CONCENTRATI DI POMODORO D
Abbiamo analizzato 12 prodotti, in lattina o tubetto. Quasi tutti hanno ottenuto la sufficienza. Ma solo i 4 vincitori hanno raggiunto il top per il colore, il profumo, il sapore, l’omogeneità e la consistenza
al punto di vista nutrizionale il concentrato di pomodoro è un ottimo alimento: «È poco calorico (apporta meno di 15 calorie per cucchiaio) ed è ricco di licopene (un prezioso antiossidante, considerato in grado di prevenire l’invecchimento delle cellule e la formazione di tumori) che, curiosamente, non viene quasi mai indicato sull’etichetta nutrizionale (solo in un caso, nel nostro foodlab)», puntualizza la dottoressa Diana Scatozza, medico dietologo. «Personalmente, ho premiato i prodotti preparati senza aggiunta di sale. Teniamo presente, comunque, che il concentrato viene generalmente usato a piccole dosi, quindi in ogni caso le quantità di sodio che si assumono con questo tipo di prodotto rimangono basse».
OCCHIO AL COLORE E AL SAPORE Quanto al giudizio “tecnico”, «la prima cosa da tenere in considerazione è il colore», interviene il dottor Giorgio Donegani. «Deve essere rosso vivo brillante, non troppo scuro né un po’
opaco (come è successo per un partecipante al test). Vanno poi valutate l’omogeneità (non devono esserci grumi), la densità e la cremosità (anche nel concentrato semplice, quello più “liquido”, non ci deve essere rilascio d’acqua). Venendo al profumo, deve essere fresco. Lo stesso vale per il sapore, che deve però dimostrarsi più intenso, leggermente ferruginoso (per effetto della concentrazione), non troppo salato, né acido, né con note amare molto marcate o sentore di cotto. In sostanza, l’impressione complessiva deve essere quella di un prodotto decisamente naturale, il più possibile simile, all’olfatto e al gusto, al pomodoro fresco, a partire dal quale viene preparato», aggiunge il nostro tecnologo alimentare.
I “BOCCIATI” DEL TEST
«Solo un prodotto è stato giudicato insufficiente. Gli altri sono stati “scartati” per difetti minimi: l’eccessiva sapidità, l’esagerata dolcezza o il sapore anonimo», conclude Donegani.