LA DIETA MEDITERRANEA NON SI TOCCA!
Con qualche modifica, dice uno studio australiano, è eccellente per combattere la depressione. Ma secondo i nostri esperti, cambiare non vale la pena
Una sperimentazione clinica effettuata presso la Deakin University, nello Stato australiano di Victoria, ha rivelato che adottare la dieta Mediterranea con alcune modifiche nella ripartizione dei principali nutrienti (carboidrati, grassi e proteine) aiuta a combattere la depressione in poche settimane. Il nuovo regime sperimentato nell’indagine Smiles (in inglese “Sorrisi”, ma anche acronimo di “Supporting the modification of lifestyle in lowered emotional states”, cioè “Supporto ai cambiamenti dello stile di vita nei casi di depressione”) è stato battezzato ModiMed-Diet.
I RISULTATI DELLA RICERCA
Gli autori hanno coinvolto 67 pazienti affetti da depressione moderata o grave in terapia con psicofarmaci; metà del campione ha seguito per dodici settimane un regime mediterraneo modificato (il cosiddetto modello ModiMed-Diet), l’altra metà la propria dieta di sempre. Il risultato è stato sorprendente: tra coloro che si sono attenuti alla mediterranea modificata il livello di depressione è calato nel 32% dei casi, contro l’8% del gruppo di controllo, e in alcuni pazienti si è addirittura raggiunta la remissione completa. Quali sono i principali cambiamenti introdotti dalla ModiMed-Diet? «Si mangiano cereali integrali, frutta e verdura, legumi, carne (compresa la rossa, purché magra), pesce, uova (fino a 6 porzioni a settimana), latticini magri non zuccherati, frutta a guscio cruda e senza sale, olio d’oliva. Quindi, sostanzialmente, gli alimenti sono gli stessi della Mediterranea tradizionale, ma con proporzioni molto diverse: parecchi grassi in più e consumo aumentato di proteine, a fronte di una notevole riduzione dei carboidrati», chiarisce Cinzia Longobucco, biologa nutrizionista. Ciò che rende tale schema più efficace di quello tradizionale per combattere la depressione, a detta dei ricercatori, sarebbe proprio il maggiore introito di grassi buoni: questi proteggono il cervello, migliorano la funzionalità dei vasi sanguigni che lo irrorano e combattono gli stati infiammatori del sistema nervoso, tutte condizioni che possono favorire la depressione. «In più, è prevista una riduzione degli zuccheri introdotti con i carboidrati, che sui neuroni hanno un effetto “tossico”», aggiunge la nostra esperta.
PERCHÉ LA MODIFICATA NON BATTE QUELLA TRADIZIONALE
La domanda è se un modello simile possa davvero far ritenere superata la Mediterranea tradizionale, se non altro per curare la depressione. «In realtà non si sentiva l’esigenza di apportare cambiamenti a una dieta che funziona benissimo e che ci protegge a 360 gradi: studi autorevoli hanno chiarito che il modello tradizionale è molto efficace anche per modulare il tono dell’umore, oltre a essere più sano, tanto da essere l’unico riconosciuto dalla scienza come salutare», dice la dottoressa Giulia
Sturabotti, esperta in Igiene e medicina preventiva a Roma. Per esempio, un’importante ricerca spagnola realizzata presso l’università di Navarra tra il 1999 e il 2005 ha riscontrato un’incidenza decisamente ridotta (circa il 30% in meno) di fenomeni depressivi nelle persone alle quali era stato somministrato questo tipo di dieta, senza bisogno di introdurre modifiche che, peraltro, prevedono uno sbilanciamento marcato e poco convincente nella distribuzione dei nutrienti: «Troppi lipidi e pochi carboidrati, oltre a un introito maggiorato di proteine. Sei uova a settimana, in aggiunta alla carne, sono un quantitativo senz’altro eccessivo. Certo, è valido il consiglio di privilegiare i carboidrati integrali rispetto a quelli raffinati, ma le dosi non sono sufficienti».
L’EQUILIBRIO PERFETTO
«Per stare bene, umore compreso, il modello mediterraneo tradizionale è il migliore: oltre a percentuali corrette di nutrienti, prevede lipidi di qualità eccellente e in quantità adeguate a proteggere i neuroni, ovvero gli acidi grassi monoinsaturi dell’olio di oliva, gli Omega-3 del pesce e i grassi insaturi della frutta secca; poi, ci sono i flavonoidi e i folati dei vegetali e il magnesio presente, per esempio, nelle verdure a foglia verde e nelle banane, ma anche nel cioccolato fondente, sostanze molto efficaci per distendere il sistema nervoso; infine, sono inclusi cibi quali le carni bianche, i semi di zucca, il sesamo e ortaggi come gli asparagi o gli spinaci, che apportano un importante amminoacido, il triptofano: questo, nell’organismo, stimola la produzione di serotonina, neurotrasmettitore del buonumore, in grado di contrastare i fenomeni depressivi», conclude la dottoressa Sturabotti. E i risultati dello studio australiano? C’è da considerare che i pazienti probabilmente non partivano da una dieta corretta, come quella mediterrana, bensì da abitudini alimentari errate.