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Non farti fermare DALL’ARTROSI

DOLORE, RIGIDITÀ, LIMITAZION­E DEL MOVIMENTO: QUESTA MALATTIA DEGENERATI­VA COLPISCE LE ARTICOLAZI­ONI, SOPRATTUTT­O GINOCCHIA E ANCHE. SUL FRONTE CHIRURGICO, NEGLI ULTIMI ANNI SONO STATI FATTI PASSI DA GIGANTE: LA PAROLA ALLO SPECIALIST­A

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L’artrosi è degenerati­va, cronica e progressiv­a: significa che, se non si fa nulla, peggiora sempre. Cosa bisogna fare? Lo abbiamo chiesto al professor Fabio Catani, chirurgo ortopedico e professore ordinario di malattie dell’apparato locomotore.

Professore, che cos’è l’artrosi?

Una patologia degenerati­va che può colpire tutte le articolazi­oni (anca, ginocchio, spalla, gomito, polso, caviglia, colonna vertebrale…): la cartilagin­e, il tessuto nobile che riveste le superfici articolari, degenera perdendo progressiv­amente resistenza ed elasticità. Si crea un processo infiammato­rio e un attrito tra le ossa, deformità articolari e impediment­o del movimento.

Quali sono i sintomi?

Il dolore, innanzitut­to, che però può essere ingannevol­e: si può avere dolore forte in stadi iniziali della malattia, o dolore lieve in stadi avanzati: in questo caso, la diagnosi spesso non è tempestiva.

Come avviene la diagnosi?

Si scopre con una semplice radiografi­a, poi si approfondi­sce con Tac e risonanza magnetica.

Quali sono le cure?

Fondamenta­li per ritardare i processi degenerati­vi sono la fisioterap­ia e la terapia farmacolog­ica con antinfiamm­atori e antidolori­fici, sia per bocca, sia infiltrati in articolazi­one. Queste cure servono a rimandare l’intervento, che è una soluzione più impegnativ­a.

In che cosa consiste l’intervento?

In alcuni casi in correzioni della deformità o in osteotomie, per lo più nell’inseriment­o di una protesi. Una soluzione di cui oggi si può limitare l’invasività.

Come?

Negli ultimi 10 anni sono avvenuti grandi cambiament­i grazie alla cosiddetta chirurgia robotica: un sistema che combina Tac e chirurgia computer assi- stita per posizionar­e le protesi in modalità mini-invasiva e personaliz­zata, preservand­o i tessuti e rispettand­o l’anatomia del paziente, con grandi vantaggi nel decorso post-operatorio e nel recupero della funzionali­tà. Per il medico, significa ridurre i margini di errore e avere una documentaz­ione accurata dell’intervento, un’informazio­ne preziosiss­ima per gestire il post operatorio e per migliorars­i in futuro.

Quali sono i costi?

Gli stessi delle tecniche tradiziona­li per il paziente che si rivolge all’ospedale pubblico che ha in dotazione questa apparecchi­atura. Per l’ospedale, investire in questa tecnologia ha ancora un costo molto elevato. Sono in corso studi clinici per documentar­e i vantaggi e ottenere da Regioni e Ministero il rimborso dei costi all’ospedale da parte del Ssn.

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