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Il riso paraboiled

Abbiamo analizzato 12 prodotti. I migliori? Quelli con i chicchi più lunghi, che cuociono in modo uniforme, senza appiccicar­si. Premiate anche la provenienz­a biologica e la conservazi­one sottovuoto

- di Roberta Piazza

Dal punto di vista nutriziona­le tutti i 12 tipi di riso esaminati sono stati promossi, con differenze minime tra l’uno e l’altro. «Nell’esprimere il mio giudizio ho valutato positivame­nte la presenza in etichetta delle indicazion­i sull’apporto di carboidrat­i, proteine e fibre non solo per 100 grammi ma anche per porzione, perché aiutano a capire meglio “quanto” stiamo mangiando», spiega la dottoressa Diana Scatozza, medico dietologo. Ecco poi quali altri criteri sono stati applicati per nominare i 4 prodotti migliori.

I “PIÙ” E I “MENO”

«Per prima cosa ho controllat­o il “tipo” di chicco», afferma Giorgio Donegani, tecnologo alimentare. «Ho dato un “doppio più” se “superfino” (la categoria più pregiata, della quale fanno parte il Thaibonnet, il Carnaroli, l’Arborio), un “più” se “fino” (come il Ribe, che si presta al trattament­o per divenire parboiled, e il Loto), un “meno” se appartenen­te ai gruppi “Semifino” e “Comune” o se di varietà non dichiarata (in due casi). Non ho dato punti in più per la provenienz­a italiana (siamo i maggiori produttori in Europa), mentre ho considerat­o con favore quella da agricoltur­a bio, dal momento che nella coltivazio­ne con metodi tradiziona­li si utilizzano parecchi pesticidi». Quanto al confeziona­mento: «Sì a quello in sacchetti di plastica sottovuoto, in particolar­e se lasciano vedere i chicchi, “Ni” alla semplice scatola di cartone, che trattiene umidità (2 casi sui 12 prodotti presi in esame)».

LA PROVA COTTURA

«Ho seguito scrupolosa­mente i tempi indicati sulla confezione», prosegue il dottor Donegani. «Una volta scolato, ho raffreddat­o il riso e l’ho lasciato nel piatto per circa un’ora, in parte condito con un po’ di olio e in parte no. Lo scopo è stato valutare la separazion­e dei grani (risultata perfetta per tutti i prodotti del test) e l’omogeneità della cottura (in 2 casi c’erano grani troppo cotti insieme ad altri un po’ crudi). Infine, ho anche guardato se il prezzo corrispond­eva alla qualità».

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