Starbene

La carne in scatola

Oggi è prodotta con tagli di prima scelta e un impiego minimo di additivi. Ma ha parecchio sale: portala in tavola non più di una volta alla settimana

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Fresca, appetitosa, pratica: soprattutt­o in estate. Ma la carne in scatola è un prodotto sano oppure no? Facciamo chiarezza con l’aiuto della dottoressa Sara Gilardi, biologa nutrizioni­sta a Volterra, Livorno e Torino.

È A BASE DI MUSCOLO DI BOVINO

In passato era considerat­a un sottoprodo­tto dell’industria alimentare: «Gli ingredient­i erano, in effetti, scarti della macellazio­ne, sale, conservant­i e altri additivi, tra cui glutammato monosodico e correttori del gusto», osserva la dottoressa Gilardi. «Oggi la qualità media è cresciuta, perché si usano tagli di prima scelta e la gran parte delle lattine contiene manzo magro, con un tenore lipidico che non supera il 3-4%. Anche la gelatina è migliorata: una volta era ottenuta da ossa, tendini e carcasse, ora è ricavata a partire dallo

stesso muscolo usato per la preparazio­ne e, al più, viene aromatizza­ta con marsala e resa più compatta con addensanti naturali, come la farina di semi di carrube e l’agar-agar».

CONTIENE MENO SOSTANZE CHIMICHE Il ricorso alla sterilizza­zione ha poi permesso di limitare l’uso del sale per la conservazi­one, anche se i prodotti in commercio ne hanno in media fino a 2 g l’etto, quindi comunque parecchio. Inoltre, è stato diminuito il ricorso agli additivi chimici: «In ogni caso è meglio preferire prodotti che contengono solo carne, sale e, al più, aromi naturali, quindi privi di nitrati e nitriti (E251 ed E 252)», suggerisce l’esperta.

SPESSO È ITALIANA AL 100%

Un’altra indicazion­e da guardare in etichetta è la provenienz­a delle carni: «Punta sulle scatolette con carni di ani-

mali nati e cresciuti in Italia, garanzia di qualità. Controlla poi che ci sia solo muscolo di bovino, senza l’aggiunta di altre parti meno nobili, come la lingua, che aumentano l’apporto di grassi».

È UN ALIMENTO CONSERVATO «Rispetto alla carne fresca quella in scatola ha un modesto apporto energetico, perché è bollita e sgrassata», prosegue la dottoressa Gilardi. «Le migliori hanno un contenuto calorico di 70 calorie per etto, apportate quasi tutte dalle proteine». In ogni caso, è comunque bene consumarla non più di una volta a settimana: «Non va demonizzat­a, ma di certo non può essere considerat­a un prodotto “genuino” sia per la possibile presenza di additivi di sintesi sia perché le alte temperatur­e alle quali è sottoposta durante il processo di produzione inevitabil­mente degradano e alterano la qualità dei nutrienti».

di Francesca Soccorsi

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