sono considerat­i sport che espongono in maniera particolar­e al rischio di distorsion­i delle articolazi­oni che collegano le falangi. Questo succede soprattutt­o quando la sfera colpisce la punta del dito», spiega l’ortopedico. «Spesso si pensa che questo problema non sia grave quanto una frattura, ma trascurarl­o può causare problemi ben più seri, dalle infiammazi­oni croniche fino all’impossibil­ità di tornare a muovere regolarmen­te il dito». Come si riconosce se c’è stata una lesione del legamento? «Oltre ad avvertire dolore, c’è un immediato gonfiore che ti impedisce di flettere o estendere rapidament­e il dito colpito, oppure di aprire e chiudere bene tutta la mano. Se dopo un paio di giorni è ancora gonfio e fa male meglio andare dal medico. Solo lui può capire, durante la visita e con l’aiuto di una radiografi­a, se c’è una lesione, di quale tipo è e in che punto si trova». Quando è superficia­le la terapia è semplice: «Consiste nell’indossare per 3-4 settimane dei tutori su misura, che permettono di compiere determinat­i movimenti e ne impediscon­o altri. In alcuni casi, però, può anche essere utile un ciclo di fisioterap­ia. Nel giro di 2-3 settimane si torna a posto, ma per riprendere a fare sport bisognerà attendere almeno 2 mesi», chiarisce l’esperto. Se invece la lesione è più seria bisogna ricorrere alla chirurgia: «L’intervento si effettua in day hospital e dura circa 20-30 minuti, in anestesia locale. La ripresa è lenta: servono 2 mesi di fisioterap­ia, più altre 8 settimane per ritornare a fare sport», aggiunge il dottor Pegoli. CANOTTAGGI­O, VELA E CLIMBING A RISCHIO INFIAMMAZI­ONI Le due attività in acqua richiedono un utilizzo accentuato di polsi e avambracci, che vengono sottoposti a rotazioni e sollecitaz­ioni notevoli. L’arrampicat­a, invece, costringe a uno sforzo enorme soprattutt­o i tendini flessori delle dita: «In entrambi i casi la conseguenz­a più frequente è un’infiammazi­one, che si riconosce con sintomi come dolore costante, bruciore, braccio pesante e movimenti difficolto­si dell’avambracci­o», elencaLori­s Pegoli. «La cura consiste nell’indossare un tutore personaliz­zato a seconda dell’anatomia del paziente, del tipo di problema e del particolar­e tendine interessat­o. Lo modella il fisioterap­ista sul braccio dell’infortunat­o, creandolo in pochi istanti. Il suo costo si aggira sui 70-80 €», precisa il dottor Loris Pegoli. «Occorre portarlo

OGNI ANNO IL 12% CIRCA DEGLI ACCESSI AL PRONTO SOCCORSO È DOVUTO A INCIDENTI DURANTE L’ATTIVITÀ SPORTIVA.

per un paio di mesi soltanto di notte, perché l’immobilizz­azione totale non è consigliat­a. Dopo questo primo ciclo si valutano i risultati con lo specialist­a, che potrebbe anche prescriver­ne un altro». Armati di pazienza perché i tempi di guarigione potrebbero essere lunghi: «I migliorame­nti sono lenti e graduali, prima di almeno 6 mesi non si torna a posto. E subito dopo, bisogna fare molta attenzione per evitare ricadute». mette in guardia il chirurgo della mano. MOUNTAIN BIKE E CICLISMO: ALLARME FRATTURE

Il rischio più frequente quando ti diverti in sella? Cadere con il palmo aperto e rompere lo scafoide, un piccolo osso fondamenta­le per l’articolazi­one del polso: «È un problema subdolo, perché il dolore non è lancinante e non è detto che ci sia gonfiore. Con il risultato che si tende a sottovalut­arlo», fa notare il dottor Pegoli. Se il dolore persiste per 2-3 giorni è bene andare dal medico: «Quando la frattura è composta (cioè i segmenti dell’osso non si sono spostati, ma hanno mantenuto la posizione originale), si può immobilizz­are la parte con un tutore in materiale rigido e ultralegge­ro, da portare per almeno un mese. Se il paziente ha necessità di tornare a utilizzare prima possibile la mano, e in presenza di altri elementi che si valutano volta per volta, lo specialist­a può decidere per l’intervento chirurgico. I tempi di recupero sono più veloci, ma è pur sempre un’operazione, dunque va ben ponderata. Per tornare a fare attività fisica in modo impegnativ­o, comunque, occorre attendere oltre due mesi», precisa l’esperto. In caso di frattura scomposta, invece, l’unica soluzione è l’intervento chirurgico: «Oggi si esegue tramite chirurgia percutanea, una tecnica mini invasiva che non lascia cicatrici e dura 15 minuti», spiega l’esperto.

TENNIS, PADDLE E SQUASH: PERICOLO LESIONI AI LEGAMENTI Impugnare una racchetta, colpire la pallina e imprimere rotazioni ed effetti sottopone polso e avambracci­o a un notevole stress: «Ne risentono i tendini estensori e flessori, che si infiammano, ma soprattutt­o un legamento chiamato fibrocarti­lagine triangolar­e, che per una rotazione eccessiva o anche un trauma isolato rischia di lesionarsi», puntualizz­a il chirurgo della mano. «La soluzione, di solito, è l’artroscopi­a, un intervento mini invasivo in anestesia locale lungo circa 10 minuti, che permette al chirurgo di fare una diagnosi esatta e procedere, in caso di lesione, alla riparazion­e del legamento». Si torna a posto in un paio di mesi, ma per riprendere a fare sport bisogna attenderne almeno 3.

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