Collo dell’utero: hai tante armi per proteggerlo
Controlli periodici, test più mirati ed efficaci, vaccino: queste le strategie vincenti per tenere alla larga i tumori
Per lungo tempo è stato tra le più frequenti forme tumorali femminili. Colpisce la cervice uterina ed è causato principalmente dalla persistenza dell’infezione da papillomavirus (Hpv). Vengono considerati fattori di rischio anche l’inizio precoce dell’attività sessuale, le infezioni ricorrenti agli organi genitali, le malattie del sistema immunitario e le terapie croniche che ne abbassano le difese, nonché il fumo di sigaretta. Oggi, però, è un nemico che si può individuare molto facilmente e combattere in modo altrettanto efficace. In Italia le statistiche ufficiali dell’Airtum (l’Associazione italiana dei registri tumori) descrivono una situazione decisamente confortante rispetto al resto del mondo. Il numero dei nuovi casi di tumore al collo dell’utero che si verificano ogni anno, pari a 2200, è in calo; un dato molto positivo se si pensa che negli Stati Uniti, per esempio, sono in crescita. Inoltre, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è in aumento, dal 1996 a oggi è passata dal 63 al 68%. Non basta: solo una donna su 10 mila riceve una diagnosi di tumore della cervice uterina in forma avanzata, e le probabilità di morire a causa di questa malattia sono comunque inferiori all’uno per mille. «Tutto merito dello screening, il monitoraggio di massa che finalmente le italiane hanno imparato a fare con costanza e regolarità. Inoltre, gli strumenti di prevenzione e diagnosi precoce, sempre più all’avanguardia e mirati, si stanno rivelando un’arma vincente», osserva il professor Sandro Pignata, ricercatore Airc e oncologo dell’Istituto Nazionale dei Tumori Irccs “Fondazione Pascale” di Napoli. Ecco, passo dopo passo, tutto ciò che bisogna sapere sulla prevenzione di questa patologia.
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LE VISITE REGOLARI DAL GINECOLOGO E IL PAP-TEST
«La strategia vincente per evitare questo tipo di tumori si basa sui controlli ginecologici periodici», sottolinea l’oncologo. Il cancro della cervice, di solito, evolve lentamente e, prima di manifestare la presenza di cellule tumorali, i tessuti vanno incontro a modificazioni strutturali (displasia). Inoltre, generalmente non dà sintomi, soprattutto nelle fasi iniziali di malattia. Ecco perché le visite dallo specialista sono fondamentali. Già, ma con che frequenza? «Se non ci sono precedenti in famiglia, è sufficiente un controllo ogni 3 anni, altrimenti uno all’anno. Meglio cominciare all’inizio dell’attività sessuale e proseguire fino ai 60 anni, ma se non hai osservato con scrupolo la cadenza triennale, è opportuno continuare fino a 70», consiglia il nostro esperto. Durante la visita, il ginecologo effettua il Pap-test, l’esame fondamentale per individuare precocemente eventuali segnali pre-cancerosi: «Nella maggior parte dei casi, infatti, le cellule che possono portare al tumore della cervice non danno im-
mediatamente origine al cancro vero e proprio. All’inizio provocano lesioni che nel corso degli anni possono degenerare», precisa il medico.
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IL NUOVO ESAME CHE INDIVIDUA ANCHE IL VIRUS HPV
Negli ultimi anni si è andato via via affermando un Pap-test che, rispetto a quello tradizionale, consente di individuare anche la presenza del virus Hpv o Papillomavirus, principale responsabile del tumore della cervice uterina: «In passato, se il test risultava positivo, il medico prescriveva ulteriori accertamenti per la ricerca del Dna del virus Hpv. Oggi ciò avviene con un unico test, più preciso e affidabile nell’identificazione delle
lesioni precancerose», sottolinea l’esperto. «Presto sostituirà completamente il Pap-test tradizionale, come del resto raccomandano le linee guida internazionali».
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IL VACCINO ANTI PAPILLOMAVIRUS
CHE DIFENDE DI PIÙ
Distribuito gratis alle bambine che hanno compiuto 12 anni, la vaccinazione tiene lontani i tipi di virus Hpv responsabili della maggior parte dei tumori della cervice uterina. Da qualche mese, è diventato ancora più efficace: «Fino a ieri, la difesa era limitata a 2 o 4 ceppi virali. Ora è disponibile anche in Italia il vaccino in grado di proteggere da 9 tipi di Papillomavirus (9-valente)», conferma il professor Pignata. Testato in oltre 7 studi, che hanno coinvolto più di 15.000 persone in 30 Paesi, è un’evoluzione dei 2 già disponibili fino a oggi. Ha un potenziale di prevenzione del 90% per il cancro del collo dell’utero, del 75-85% per le lesioni precancerose, dell’85-90% per il tumore della vulva, dell’80-85% per quello della vagina, del 90-95% per quello dell’ano e del 90% dei condilomi genitali. «Agisce anche come strategia preventiva per le neoplasie della faringe o della laringe, che possono essere contratti attraverso i rapporti orali», precisa l’oncologo.
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L’IMMUNIZZAZIONE CHE SI PUÒ FARE ANCHE DA ADULTI
La vaccinazione contro l’Hpv è consigliata per le bambine dopo i 12 anni: «Ma ci si può vaccinare anche in seguito. La soglia dei 25 anni è da considerare solo come limite per il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale (che peraltro fissa per ciascuna regione limiti diversi): superata quell’età, il vaccino è a carico dell’assistita. Va però considerato che gli studi sulla popolazione adulta non hanno mostrato benefici così spiccati per chi ha una vita sessuale già attiva. Circa 7 donne adulte su 10, infatti, risultano già entrate in contatto con il virus Hpv e lo hanno già eliminato dal proprio organismo grazie al sistema immunitario», conclude il professor Sandro Pignata.